Politica & Istituzioni

Nuovi Lea, dopo 15 anni si cambia

La Conferenza delle Regioni del 7 luglio 2016 ha approvato il Dpcm sui nuovi livelli essenziali di assistenza, ridefinendo quelli definiti nel 2001. Nel 2008 si era giunti a un accordo, ma poi cadde il Governo Prodi. Approvato anche il Piano Vaccini. Falabella (Fish): «troppe le criticità, è una partenza con i motori spenti»

di Sara De Carli

«Nuovi Lea dopo 15 anni, nuovo nomenclatore protesi e ausili dopo 17, piano vaccini approvato: un grande giorno per la sanità italiana»: così il ministro Beatrice Lorenzin ha annunciato l’esito della Conferenza delle Regioni del 7 luglio 2016, che ha approvato il Dpcm sui nuovi livelli essenziali di assistenza.

Un’intesa «raggiunta all’unanimità», ha detto al termine della seduta il presidente Stefano Bonaccini, «anche se ora va fatta una valutazione in sede tecnica per verificare ciò che potrà servire per il 2017». La Conferenza delle Regioni cioè ha dato un sostanziale via libera all'accordo sui nuovi Lea, sbloccando il Dpcm per il 2016 e chiedendo solo di compiere una verifica sul campo dei costi effettivi dei nuovi Lea per fare una riquantificazione per il 2017, da fare entro il 30 novembre: così almeno ha spiegato l'assessore Sergio Venturi, coordinatore vicario della Commissione Sanità della Conferenza delle Regioni. Secondo quanto anticipato nei giorni scorsi da Il Sole 24 Ore, l’impatto complessivo è di 771,8 milioni. Rientra nei nuovi Lea anche la ludopatia.

I Lea erano stati definiti nel 2001 e avrebbero dovuto essere rivisti entro il 2006. Il 23 aprile 2008 Romano Prodi firmò in effetti un dpcm con i nuovi Lea, messi a punto sotto la guida di Livia Turco. Ancora peggio per il nomenclatore tariffario, l’elenco degli ausilî e delle protesi che facilitano la vita delle persone con disabilità. L’elenco in vigore risale al 1999, identico peratro a quello originario del 1992: non è mai stato modificato benché fosse previsto un aggiornamento ogni tre anni. Facile immaginare come la tecnologia e il digitale in questi abbiano rivoluzionato il mondo delle protesi e degli ausili. Poi quel governo fece la fine che fece e il 25 giugno 2008 l’allora ministro del Lavoro, della Salute e della Politiche Sociali Maurizio Sacconi in commissione Affari Sociali disse chiaro e tondo che «i nuovi Lea non esistono», poiché «la Corte dei Conti non li ha registrati. L'atto consegnato alla Corte dei Conti manca di un requisito: la bollinatura della Ragioneria generale». Da allora sono passati altri otto anni.

Un passo avanti quindi? «Speriamo che lo sia», commenta a caldo Marco Rasconi, presidemte Uildm. «Ne parliamo da tantissimo tempo, ormai abbiamo un livello minimo di assistenza assolutamente insufficiente, non solo per un paese che va verso una determinata e ben nota criticità demografica ma anche perché le persone con disabilità oggi possono e vogliono fare di più. Io sono un ottimista, un passo avanti è comunque un passo avanti, ovviamente andremo ad approfondire i contenuti».

E proprio andando ai contenuti, sui neonati Lea arriva la bocciatura della Fish, che già nei giorni scorsi aveva espresso le sue criticità. «Nel documento vanno segnalate diverse criticità, è deludente sia dal punto di vista dei diritti umani, in riferimento alla Convenzione Onu, sia alla scientificità e alle prescrizioni dell’OMS: né l’una né le altre sono recepite», commenta Vincenzo Falabella, presidente della Fish.

L’elenco è lungo: «Non vi è la prescrittività del consenso informato, che per le persone con disabilitò intellettiva è importante, non vi è riferimento all’art 26 della Convenzione Onu sul concetto di riabilitazione e abilitazione, gli ausili sono visti ancora come compensazione di una menomazione e non come diritto, secondo quanto previsto dalla Convenzione Onu. Nessun accenno alla partecipazione delle persone con disabilità alle decisioni che le riguardano, né a misure che contrastano segregazione. Il ministro inoltre si era impegnato ad inserire i LEA sull’autismo e non ve ne é traccia. E il nomenclatore? Sarà superato ancor prima di entrare in vigore».

Insomma, «è una buona notizia nell’ambito del percorso, ma ci sono molte perplessità. Diciamo che è una partenza non adeguata alle aspettative, di certo non è una partenza con motori accesi a pieno regime».


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