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Sostenibilità sociale e ambientale

Mediterranean CooBeeration è l’apicoltura di pace

Le api, o meglio gli apicoltori stanno unendo le due sponde del Mediterraneo con progetti e iniziative che vedono insieme 23 associazioni, cooperative e federazioni di undici Paesi dall'Algeiria alla Palestina, dalla Francia all'Albania passando da Italia, Marocco, Tunisia, Libano, Egitto fino a Iraq e Giordania

di Antonietta Nembri

Il Mediterraneo? Un mare di miele. Un contrasto stridente con la realtà di questi ultimi anni nei quali il Mare nostrum è diventato un confine sempre più mortale per le decine di migliaia di persone che cercano di raggiungere le coste della sua sponda nord. Eppure mentre il mar Mediterraneo è al centro dell’attenzione tra undici Paesi delle sue sponde è in atto un progetto nel segno dello sviluppo e della pace. Stiamo parlando di Apimed – Federazione degli apicoltori del Mediterraneo che è stata fondata cinque anni fa che ha preso le mosse dal IV forum dell’Apicoltura del Mediterraneo di Beirut nel 2010 che ha dato il la alla campagna “Mediterranean CooBeeration”. Il progetto, co-finanziato dall’Unione Europea, è promosso oltre che da Apimed dal Fondo di Enti Locali per la Cooperazione Decentrata e lo Sviluppo Umano Sostenibile (Felcos Umbria), capofila dell’iniziativa; dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp), dall’Università di Bologna/Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-ambientali (Dipsa); dall’Università di Torino/Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (Disafa); dall’Istituto Nazionale Agronomico Tunisino (Inat).

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Si tratta di una rete per l’apicoltura, la sicurezza alimentare e la biodiversità che arriva dopo anni di allarmi sempre più pressanti dovuti alla moria delle api in moltissimi Paesi. «Gli anni tra i 2000 e il 2010 furono un campanello d’allarme non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per l’opinione pubblica» ricorda Vincenzo Panettieri, presidente di Apimed. «Decidemmo di unire le forze per tutelare un bene comune – il miele e la tradizione dell’apicoltura – sia con azioni concrete immediate, legate all’allevamento e alla commercializzazione dei prodotti, sia richiedendo come apicoltori del mediterraneo il finanziamento di una ricerca che spiegasse il ruolo dell’ape nella salvaguardia della biodiversità». E la proposta ha intercettato l’interesse dell’iniziativa Art/Undp (Programma di sviluppo delle Nazioni Unite) e dell’Ue che ha finanziato il progetto.

La federazione riunisce insieme associazioni, cooperative e federazioni nazionali di apicoltori provenienti da Algeria, Marocco, Tunisia, Italia, Albania, Libano, Palestina, Egitto e dai limitrofi Iraq e Giordania. Da poche settimane per la sponda nord accanto a Italia e Albania è arrivata la potente Unione nazionale degli apicoltori di Francia l’Unaf. «In questi anni abbiamo realizzato forum internazionali, discusso e condiviso tecniche di allevamento, strategie di commercializzazione, missioni tecniche e generato conoscenze con il fine di creare posti di lavoro e reddito in molti Paesi in cui i produttori erano isolati a causa dei contesti di tensione», spiega il presidente Panettieri che ci tiene a precisare: «non siamo una ong, non siamo umanitari, non ci sarebbe niente di male ma noi siamo dei professionisti di un settore che sono partiti con l’idea di porre fine ai danni per le api domestiche e per gli apicoltori che derivavano dalle condizioni ambientali e dall’uso dei neonicotinoidi. Abbiamo voluto coinvolgere nel modo più ampio possibile i governi locali e le grandi organizzazioni».

Uno dei risultati più importanti ottenuti è stata la Carta dei mieli del Mediterraneo, il primo documento che uniforma sotto il profilo tecnico un prodotto alimentare importante e che aiuta a garantire la presenza dei prodotti locali nel mercato globale e allo stesso tempo contrastare la commercializzazione di miele di dubbia qualità e provenienza nell’intera area mediterranea. «Sono stati adottati i principi e le norme tecniche dell’Ue che sono tra le più severe in difesa della qualità e che ora sono condivise nel bacino del Mediterraneo» sottolinea Panettieri che non nasconde un obiettivo ambizioso: l’etichetta "miele del mediterraneo" «ci vorranno ancora molti anni. È una sfida ma il dialogo tra produttori è positivo, ci confrontiamo, facciamo percorsi comuni e non è un caso che partiti con una decina di associazioni e aggregazioni territoriali adesso contiamo 23 organizzazioni e 11 Paesi».

Lo sviluppo passa dunque dall’apicoltura, un settore che ha ricadute economiche positive, ha una tradizione millenaria e con la campagna Mediterranean CooBeeration vede la messa in circolo di pratiche e tecniche all’avanguardia «Ci incontriamo come colleghi, non c’è alcun intento paternalistico da parte nostra» assicura Panettieri che ricorda il forum di inizio anno in Algeria e gli incontri di maggio in Palestina durante i quali è stata lanciata la campagna o le missioni tecniche, una delle ultime in Marocco a inizio anno.
In Italia e in Tunisia, inoltre è in corso una sperimentazione per valutare il contributo delle api mellifere per l’impollinazione delle piante selvatiche mediante la definizione del loro ruolo nelle fasi di ripristino della vegetazione delle zone degradate come quelle soggette a desertificazione ed erosione. La sperimentazione italiana è in corso in Liguria, regione soggetta a incendi.


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