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Lombardia: come funziona l’accoglienza migranti

È stato presentato questa settimana il IV report sull’Accoglienza dei Richiedenti Asilo in Monza e Brianza, un rapporto che aiuta a capire come funziona l’accoglienza migranti in Lombardia e nel resto d’Italia

di Ottavia Spaggiari

Bonvenain esperanto significaAccoglienza, e non potrebbe esserci nome più adatto di quello scelto dalla rete che nei territori di Monza e Brianza, gestisce l’accoglienza delle persone richiedenti protezione internazionale. Un lavoro fondamentale, basti pensare che la Regione Lombardia si fa carico del 13% dei richiedenti protezione internazionale sbarcati in Italia, un numero aumentato notevolmente, dalle 23mila persone del 2013, alle 120mila del 2015, numeri in crescita che richiedono risposte nuove e integrate, come quella di Bovena, appunto, dove è stato costituito un Raggruppamento Temporaneo d’Impresa, composto dai due principali consorzi di cooperative del territorio (Consorzio Comunità Brianza e Consorzio CS&L), che hanno coinvolto altre organizzazioni, tra cui associazioni, cooperative socie ed enti ecclesiastici, vincendo la gara pubblica per la gestione dei servizi di accoglienza ai rifugiati, con un progetto che punta sull’avviamento di percorsi di indipendenza delle persone e sulla diffusione dell’accoglienza nel territorio, così da evitare situazioni di ghettizzazione.

Nata nel marzo 2014 su mandato della Prefettura di Monza e Brianza, la rete RTI Bonvena ha iniziato due anni fa, con l’accoglienza di 90 richiedenti protezione internazionale, arrivando oggi a gestire 878 persone, dando inoltre vita al Fondo di Solidarietà Hope, che mette a disposizione delle risorse per promuovere azioni che non sono richieste dal bando ministeriale, ma ma che sono fondamentali per dare una opportunità seria di integrazione: per offrire borse lavoro, occasioni di tirocinio, sostegno a progetti individuali sia nel proprio Paese che nel nostro. Costituito e alimentato da tutti i partner del progetto, RTI Bonvena con la destinazione di una quota di 1 euro al giorno per ogni richiedente asilo accolto all’interno del progetto, 200mila euro ed erogato circa 35mila euro.

Chi sono i richiedenti asilo

A marzo 2016 in Italia sono state 7.982 le nuove domande di asilo (il 4% in meno rispetto al mese precedente). Le nazionalità più rappresentate sono state Pakistan (1.311), Nigeria (1.092), Gambia (633). Complessivamente gli esiti delle domande sono stati 8.210: 320 status di rifugiato (4%), 917 protezione sussidiaria (11%), 1.430 protezione umanitaria (17%), 5.543 diniego (68%).

Come funziona l’accoglienza in Italia

Dopo l’arrivo sulle coste del Mediterraneo, il viaggio dei migranti nel nostro Paese prosegue verso le Regioni, dove vengono accolti nelle diverse strutture temporanee presenti sul territorio. Come viene sottolineato dal report, le quote di migranti assegnate a ogni Regione dipendono da una serie di criteri tra cui, ad esempio, le quote di stranieri già presenti sul territorio, la popolazione residente, il Pil della Regione e la percentuale di risorse del fondo nazionale asilo utilizzate, tutti criteri decisi dal Tavolo Stato Regioni.

Come funziona l’accoglienza diffusa a Monza e Brianza

Chi arriva in Lombardia, viene indirizzato alle strutture provinciali, dal centro di smistamento lombardo. Il procedimento prevede un passaggio al Commissariato di Monza per il foto segnalamento, qui viene inoltre fissato l’appuntamento, in Questura a Milano, per fare la prima richiesta di permesso di soggiorno e formalizzare la richiesta di protezione internazionale. Parallelamente al percorso burocratico, c’è il monitoraggio sanitario fatto in collaborazione con l’Asl: entro la prima settimana, chi arriva viene sottoposto a una prima visita medica.

Nel progetto di accoglienza i migranti entrano giuridicamente come richiedenti protezione internazionale. La richiesta dovrebbe essere formalizzata entro 36 ore dall’arrivo in Italia e il percorso di verifica dura circa un anno.

Arrivati in Brianza, i richiedenti protezione internazionale vengono ospitati nei due hub presenti sul territorio: Agrate Brianza e Monza. Si tratta di strutture temporanee: il periodo di permanenza può variare da una settimana fino a un massimo di un mese, a seconda del numero di arrivi e della disponibilità delle strutture. Già durante il primo periodo di permanenza negli hub, gli ospiti frequentano i corsi di italiano e partecipano alle attività di volontariato che si svolgono sul territorio. Dai centri di prima accoglienza, il secondo passaggio è nelle strutture comunitarie (Camparada, Carnate, Limbiate, Lissone, Triuggio). Questo consente da una parte una maggiore flessibilità nel gestire le variazioni del numero degli arrivi, dall’altra di iniziare il percorso di autonomia che porta i richiedenti protezione internazionale alla sistemazione negli appartamenti, l’obiettivo è infatti quello di offrire la possibilità di trasferirsi in abitazioni private, un passo fondamentale per l’acquisizione di autonomia e per favorire un’integrazione con il territorio, evitando così la ghettizzazione. Si tratta alloggi affittati nel mercato privato, ovvero messi a disposizione da enti religiosi o privati, o da singoli cittadini. Negli ultimi 12 mesi sono stati complessivamente 14 i nuovi Comuni che hanno aderito alla rete di accoglienza (nel 2015 a maggio erano 24, a novembre 35).

In base alle previsioni economiche d’autunno della Commissione Europea, entro la fine del 2017 dovrebbero arrivare in Europa altri 3 milioni di richiedenti protezione internazionale. Questo dovrebbe corrispondere a un aumento della popolazione dello 0,4%.

Foto: GIOVANNI ISOLINO/AFP/Getty Images)


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