Politica & Istituzioni

A Enrico Borghi il coordinamento operativo della Strategia Aree Interne

Rappresentano il 17% del territorio italiano. Qui il Governo ha scelto di smetterla con i finanziamenti generici per fermare l'abbandono ma di puntare su tre priorità: scuola, salute, mobilità. «C’è una montagna che ce la vuole fare, che non si chiude nella retorica dello spopolamento, che cerca di legare la trasformazione e il cambiamento, in una chiave di opportunità», dice l'onorevole.

di Sara De Carli

Enrico Borghi è stato nominato consigliere speciale del sottosegretario Claudio De Vincenti, con funzioni di coordinamento in fase attuativa della Strategia Nazionale delle Aree Interne.

Sarà dunque l’onorevole Borghi ad avere il compito di assicurare le funzioni di coordinamento operativo della Strategia per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in raccordo con il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L'incarico verrà svolto a titolo gratuito.

Le aree interne rappresentano una parte ampia dell’Italia: il 17% del territorio e 1,9 milioni di abitanti, che con la loro presenza presidiano un’area tanto vasta del nostro Paese. La strategia nazionale ha individuato 65 aree sperimentali (30mila abitanti ciascuna, più o meno) per l’erogazione di fondi che per la prima volta vengono indirizzati sulla riorganizzazione di tre servizi fondamentali: scuola, sanità, mobilità. La prima area partita è la Valtellina. «C’è una montagna che ce la vuole fare, non si chiude nella retorica dello spopolamento, che cerca di legare la trasformazione e il cambiamento, in una chiave di opportunità. La strategia punta su un maggior coinvolgimento del terzo settore, sfruttando anche la nuova legge, sulla possibilità che le comunità locali vengano associate nell’erogazione del welfare, non più garantito dal pubblico. Orientare le politiche non su tutto ma su diritti di cittadinanza e servizi alla persona, senza cui il territorio rischia di svuotarsi», ci ha spiegato l’onorevole nell'intervista realizzata per il numero di VITA in edicola. Borghi è anche presidente della Fondazione Montagne Italia (il secondo rapporto, sul tema la montagna nel cambiamento e del cambiamento verrà presentato il prossimo 18 luglio) e sindaco di Vogogna, un comune del Verbanio Cusio Ossola, e ha presentato una proposta di legge per il riconoscimento di nuove figure professionali di montagna, «dal 1989 ad oggi è cambiato il mondo».

Poste, servizi di prossimità… in montagna e nelle aree interne su questo spesso c’è desertificazione. La sussidiarietà «si scontra con pigrizia delle burocrazie tradizionaliste e scardinare questa logica per dare a questi territori una dimensione di opportunità e non di grandi periferie. Abbiamo superato la retorica della montagna, vogliamo guardare avanti. Siamo in un momento che definirei di “grande bilico”: la montagna può diventare definitivamente la grande periferia ma anche un luogo con una straordinaria potenzialità di vivibilità».

Foto GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images


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