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Donne: protagoniste nella società, vittime di violenza di genere, ignorate dalla Rai

Sono 61 le donne uccise in Italia dall'inizio del 2016. Nel biennio 2013-2016, secondo i dati del Ministero dell'Interno, sono 452 le donne uccise da un uomo, un compagno, un parente, un amico. Ma alla Rai si parla d'altro e le donne nel servizio pubblico televisivo sono solo il 32% degli ospiti chiamati ad intervenire. E sono ancora ritratte in modo stereotipato nel 13% dei programmi

di Michele Anzaldi

Sono 61 le donne uccise in Italia dall'inizio del 2016. Nel biennio 2013-2016, secondo i dati del Ministero dell'Interno, sono 452 le donne uccise da un uomo, un compagno, un parente, un amico. Il Governo ha stanziato 12 milioni di euro in un piano antiviolenza, di educazione, a partire dalle scuole, ma la Rai che fa? Fa 100 ore al mese di cronaca nera, ha calcolato l’Osservatorio di Pavia. Molto poco. Siamo davanti al consueto e costante martellamento che aggiunge ogni giorno dettagli inutili, testimonianze assurde che descrivono gli assassini come mariti tranquilli e padri affettuosi, ossimori stravecchi come "l'omicidio passionale", facce distrutte dal dolore, domande ripetitive e senza-senso, racconti che vogliono essere poetici e diventano patetici, con musichette lamentose o incalzanti ad effetto supense o strappalacrime.

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Già nel 2008 l’Agcom con una delibera aveva invitato a non trasformare il dolore privato in spettacolo pubblicor e ad evitare la ‘divizzazione’ dell’indagato che , in alcuni spettatori evidentemente psicolabili potrebbe portare, come molti esperti ci dicono, al fenomeno dell'emulazione.

Giunti purtroppo a questo tragico punto, la Rai, servizio pubblico televisivo, dovrebbe chiedersi – seppur con quel consueto ed evidente ritardo – se sia il caso di andare avanti con la sterile e invadente programmazione della tv del dolore.

Vorrei partire con voi da un monitoraggio sulla rapresentazione della donna in Tv fatto dalla stessa Rai e dall’Osservatorio di Pavia del gennaio 2015, le fornisce tutti i numeri per sapere quali sono le criticità da correggere : le donne sono presenti in televisione meno degli uomini, 40%. Le donne vengono invitate più nelle trasmissioni del mattino e del pomeriggio, meno in quelle serali; più in quelle di servizio e intrattenimento che in quelle dove si decide, si discute ci si confronta sulla politica, sulla società e sul futuro. Le donne sono solo il 32% degli ospiti chiamati ad intervenire. E sono ancora ritratte in modo stereotipato nel 13% dei programmi.

Forse la tv pubblica dovrebbe pensare di offrire più spazio alle donne che lavorano, studiano, pensano, leggono, decidono, fanno politica attiva , fanno impresa, insomma hanno un potere forte e determinante in questa società. Forse ci sarebbero meno meno Vania, Rosaria, Marina, Sara, Gisella, Luana, Roberta, Elena, Gloria.

Insomma, la Rai, dovrebbe mostrare in tv le alte competenze che alcune donne, in diversi campi del mondo vero, hanno conquistato con fatica e sacrifici. Mi aspetto, anzi ci aspettiamo questo tipo di programmazione in una Rai presieduta da una giovane e preparata giornalista come la dottoressa Monica Maggioni.


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