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Luglio 2016: un’estate a scuola

A partire dal 1° luglio, per la prima volta nella storia, 400 scuole d’Italia restano aperte anche durante l’estate. Si tratta di un piano da 10 milioni di euro, finanziato dal Miur, che a settembre verrà esteso a 5mila scuole. Noi siamo entrati in una di queste scuole, l'Istututo Europa di Pomigliano d'Arco. Ecco cosa faranno i ragazzi questa estate

di Sara De Carli

A partire da oggi, 1 luglio, per la prima volta nella storia, 400 scuole d’Italia restano aperte anche durante l’estate. Non si tratta di summer camp, che nelle scuole esistono da tempo, ma di un vero e proprio piano da 10 milioni di euro, finanziato dal Miur.

Si chiama “Scuola al Centro”, parte dalle periferie di Napoli, Milano, Roma e Palermo e da settembre coinvolgerà altre 5mila scuole: «abbiamo già pronti oltre 100 milioni di fondi Pon per allargare il progetto, a partire da settembre, a tutto il Paese», ha detto il ministro Stefania Giannini. Sempre ieri, e anche questa è una bella notizia, il Miur ha pubblicato la graduatoria dei progetti finanziati nell’ambito del bando da 45 milioni di euro per i Laboratori Territoriali per l’Occupabilità previsto dalla legge Buona Scuola (ne avevamo parlato qua): sono 58 i Laboratori Territoriali che verranno realizzati entro dicembre, ciascuno con un finanziamento attorno ai 750mila euro, promossi da partenariati innovativi tra scuole e attori del territorio e aperti anche a quest’ultimo, spazi innovativi in cui gli studenti (ma non solo) potranno sviluppare competenze e migliorare le proprie condizioni di occupabilità.

Ma torniamo a Scuole al Centro. Siamo entrati in una di queste 400 scuole (meno di quelle che ci si aspettava, a dire il vero) che hanno partecipato al bando e avuto il finanziamento del progetto e che sono pronte a partire. Siamo a Pomigliano d’Arco (Napoli), all’Istituto Europa, 1.300 alunni fra istituto tecnico e professionale. «Abbiamo saputo ieri che il nostro progetto è stato finanziato, siamo pronti. Magari non lunedì, ma settimana prossima sicuramente saremo operativi», dice Roberto Castaldo, docente di informatica e animatore digitale dell’Istituto. Per la scuola d’altronde, aprire in orari extracurricolari non è una novità: «ci sono già attività tutti i pomeriggi, aprire d’estate è uno sforzo economico ma non strutturale. Il progetto che abbiamo presentato mira a rendere permanenti tre delle attività che proponiamo durante tutto l’anno scolastico, quelle che si sono dimostrate più efficaci. La dimensione temporale, la continuità, è fondamentale».

Per la nostra scuola aprire in orari extracurricolari non è una novità, ci sono già attività tutti i pomeriggi: aprire d’estate è uno sforzo economico ma non strutturale. Il progetto che abbiamo presentato mira a rendere permanenti tre delle attività che proponiamo durante tutto l’anno scolastico. La dimensione temporale, la continuità, è fondamentale

Roberto Castaldo

L’Istituto Europa è una scuola che ha saputo reinventarsi. Fino a 4-5 anni fa aveva una dispersione scolastica intorno al 40%, concentrata nel primo anno e «dovuta essenzialmente alla diminuzione dell’attrattiva del percorso professionale, in particolare legato ai servizi commerciali», racconta il professore. Hanno usato l’autonomia per rimodulare l’offerta formativa, si sono appoggiati al profilo professionale del community manager – una sorta di interfaccia tra l’azienda e i social media – e hanno trasformato l’offerta formativa, stringendo accordi con soggetti come IWA, CISCO, Facebook: oggi al primo anno di quel corso hanno 350 iscritti e una dispersione scolastica scesa al 7%. In questo rinnovamento hanno cambiato anche la didattica, ogni ragazzo ha un computer loro o dato dalla scuola in comodato d’uso, ciascun ragazzo presenta un prodotto a fine anno, mette in pratica tutto ciò che ha raccolto creando qualcosa che non esisteva.

Parte del successo di queste azioni nella peer education: chi ha già lavorato a questi progetti trasmetterà il suo sapere, contagiando e attraendo compagni che di per sé durante il tempo libero starebbero per strada. Per questo le proposte sono aperte a tutti, non solo agli studenti a rischio di dispersione

Roberto Castaldo

Questa stessa logica del fare si dipana nelle tre proposte per l’estate e per Scuola al Centro: “Radio Europa Live”, “Aule in mostra” e “Pillole di conoscenza”. Tre proposte consolidate e pluripremiate. «Parte del successo sta nella peer education: chi ha già lavorato a questi progetti trasmetterà il suo sapere, contagiando e attraendo compagni che di per sé durante il tempo libero starebbero per strada», sottolinea il prof Castaldo, «per questo le proposte sono aperte a tutti, non solo agli studenti a rischio di dispersione».

Le “pillole di conoscenza” sono dei video a tema realizzati dai ragazzi in ogni loro fase. Cellule, social network, new economy, tasse, legalità: gli argomenti sono tanti. «Una volta individuato il tema tutti i docenti si fermano – i programmi ministeriali non esistono più da 20 anni – per convergere su quel tema. Ciascuna fase realizzativa, noi ne abbiamo individuate 10, rappresenta l’ultima tappa di un percorso di apprendimento basato sul learning by doing, la didattica capovolta e collaborativa». Perché riproporre questa attività in chiave di contrasto alla dispersione scolastica, non di didattica? «Perché permette a ciascuno di dare il meglio di sé, prima invece la scuola chiedeva a tutti di fare le stesse cose, era frustrante». La pillola di conoscenza sulla legalità invece (qui sopra), su richiesta dell’Fbi, è stata tradotta dai ragazzi in inglese e tutta la classe è poi volata a Washington per presentare il lavoro fatto (nella foto di copertina). Punto uno, se non è autostima questa…

Altro filone sono le aule. Durante l’estate, come già avviene nel periodo scolastico, ai ragazzi verrà chiesto di personalizzare e dipingere le pareti della loro aula. L’istituto già ha un’aula ispirata a Guernica di Picasso, una al sistema solare, una alle opere dell’architetto giapponese Toyo Ito... «Sono aule bellissime, le dipingono i ragazzi come prodotto finale di un percorso che coinvolge tutte le discipline. Questo dà loro un fortissimo senso di appartenenza, i ragazzi si sentono a casa. Durante l’estate potremmo realizzarne un paio», racconta il prof Castaldo: «Quando una dettaglio o un pezzo di polistirolo si rovina, sono loro i primi a dire “mettiamolo a posto”. I ragazzi ci tengono tanto che hanno segnalato queste aule come “luogo del cuore” nel censimento del Fai». Punto due, il senso di appartenenza come collante.

L’ultima proposta è Radio Europa Live, la web radio nata nella scuola per iniziativa di un ragazzo, Francesco, che in questi giorni sta facendo la maturità: «è un laboratorio radiofonico, tutti quelli che vogliono partecipano, si basa sulla peer education. Prima avevamo 80/100 studenti tutti i giorni che entravano in ritardo, alla seconda ora: da quando ad accogliere i ragazzi c’è la musica, non sono più di 10. Si arriva, si va a salutare Francesco, si chiede di mettere un pezzo, l’ingresso a scuola si è trasformato come percezione, è un rapporto completamente diverso con la scuola». Punto tre, mi piace stare qui.

Foto di copertina INDRANIL MUKHERJEE/AFP/Getty Images


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