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Sprar, cresce il numero dei Comuni che accolgono

Ecco il rapporto 2015 del Sistema di protezione e richiedenti asilo. 29.761 le persone accolte, 800 le amministrazioni locali coinvolte. Anci: "Se gestita bene, l'accoglienza diventa una risorsa per tutti". Sono 8.291 le figure professionali che lavorano all'interno dei progetti in tutta Italia

di Redazione

Presentato il 13 luglio a Roma, presso la Sala Conferenze dell'Anci, il Rapporto Annuale 2015 del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, Sprar (in allegato). Il Rapporto riporta i dati significativi sul Sistema di Protezione per l'anno 2015, e approfondisce alcuni aspetti qualitativi del sistema Sprar, tra cui i servizi e le modalità di accoglienza, l'organizzazione delle equipe dei singoli progetti, l'attività formativa per gli operatori.

Dal Rapporto emerge ancora rafforzato il ruolo degli enti locali come protagonisti del Sistema pubblico di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Sono 29.761 le persone accolte nello SPRAR nel 2015. I progetti hanno messo a disposizione 21.613 posti di accoglienza con una rete di 376 enti locali titolari di progetto (339 comuni, 29 province e 8 unioni di comuni) per circa 800 Comuni coinvolti nell'accoglienza. Oltre il 40% delle presenze si è registrato nel Lazio (22,4% del totale nazionale con 2.500 posti su Roma) e in Sicilia (20,1%), seguite da Puglia (9,4%) e Calabria (8,9%). Il numero di minori stranieri non accompagnati accolti nei progetti dello SPRAR sono stati 1.640 su una rete attiva di 977 posti. I progetti Sprar hanno erogato complessivamente 259.965 servizi. Tali servizi riguardano principalmente l'assistenza sanitaria (20,7%), la formazione (16,6%), le attività multiculturali (15%), l'alloggio (14,9%), l'istruzione/formazione (10,9%) e l'inserimento scolastico dei minori (9,5%). L'assistenza sanitaria rimane stabilmente la prima prestazione necessaria, ma il 2015 vede un peso più rilevante delle attività volte all'inserimento socio-lavorativo, mentre negli anni precedenti rivestivano maggiore peso i servizi riconducibili alle prime fasi di presa in carico dei beneficiari.

Sono 8.291 le figure professionali impiegate nelle attività quotidiane dei progetti. Rispetto al ruolo ricoperto, la maggioranza dei professionisti sono operatori di accoglienza (22%); seguono mediatori culturali (12,1%), personale amministrativo (10,1%), operatori legali (6,9%), personale ausiliario (5,6%), insegnanti di italiano (5,1%) e coordinatori di équipe (5%). Dunque il modello di accoglienza Sprar risulta cresciuto negli ultimi anni sia in termini quantitativi che qualitativi, rappresentando però ancora meno di un quarto, in termini numerici, di tutte le forme di accoglienza presenti del nostro Paese.

Il presidente dell'Anci Piero Fassino, intervenendo alla presentazione, ha rimarcato che in questi mesi si sta affrontando "un passaggio estremamente delicato, che definirà come il nostro Paese intende posizionarsi in futuro rispetto a una tematica così dirimente. La netta predominanza di strutture a carattere straordinario, rispetto al sistema ordinario dello Sprar, sta infatti mettendo in difficoltà la tenuta complessiva del sistema".
"E' necessario, e su questo c'è il pieno accordo con il Ministero dell'Interno – ha proseguito Fassino – che progressivamente questo rapporto venga ribaltato, facendo della rete Sprar il sistema principale, e poi unico, di seconda accoglienza. Abbiamo lavorato in queste settimane con il Ministero dell'Interno a un decreto che modificherà i sistemi di accesso e accreditamento permanente dei Comuni alla rete Sprar, rendendolo più flessibile e dando continuità ai progetti che sono da più tempo nella rete e qualitativamente validi, che quindi non dovranno più presentare un progetto, ma saranno accreditati in maniera permanente come enti componenti della rete Sprar".

"Se vogliamo che queste nuove procedure incentivino un numero crescente di Comuni ad entrare nella rete – ha sottolineato il sindaco Matteo Biffoni, delegato Anci per l'immigrazione e l'integrazione – è necessario dare una risposta alla questione di fondo: la garanzia che vengano tutelati i Comuni Sprar dall'attivazione non concertata di altre forme di accoglienza e un sistema di incentivi per i Comuni che accolgono, come ad esempio lo sblocco del turn-over. Questa è una precondizione essenziale senza la quale non solo sarà difficile allargare la rete, ma anzi si potrebbe addirittura rischiare di assistere a una sua contrazione".


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