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Bottura chef sul tetto del mondo della solidarietà

Sul modello del Refettorio Ambrosiano aprirà i battenti anche il Refettorio Rio. Ma il cuoco stellato è anche il fondatore della non profit Food for Soul. Luciano Gualzetti, Caritas Ambrosiana: «Per noi il recupero del cibo è stato l'occasione per dar vita a luogo di cultura, legami e incontro»

di Antonietta Nembri

Il miglior ristorante? L’Osteria Francescana di Massimo Bottura. La proclamazione lunedì 13 giugno a New York. Ma per lo chef stellato il premio va all’italianità e alla responsabilità. E non c’è da stupirsi di questa dedica visto che il neo vincitore del miglior ristorante del mondo (una prima assoluta per un italiano) è anche all’origine di un’esperienza molto particolare a Milano: il Refettorio Ambrosiano (qui e qui le news) un’idea che unisce solidarietà e bellezza e che ha avuto un forte impulso in occasione di Expo. Nei mesi di Expo Bottura ha coinvolto i migliori chef a cucinare con gli avanzi recuperati all’Esposizione. Massimo Bottura ha anche dato vita a un’associazione Food for Soul che secondo le sue parole «non è un progetto di beneficenza: è un progetto culturale».

Ora il modello Refettorio Ambrosiano grazie alla tenacia di Bottura sarà replicato a Rio de Janeiro in una favela: in occasione delle olimpiadi nascerà un refettorio dei grandi cuochi nel cuore di Lapa uno dei quartieri difficili della metropoli brasiliana. «Secondo le aspettative, potremo servire oltre 20mila pasti ricavati da circa 12 tonnellate di cibo recuperato dal Villaggio Olimpico» si spiega sul sito della non profit. «Oltre a essere una mensa, Refettorio Rio terrà corsi sullo spreco alimentare, lezioni di cucina e tirocini pratici che aiuteranno nel sostentamento di intere famiglie locali».

Di refettori Bottura ne vorrebbe aprire in ogni parte del mondo partendo proprio dall’esperienza milanese.
«La nostra è un’esperienza particolare» osserva Luciano Gualzetti direttore di Caritas Ambrosiana che segue il Refettorio dai suoi primi passi. «Siamo riusciti a proporre una modalità di recupero delle eccedenze, realizzando piatti eccellenti, cibo buono in un posto bello perché accanto a Bottura abbiamo potuto contare sulla presenza di moltissimi artisti».

Ancora oggi un centinaio di persone cena al Refettorio in un luogo simbolo della lotta agli sprechi alimentari, della solidarietà e della bellezza che dà dignità anche i più deboli. «Il Refettorio Ambrosiano è nato con una grande alleanza tra imprese, chef e territorio che ha fatto sì che il vecchio teatro della parrocchia di Greco fosse restituito a tutta la comunità» precisa Gualzetti.

Per il direttore della Caritas Ambrosiana uno dei valori aggiunti è che «oltre a recuperare il cibo, abbiamo messo a disposizione della comunità un luogo per iniziative culturali (una delle ultime) e che allo stesso tempo aiuta in questo modo a recuperare delle relazioni significative».

Questo è il modello Milano che ora si vuole replicare. «Da parte nostra abbiamo semplicemente aperto dei link» osserva Gualzetti. «Bottura ci ha parlato della sua volontà di realizzare anche in altri luoghi il Refettorio. Così noi lo abbiamo messo in contatto con le Caritas locali come a Torino e a Rio de Janeiro»

Non c’è copyright «È un’idea che viene regalata. Anche noi a Milano siamo partiti semplicemente con Bottura che aveva un desiderio: “datemi una cucina e cucino per i poveri” e lo abbiamo realizzato con il contributo di tutti. Per noi, come Diocesi di Milano è un po’ la nostra eredità di Expo. Ogni sera accogliamo un centinaio di persone, abbiamo cento volontari e poi ci sono i cuochi e gli operatori della Cooperativa Farsi Prossimo. Per non parlare delle iniziative teatrali e culturali. Il Refettorio Ambrosiano è diventato con il passare dei mesi un luogo di cultura, legami, incontri e solidarietà».

In apertura Massimo Bottura al momento della premiazione lunedì 13 giugno a New York, foto di Bryan Bedder/Getty Images


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