Comitato editoriale

L’accoglienza che non c’era: aperto centro Sprar per minori

Nel capoluogo lombardo Fondazione Progetto Arca e Fondazione l'Albero della Vita gestiscono da poche settimane la struttura del Comune di Milano in via Zendrini dedicata ai giovani profughi. Un luogo in grado di accogliere trenta minorenni che sono al centro di un progetto educativo di inserimento sociale e lavorativo. Aperto a luglio anche un centro per mamme con bambini

di Antonietta Nembri

A Milano era qualcosa di cui si sentiva la mancanza: un centro Sprar per minori. Ora grazie a Fondazione Progetto Arca e alla Fondazione L’Albero della Vita che gestiscono un centro del Comune in via Zendrini un luogo dedicato ai minori è una realtà. Ha aperto i battenti a metà luglio e ai primi di agosto accoglieva già 26 ragazzi tra i 14 e i 18 anni. «Si tratta di minori che erano già sul territorio, ma occorreva un luogo come questo per poterli proteggere» spiega Tina Regazzo direttore dei servizi di Progetto Arca, onlus che si occupa della parte organizzativa di questa struttura. «A Milano è la prima volta che si realizza questo tipo di accoglienza specializzata, con questa esperienza costruiamo un modello che può essere utile anche per gli altri».

«Quello che colpisce è la loro voglia di integrazione, evidente dall’entusiasmo con cui partecipano alle lezioni di italiano» osserva Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca onlus. «Questo è un progetto pilota per la città e tutte le attività sono mirate a un’integrazione sociale reale, perché con la maggiore età i ragazzi lasceranno il centro e dovranno essere in grado di provvedere alla propria indipendenza».

Ivano Abbruzzi, presidente de L’Albero della Vita, la onlus che cura il progetto educativo spiega le fasi dell’iniziativa: «I ragazzi che abbiamo accolto erano o in strada o in altri centri di accoglienza con gli adulti e nei primi giorni abbiamo curato soprattutto il fatto che si riposassero, che recuperassero un’alimentazione corretta e ora cerchiamo di curare anche l’aspetto emotivo». Il progetto pensato per questi ragazzi che provengono da diversi Paesi – Egitto (35%), Kossovo (19%), Ghana (15%), Gambia (8%), Mali (8%), Nigeria (8%), Bangladesh (4%) e Costa d’Avorio (4%) – punta al loro inserimento sociale e lavorativo «Passando dalla presa in carico della persone si cerca di predisporre l’inserimento sociale, ma speriamo anche che al compimento dei 18 anni possano rimanere in un programma di tutela perché per i più grandi il tempo a nostra disposizione è poco. A Palermo abbiamo una struttura per ragazzi tra i 17 e i 21 anni è importante pensare al loro inserimento» continua Abbruzzi. La capienza della struttura di via Zendrini è di trenta persone «a breve arriveranno gli altri quattro ragazzi», assicura Abbruzzi.

Ai primi di agosto l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino ha visitato il centro Sprar di via Zendrini oltre al vecchio studentato trasformato in centro di accoglienza per mamme con bambini in via Carcano che è gestito da L’Albero della Vita. «Ci occupiamo di persone vulnerabili che hanno bisogno non solo di accoglienza, ma di interventi specifici di tipo sanitario e psicologico e che richiedono dunque operatori ulteriormente preparati ad entrare in relazione con loro. È un esempio di accoglienza diffusa che abbiamo avviato perché ci siamo trovati di fronte a un fenomeno migratorio cambiato rispetto al passato. Crediamo che questo sia un modello da sviluppare affiancando alle grandi strutture – dove in due anni e mezzo sono transitate 97mila persone – luoghi come questi dove poter seguire e aiutare più da vicino i soggetti più fragili. Nella struttura di via Zendrini, per esempio, abbiamo aperto il primo centro Sprar per Minori a Milano. Un servizio presente in Sicilia ma mai qui» conclude Majorino.

E da Palermo in effetti arriva uno degli educatori di Albero della Vita, Giuseppe Di Rienzo (nella foto a sinistra con Tina Regazzo di Progetto Arca, in occasione della visita dell'assessore Majorino al centro di via Zendrini) che nell’illustrare il centro Sprar per Minori sottolinea la necessità di combattere la «povertà educativa» anche con iniziative come un’uscita in piscina, o fare la spesa e cucinare.

La struttura prevede due grandi spazi comuni, accanto alle camere da 4 letti, la cucina e la sala da pranzo. C’è anche una stanza che alcuni hanno iniziato a usare per la preghiera. Quattordici gli educatori che turnano, più due operatori notturni, nel personale anche un’assistente sociale e una psicologa. A completare il personale della struttura concorrono gli addetti alle pulizie, alla cucina e l’insegnante di italiano oltre ovviamente alla figura del mediatore culturale.

Centro per mamme e bambini in via B.V. da Carcano

Qui l’accoglienza per transitanti e per richiedenti asilo si realizza in piccoli appartamenti dove gli uni posso trovare uno spazio di unità e intimità in un percorso migratorio sempre travagliato, gli altri condizioni adeguate per una crescita nella direzione dell’autonomia e dell’integrazione sociale. Una grande attenzione viene dedicata alle condizioni specifiche di bambini e ragazzi, allo sviluppo della genitorialità e al recupero dalle condizioni traumatiche causate sia dalle difficoltà dei contesti di provenienza, sia dalle difficoltà del viaggio che hanno dovuto affrontare. «Dal 18 luglio, abbiamo accolto 25 famiglie, per un totale di 89 persone: 45 adulti (di cui 31 donne e 14 uomini) e 44 minorenni», spiega Abbruzzi. «Queste famiglie vengono definite “transitanti” perché il loro obiettivo è continuare a “transitare”, a spostarsi per raggiungere altri luoghi in cui iniziare una nuova vita: difatti, delle 25 famiglie inserite, 10 (per un totale di 44 persone) hanno lasciato il centro dopo qualche giorno».

I Paesi di provenienza sono: Eritrea (43%), Sudan (25%), Siria (11%), Etiopia (7%), Iraq (4%), Nigeria (3%), Ghana (3%), Costa d’Avorio (2%), Somalia (1%).