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Incidenti sul lavoro + 2,8%. Si è rotto il trend positivo

Il presidente di Anmil, Franco Bettoni, commenta i numeri presentati dall'Inail sull'andamento delle denunce degli infortuni sul lavoro nei primi mesi del 2016: «Si tratta di drammi annunciati». Dal 2001 i dati erano stati sempre in calo. L'aumento più consistente riguarda quelli "in itinere". Una nota positiva la diminuzione degli incidenti mortali che segna un calo del 6,2 per cento.

di Redazione

Più 2,8%. È questo il dato che salta all’occhio leggendo i dati, ancora provvisori, delle denunce di infortuni sul lavoro per i primi cinque mesi di quest’anno. «Più che brutte sorprese si tratta di drammi annunciati in materia di denunce di infortuni e morti sul lavoro» è il commento di Franco Bettoni, presidente nazionale dell’Anmil dopo aver letto gli ultimi dati pubblicati dall’Inail nella sezione “Open Data”. I numeri parlano chiaro: dal 1 gennaio al 31 maggio 2016 sono stati denunciati 272.496 infortuni, in crescita di 7.388 unità rispetto ai 265.108 dello stesso periodo dell’anno precedente. I dati se venissero confermati dalle successive rilevazioni mensili dell’anno in corso segnerebbero con questo più 2,8% la “rottura” di un trend positivo che manteneva un andamento decrescente dal 2001, anno in cui si registrarono oltre un milione di infortuni sul lavoro.

«I dati infortunistici presentati in questi giorni dall’Inail non possono che destare allarme e preoccupazione interrompendo una tendenza al ribasso che durava ormai da ben quindici anni e questo dato inaspettato si va ad aggiungere, peraltro, ai tragici numeri dei morti sul lavoro nel 2015 che hanno fatto registrare un aumento dell’8,2% delle denunce e una sostanziale stabilità dei morti “accertati” dall’Inail ma che, secondo le nostre esperienze statistiche, a consuntivo finale saranno destinati a segnare anch’essi una crescita di rilievo», commenta Franco Bettoni.

Il presidente Anmil sottolinea inoltre che «va certamente precisato che l’aumento degli infortuni sul lavoro risulta più consistente tra gli infortuni “in itinere”, passati da 35.365 a 37.278 casi (+5,4%), che per quelli “in occasione di lavoro”, saliti da 229.743 a 235.218 (+2,4%) e anche questo merita di essere tenuto in considerazione dato che proprio verso la fine dell’anno scolastico diventano più stringenti i tempi di conciliazione tra lavoro, famiglia e vita quotidiana, dimostrato in parte dal fatto che l’aumento ha interessato in misura maggiore la componente femminile (+3,3%) rispetto a quella maschile (+2,5%) ed è risultato diffuso in tutte le aree geografiche del Paese».

Per quanto riguarda le attività economiche, il confronto tra i medesimi periodi del 2015 e del 2016 evidenzia un calo degli incidenti sul lavoro in Agricoltura (-2,9%) e nelle Costruzioni (-1,9%) e una sostanziale stabilità nell’Industria manifatturiera; tra gli altri principali settori di attività economica si registrano, invece, moderati incrementi nel Commercio (+1,4%) e nei Trasporti (+1,1%). Riguardo agli infortuni per settore di attività, va sottolineato tuttavia che la rilevazione Inail si riferisce ai soli casi “in occasione di lavoro” e che gli stessi dati – precisa un comunicato dell’associazione – devono ritenersi, allo stato attuale, del tutto provvisori e poco attendibili in quanto per oltre un terzo dei casi denunciati non risulta ancora determinato il codice di attività economica.

Per Anmil risulta per conto positivo l’andamento delle denunce degli infortuni mortali che segna un calo del 6,2% (dai 388 casi dei primi 5 mesi 2015 ai 364 dell’analogo periodo 2016).

«Noi di Anmil, che da oltre 70 anni siamo impegnati nella tutela delle vittime del lavoro e nella sicurezza dei lavoratori riteniamo che proprio in questi frangenti negativi non bisogna abbassare la guardia ma moltiplicare gli sforzi per diffondere ovunque quella cultura della sicurezza che da sempre andiamo predicando e che si può raggiungere solo con un’opera concreta e continua di informazione, formazione e sensibilizzazione, affiancata da una rigorosa attività di controllo per contrastare quelle forme diffuse di inciviltà ancora presenti in vaste aree del Paese, come il caporalato, lo sfruttamento, il “lavoro nero” ecc.» conclude Bettoni. «A tale proposito, proprio nella recente Relazione annuale Inail risulta che ben l’87,4% delle aziende ispezionate dall’Istituto i cui addetti si occupano appunto di verificare la regolarità contrattuale e contributiva delle posizioni dei lavoratori, sono risultate irregolari».