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Caro Matteo, sul migration compact la Commissione europea sbaglia

La confederazione europea delle ONG per lo sviluppo, Concord Europe, tramite la sua piattaforma italiana, esprime in una lettera aperta al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, alcune preoccupazioni e contributi riguardo la recente proposta della Commissione europea, “New Migration Partnership Framework", che verrà discussa durante il Summit dei capi di Stati e di governo in programma a Bruxelles i 28 e 29 giugno.

di Redazione

Vorremmo condividere le nostre osservazioni e preoccupazioni sulla recente Comunicazione della Commissione Europea sul Nuovo Quadro di Partenariato sulle Migrazioni (“New Migration Partnership Framework”), del 7 giugno, che sarà discussa durante la riunione del Consiglio.

La Comunicazione della Commissione accoglie molti punti avanzati dal Migration Compact presentato dal Governo italiano. Condividiamo l’approccio strutturale e la forte attenzione alla dimensione esterna con il lancio di un “Piano per l’Africa”, che deve però essere fondato in modo più chiaro sul rispetto dei diritti umani, sui principi della cooperazione allo sviluppo, sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile e sul riconoscimento che le migrazioni sono un fenomeno positivo per lo sviluppo, se sicure e ben regolate (come indicato in uno dei target del decimo obiettivo degli SDG).

La proposta della Commissione rafforza l’approccio ingiusto e improduttivo dell'Unione in materia di migrazione, centrato sulla limitazione di accesso al territorio europeo, a tutti i costi. E’ viziato l’assunto, ed è destinata al fallimento l'ipotesi che maggiori e ostili controlli alle frontiere fermeranno le persone determinate a rischiare la vita per fuggire dai propri paesi.

Non condividiamo questa proposta volta ad esternalizzare ulteriormente il controllo delle migrazioni, e di cooperare con regimi repressivi, come il Sudan e l’Eritrea, o con paesi in conflitto come Libia ed Iraq, solo allo scopo di limitare i flussi migratori. Questi paesi sono essi stessi causa delle migrazioni forzate e non la soluzione, senza adeguate modalità di appoggio alla transizione democratica e per il rispetto dei diritti umani. Tutto ciò avrà un impatto negativo sulla credibilità dell'Unione europea nel mondo. A causa del patto UE-Turchia, con il quale è stata già esternalizzata la protezione in un altro Paese non sicuro in cambio di finanziamenti, l'UE ha perso la sua capacità di spingere altri Paesi ad accettare e proteggere i rifugiati senza condizioni annesse, come sarebbe in linea con il diritto internazionale. L'UE non sarà in grado di trovare una via d'uscita dalle sue responsabilità, delegando a terzi la soluzione del problema e la tutela di principi e diritti fondamentali.

Non condividiamo questa proposta volta ad esternalizzare ulteriormente il controllo delle migrazioni, e di cooperare con regimi repressivi, come il Sudan e l’Eritrea, o con paesi in conflitto come Libia ed Iraq, solo allo scopo di limitare i flussi migratori.

Al contrario accordi realistici, con una programmazione vincolante in materia di ammissione dei migranti, permetterebbero ai Governi europei di pianificare e governare il fenomeno migratorio con efficacia. Oltre al sostegno dell'Unione europea alla creazione di un programma di re-insediamento globale guidato dalle Nazioni Unite, come proposto nella Comunicazione, l'UE, e in particolare il concerto dei suoi Stati membri, dovrebbe sviluppare un quadro giuridico che fornisca opzioni regolari per la mobilità sia per i lavoratori altamente qualificati che poco qualificati. In effetti, assicurare canali regolari per la migrazione permette alle persone a rischio di cercare la sicurezza e realizzare i loro diritti senza ricorrere a reti criminali, proteggendo così anche i valori fondamentali e l'etica che dovrebbero assicurare all’Unione una leadership morale nel mondo.

Mentre la Comunicazione fa riferimento alla necessità di affrontare le cause profonde delle migrazioni nel lungo periodo, nel breve termine aggira il punto fondamentale che riguarda l'impegno politico di alto livello per prevenire e gestire le crisi. Questo punto avrebbe un impatto maggiore di qualsiasi altra azione sulle migrazioni forzate. E’ necessario che l’Europa si doti di una vera e propria politica estera comune, centrato sul prevenire o sbloccare le crisi prolungate.

CONCORD è fortemente preoccupata per le intenzioni dichiarate dalla Commissione di aumentare le condizionalità applicate ai partenariati con i Paesi africani – sia sui fondi di sviluppo che su altre forme di sostegno finanziario – mediante l'attuazione di una combinazione di incentivi positivi e negativi con un unico obiettivo, ovvero il controllo delle migrazioni. Questo va contro il Trattato di Lisbona, nel quale si afferma esplicitamente che l'obiettivo della cooperazione allo sviluppo dell'UE è la riduzione della povertà. Ciò si pone anche in grande contrasto con gli impegni assunti dall'UE a Parigi e Busan, e nell'Agenda 2030, compreso il principio di salvaguardare la responsabilità dei Paesi partner per le proprie politiche di sviluppo.

CONCORD è fortemente preoccupata per le intenzioni dichiarate dalla Commissione di aumentare le condizionalità applicate ai partenariati con i Paesi africani mediante l'attuazione di una combinazione di incentivi positivi e negativi con un unico obiettivo, ovvero il controllo delle migrazioni.

La Comunicazione della Commissione non dovrebbe sovvertire i principi fondamentali sanciti nei trattati europei e negli accordi internazionali per strumentalizzare la cooperazione allo sviluppo, e servire gli interessi di sicurezza e della gestione della migrazione. Ricevere aiuti allo sviluppo dall'UE dovrebbe essere libero dai condizioni relative alla disponibilità dei Paesi Terzi a sostenere il bisogno dell'Unione di affrontare l'immigrazione irregolare. Questo ultimo problema deve trovare altre forme di collaborazione, comunque fondate sul rispetto dei diritti umani.

Invitiamo pertanto a distinguere nettamente tra la cooperazione allo sviluppo e le altre forme di partenariato, rendendole coerenti, e di far sì che gli aiuti allo sviluppo dell'UE vengano utilizzati solo per quello a cui sono destinati.

Decidere di migrare può essere un modo per migliorare le condizioni vita e contribuire allo sviluppo, che è anche il motivo per cui i migranti sono considerati come attori chiave nell’Agenda 2030. Se l'Unione assumesse una prospettiva di sicurezza umana nella sua politica di migrazione, invece di una più ristretta visione centrata sul controllo delle frontiere, i benefici delle migrazioni risulterebbero chiari ed evidenti.

Contiamo su di lei e sull’azione del governo italiano per sostenere le nostre richieste.

In attesa di un suo eventuale riscontro, rimaniamo a sua disposizione per fornirle qualsiasi ulteriore informazione o chiarimento necessario.

Francesco Petrelli, Portavoce di Concord Italia, Andrea Stocchiero, Coordinatore Gruppo Immigrazione


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