Cooperazione & Relazioni internazionali

A Nizza più di un terzo delle vittime era musulmano

Trenta delle 84 vittime dello scorso 14 luglio a Nizza erano musulmani, sottolinea il quotidiano cattolico francese La Croix

di Redazione

Tra la folla anonima venuta ad ammirare i fuochi d’artificio sulla Promenade des Anglais lo scorso 14 luglio, i musulmani erano numerosi e hanno pagato il loro tributo al dramma di quella sera. Trenta tra loro sono stati falciati dal camion di 19 tonnellate guidato da Mohamed Lahouaiej-Bouhlel.

In questa scia del terrore la prima a cadere è stata Fatima Charrihi, 62 anni originaria del Marocco. “Era una fedele della mia Moschea. Conosco i suoi sette figli, tutti adulti ormai”, racconta Otmane Aïssaoui, presidente dell’Unione musulmani delle Alpi Maritime (Uman) e iman della città. Fatima era arrivata a Nizza all’età di 20 anni per raggiungere suo marito. Portava il velo e tra i suoi amici c’erano persone di tutte le religioni, ai suoi figli aveva trasmesso i valori del rispetto e della tolleranza.

Tra quelli che sono morti anche Mehdi, ragazzetto di 12 anni di Nizza, figlio di un arbitro di calcio, sua sorella gemella è ancora in coma, e Mohamed Toukabri, un meccanico di 50 anni originario della Tunisia. Il piccolo Kylian, 4 anni, e sua mamma Olfa, anch’essi falciati dal camion, erano venuti da Lione per assistere allo spettacolo.

Tra i morti si contano una ventina di tunisini. “Siamo in contatto con il Consolato per organizzare il rimpatrio dei corpi” spiega Otmane Aïssaoui. Giovedì nella Grande Moschea Ar-Rahma (della Misericordia) nel nord della città, ci sarà una cerimonia per i defunti musulmani alla presenza delle autorità locali.

Come reazione al dramma gli iman della regione vogliono lanciare a settembre delle “assisi di riflessione e di azione per contrastare la logica dell’odio” nei quartieri sensibili e nelle scuole. “Ricorderemo che le persone sono morte insieme, quale che sia la loro religione” dice Otmane Aïssaoui.


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