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Sanità & Ricerca

«È urgente maggiore collaborazione tra istituzioni e non profit»

In una lettera al Presidente del Comitato Scientifico IMPACT proactive, il Professor Gian Franco Gensini, la presidente di ANT Raffella Pannuti sottolinea come dovrebbe essere una partnership se si vogliono diminuire le diseguaglianze nell’applicazione della legge 38/2010

di Raffaella Pannuti

Sono rimasta ancora una volta amareggiata nel constatare come le istituzioni non sappiano quale realmente sia il contributo che il terzo settore sta portando alla sanità pubblica, soprattutto in ambito di cure palliative e cronicità. A tale limitata conoscenza si aggiunge poi la scarsa considerazione riservata dalla politica alle organizzazioni non profit che collaborano nelle reti e di conseguenza ai loro professionisti che continuano ad essere ritenuti medici, infermieri, psicologi di serie B.

È urgente favorire il confronto tra istituzioni, sanità pubblica e terzo settore, e implementare tale collaborazione sul territorio, nell’assistenza quotidiana che è doveroso estendere ai 100.000 pazienti bisognosi di cure palliative non ancora intercettati dalle reti, soprattutto in alcune regioni italiane.

Queste diseguaglianze sono state ben evidenziate sia dalle conclusioni delle giornate di Firenze, sia dal recente documento di Cittadinanzattiva sullo stato di attuazione della Legge 38 (giugno 2016), dai quali emerge come l’efficacia e la capillarità delle reti di cure palliative sul territorio nazionale appaiano ancora molto disomogenee, a causa della difficoltà nei finanziamenti e alla mancanza di un piano comune e condiviso di sviluppo tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti.

Basti pensare che, secondo il rapporto al Parlamento 2015 sulla Legge 38, sono stati seguiti al domicilio solo il 26% dei 176.119 deceduti a causa di tumore nel 2014 , rispetto al 45% indicato come gold standard dal Decreto Ministeriale 43/2007.

È una sfida ardua ma ANT, che numericamente rappresenta la più ampia realtà non profit del settore in Italia, è pronta ad accoglierla, e con la nostra Fondazione anche le altre organizzazioni del terzo settore che oggi operano nelle reti senza ancora aver ricevuto dalle istituzioni la necessaria legittimazione.

Ciò che auspichiamo è semplicemente raggiungere una più fattiva integrazione con la sanità pubblica, che può essere ottenuta solo favorendo una sempre maggiore conoscenza e confidenza reciproca come prerequisiti necessari ad una collaborazione basata sulla pari dignità dei soggetti coinvolti.


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