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Cooperazione & Relazioni internazionali

Fra Nizza e Ankara ci sono le nostre vacanze

Le foto delle vittime, i nostri slogan, le faccine incollerite, spaventate o addolorate già arretrano di fronte alle immagini dei nostri corpi nudi abbronzati dal sole e dalla brezza marina, rivelando che nessun evento della nostra vita, per quanto tragico, può durare più di quindici minuti

di Wael Farouq

Ad Ankara, i seguaci del leader islamista Fethullah Gülen hanno tentato un golpe contro il presidente islamista Recep Tayyip Erdoğan, ex alleato al tempo dei partiti islamisti Refah e Fadila. Fallito il golpe islamista, il presidente islamista Erdoğan ha lanciato una campagna punitiva contro gli islamisti simpatizzanti del leader islamista Gülen, licenziando e incarcerando decine di migliaia di insegnanti, giornalisti, impiegati statali, giudici, professori universitari e imponendo a milioni di persone il divieto di lasciare il Paese. Le liste di proscrizione, già pronte poche ore dopo il tentato golpe, assicurano che la democrazia islamista non è cieca come la giustizia, perché sa bene come sorvegliare i suoi nemici tutto il tempo. Per questo, il presidente islamista spinge per la reintroduzione della pena di morte, per liberarsi una volta per tutte dei suoi avversari islamisti. La democrazia degli islamisti mostra denti e artigli…

Chissà se questo conflitto sanguinoso fra l’islamismo democratico moderato di Erdogan e l’islamismo liberale moderato di Gülen riuscirà a convincere il presidente Obama, e un ampio settore della sinistra europea, che non esiste un’ideologia religiosa moderata? Si convinceranno che l’ideologia è l’assoluto contrario della democrazia? Capiranno che nel mondo dell’ideologia vince solo il più estremista? Visto che nessun fanatico radicale è mai passato dal campo estremista a quello moderato, mentre ogni giorno centinaia di Fratelli Musulmani si uniscono alle correnti jihadiste, capiranno l’errore commesso nel pensare che l’ideologia islamista moderata possa contrastare l’estremismo e il terrorismo? Capiranno che è questa ideologia ad alimentare la cultura della violenza e a motivarne l’esistenza? Comprenderanno che alleandosi con gli islamisti moderati contribuiscono a radicarne la propaganda demagogica che classifica i musulmani in veri e falsi e consolida gli stereotipi su di loro, fino al punto che alcuni sentono il bisogno di purificarsi se non corrispondono a questi stereotipi? E spesso, in un ambiente ideologico dominato dagli stereotipi, la purificazione consiste nell’uccidere i miscredenti. Non è solo un’ipotesi, purtroppo, ma il denominatore comune di tutti gli attacchi terroristici da Charlie Hebdo a Nizza.

Sì, gli islamisti sono i più organizzati e la loro voce è la più forte, ma non perché detengano la verità assoluta o godano di vasta popolarità, bensì perché qualsiasi gruppo, anche insulso, che fruisca della risonanza fornita dai mass media occidentali e dell’illimitato finanziamento wahhabita sarà sempre il più presente e attivo in qualsiasi contesto sociale. Incontrando uno studioso italiano che stimo molto, gli ho chiesto dei suoi futuri progetti scientifici. Lui mi ha raccontato che intende tradurre le lettere di Hassan al-Banna, il fondatore della Fratellanza Musulmana. Gli ho chiesto perché, dopo anni di studi dedicati a Sayyed Qutb, ideologo della Fratellanza e fautore del jihad violento, ora volesse tradurre anche Hassan al-Banna. Non era meglio presentare ai musulmani europei la sconosciuta tradizione islamica che esalta i valori dell’integrazione e della cittadinanza? Lui mi ha risposto: mio caro, è questo che vuole il mercato!

In Europa vivono milioni di musulmani che potrebbero lentamente radicalizzarsi sotto l’influsso, da una parte, della propaganda islamista moderata, privilegiata dallo Stato laico e dalla sinistra, e, dall’altra, dell’odiosa propaganda razzista della destra estremista europea contro i musulmani e gli immigrati. E la situazione non cambierà, finché così vorrà il mercato.

L’islam politico non è l’islam tout court, gli islamisti non sono i musulmani. Ignorare questa verità in nome del realismo e del pragmatismo andrà a ledere i diritti dei musulmani, perché spoglierà i valori dell’uguaglianza della loro dimensione umana. Metterà l’Europa sulla strada di Dallas, dove l’integrazione è stata ridotta alla fabbricazione di simboli e alla celebrazione di slogan. È stato così che dopo l’elezione di un presidente nero, cui è stato anche assegnato il premio Nobel, i bianchi sono tornati a uccidere i neri e i neri a uccidere i bianchi. Analogamente, pensare di integrare i musulmani nella società europea creando una élite musulmana ideologica, maestra di pragmatismo e bravissima a cambiar maschera secondo l’occorrenza, condurrà soltanto a maggior estremismo e violenza.

Questo pericolo è ancor più grande in una società senza memoria. A Nizza, si sono scattate delle foto, si sono tracciate delle linee attorno ai corpi caldi con il gesso bianco, poi sono arrivate le ambulanze, precedute dalle loro monotone sirene. Hanno raccolto i corpi ancor tiepidi di vita, nonostante il fresco della notte, e li hanno riposti in freddi frigoriferi. Sono arrivate le macchine per pulire le strade, hanno gettato acqua sul gesso e sul sangue, e un rivolo bianco, rosso e nero si è riversato nelle acque reflue della città. Ma ecco, già non abbiamo più bisogno di ricordare, o di dimenticare. Le foto delle vittime, i nostri slogan, le faccine incollerite, spaventate o addolorate già arretrano di fronte alle immagini dei nostri corpi nudi abbronzati dal sole e dalla brezza marina, rivelando che nessun evento della nostra vita, per quanto tragico, può durare più di quindici minuti.


Wael Farouq cura il blog L'Isl-Amico su Vita


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