Sostenibilità sociale e ambientale

Accendiamo il sole! Energia pulita a Lampedusa

In occasione dei trent'anni di presenza in Italia, Greenpeace lancia una campagna di crowdfunding con l'obiettivo di favorire l'abbandono delle fonti fossili da cui dipende l'isola per la produzione elettrica

di Antonietta Nembri

Invece di spegnere 30 candeline Greenpeace Italia vuol celebrare il suo trentennale in Italia accendendo il sole, o meglio favorendo il passaggio all’energia pulita e rinnovabile a Lampedusa. Alla vigilia dei trent’anni di presenza nel nostro Paese, infatti l’organizzazione lancia “Accendiamo il sole”, una campagna di crowdfunding per regalare agli abitanti dell’isola energia pulita.

Lampedusa, come molte isole minori italiane non collegate alla rete elettrica nazionale, vive un “paradosso” ricorda una nota di Greenpeace. Queste isole infatti “famose per il sole e il vento, producono la quasi totalità della propria energia dal petrolio. Una fonte energetica sporca, inquinante e molto costosa, pagata in bolletta da tutti noi con oltre 60 milioni di euro di incentivi ogni anno”. Da qui l’idea dell’organizzazione che nel luglio del 1986 con David McTaggart, tra i fondatori di Greenpeace International, aprì un ufficio nazionale a Roma, di puntare a cambiare la situazione, iniziando dai fondi che saranno raccolti con la campagna di crowdfunding. Grazie ad “Accendiamo il sole” sarà finanziato un impianto fotovoltaico da 40 kWh da installare sul tetto del Comune di Lampedusa. Obiettivo della campagna che chiuderà il 24 settembre è raggiungere la cifra di 30mila euro.

«Per il nostro trentesimo compleanno vogliamo fare un gesto concreto, e con l’aiuto di tutti metteremo un primo importante mattoncino per un futuro 100 per cento rinnovabile per Lampedusa e per tutti noi», dichiara Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Questo impianto permetterà ai cittadini dell’isola di risparmiare circa 200mila euro, evitando allo stesso tempo l’immissione in atmosfera di quasi 300 tonnellate di CO2, l’equivalente delle emissioni catturate da oltre 7.300 alberi in 10 anni».

Il progetto di solarizzazione del tetto del palazzo comunale di Lampedusa è già stato autorizzato lo scorso anno sia dall’amministrazione dell’isola sia dalla Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Agrigento, ma è stato nel frattempo bloccato da un cortocircuito burocratico che ha impedito l’accesso ai fondi di finanziamento. Una situazione non nuova nel nostro Paese, in particolare per il settore delle rinnovabili, in cui l’eccesso di burocrazia è spesso la più grande barriera allo sviluppo delle energie pulite, sia per i cittadini che per i grandi investitori.

«Il nostro è anche un gesto di pace. Lampedusa infatti non è solo un’isola bellissima, ma è anche un simbolo di accoglienza per tante persone che fuggono da povertà e guerre. Guerre in molti casi causate anche da quello stesso petrolio utilizzato per produrre energia vecchia e sporca», continua Iacoboni. «Il sole invece non solo rappresenta energia pulita, ma è anche un segno di speranza. Per i nostri trent’anni non spegneremo nessuna candelina, per i nostri trent’anni vogliamo accendere il sole», conclude.

In apertura foto di Matteo Della Torre per Greenpeace Italia


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