Cooperazione & Relazioni internazionali

Profughi, chi non poteva pagare ucciso per gli organi

È il drammatico retroscena che emerge da un’operazione di polizia in Italia. «Chi non aveva soldi veniva ucciso, gli venivano prelevati gli organi che poi venivano venduti ad alcuni mercanti d'organi egiziani»

di Redazione

Chi non aveva i soldi per affrontare il viaggio in barca per l'Italia, «veniva ucciso, gli venivano prelevati gli organi che poi venivano venduti ad alcuni mercanti d'organi egiziani». È il drammatico retroscena che emerge dall'operazione “Glauco 3” della Polizia, che all'alba di oggi ha portato al fermo di 38 persone in diverse città d’Italia, emesso dalla Procura di Palermo.

A raccontare i particolari di questo presunto traffico di organi è un collaboratore di giustizia. Già nell'operazione “Glauco 2”, che aveva portato all'arresto di 24 persone, il pentito, un trafficante eritreo arrestato nel 2015, aveva aiutato i magistrati di Palermo a fare luce su un traffico di esseri umani. Subito dopo l'arresto ha deciso di vuotare il sacco e di raccontare il funzionamento del traffico di esseri umani. L'indagine è coordinata dal Procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Annamaria Picozzi.

Subito dopo avere deciso di collaborare con i magistrati della Procura di Palermo, l'ex trafficante di esseri umani aveva messo a verbale: «Ho deciso di collaborare perché ci sono stati troppi morti ed in particolare quelli di Lampedusa del 3 ottobre 2013, su cui io non c'entro nulla ed anche numerosi altri. Anzi preciso che i morti di cui si viene a conoscenza sono una minima parte tant'è che in Eritrea otto famiglie su dieci hanno avuto delle vittime dovute ai viaggi dei migranti». L'uomo aveva quindi aiutato gli inquirenti a fare luce su quanto accaduto nel naufragio del 2013 costato la vita a 366 persone. Nell'operazione “Glauco 1”, del giugno 2014, la polizia di Palermo aveva ricostruito le rotte e le tappe intermedie dei viaggi dei migranti.

Gli indagati fermati oggi sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, all’esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria, nonché di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, tutti aggravati dal carattere transnazionale del sodalizio criminoso.

Il “covo” dei trafficanti di esseri umani era una profumeria di Roma che si trova nei pressi della stazione Termini. È qui, secondo gli inquirenti della Dda di Palermo, che scorreva il flusso di denaro per gli sbarchi di migranti. Nel corso dell'operazione “Glauco 3” sono stati sequestrati diversi esercizi commerciali, ma anche quote societarie e la profumeria romana. All'interno dell'esercizio commerciali sono stati sequestrati, durante un controllo, il 13 gugno, 526.000 euro e 25.000 dollari in contanti, ma anche un vero e proprio 'libro mastro' contenente diversi nominativi. Un altro riferimento per i trafficanti era un bar di Palermo.

Nel corso delle indagini, svolte dalle Squadre Mobili di Palermo ed Agrigento e dal Servizio Centrale Operativo, «è stata ricostruita la struttura organizzativa di un pericoloso network criminale e sono stati individuati ingenti flussi di denaro, provento del traffico di migranti – dicono gli investigatori – è stata individuata la centrale delle transazioni finanziarie effettuate tramite “hawala” in un esercizio commerciale ubicato a Roma, dove, lo scorso 13 giugno, sono stati sequestrati 526.000 euro e 25.000 dollari in contanti, oltre ad un libro mastro, riportante nominativi di cittadini stranieri ed utenze di riferimento».

Le indagini hanno permesso di «evidenziare diverse modalità utilizzate dal sodalizio per far arrivare i migranti sul territorio nazionale, non solo via mare, ma anche tramite falsi ricongiungimenti familiari». Venivano inscenati anche finti matrimoni con cittadini compiacenti che permettevano ai trafficanti di uomini di fare arrivare i migranti dal centro Africa fino al Nord Europa. Il tutto in cambio di soldi, di molti soldi. È emerso, altresì, che i principali indagati «gestivano anche una fiorente attività di traffico internazionale di stupefacente del tipo catha o qat, droga importata dall’Etiopia, inserita per la legislazione italiana tra le droghe pesanti».


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