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Un primo, timido passo su pubblicità e azzardo. A quando il prossimo?

Il divieto stabilito dal Governo dalle 7 alle 22, sui primi nove canali del telecomando è un volenteroso passo nella battaglia contro il fenomeno della "ludopatia", ma non è sufficiente a limitare i danni di una tendenza ad incitare giovani ed anziani a tentare la fortuna con ogni mezzo messo a disposizione da privati e, quel che è più grave, dallo stesso Stato che dovrebbe difendere la salute psicofisica dei cittadini. E sui controlli riaffiora il nodo del Comitato Media e Minori, che vigila sulle trasmissioni tv, e i cui battenti sono stati "chiusi"

di Remigio del Grosso

Finalmente i ministri dell’Economia e dello Sviluppo economico hanno consentito l'entrata in vigore delle norme sul divieto di pubblicità del gioco d'azzardo nelle TV generaliste, previste nella Legge di Stabilità 2016, approvata 8 mesi fa. Il Decreto attuativo, firmato il 19 luglio scorso, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dopo "appena" una ventina di giorni. Tempi abbastanza veloci per la P.A. – forse anche grazie alla meritoria pressione esercitata da Vita – tenuto conto che l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni fa passare anche sei mesi, prima di pubblicare una delibera sanzionatoria.

Il divieto stabilito dal Governo (7-22 sui primi nove canali del telecomando) è un volenteroso passo nella battaglia contro il fenomeno della "ludopatia", ma a mio avviso non sufficiente a limitare i danni di una tendenza ad incitare giovani ed anziani a tentare la fortuna con ogni mezzo messo a disposizione da privati e, quel che è più grave, dallo stesso Stato che dovrebbe difendere la salute psicofisica dei cittadini.

Non si comprende, ovvero si comprende benissimo, perchè siano stati esclusi dal divieto i canali tematici e le tv locali e perchè non sia stato previsto un divieto totale per il servizio pubblico televisivo pagato dai cittadini. Ma quel che è più grave – e che i nostri rappresentanti in Parlamento sembrano non accorgersene (salvo rare eccezioni) – è il pernicioso abbinamento "trasmissioni sportive/spot sull'azzardo", come se fosse una cosa del tutto naturale scommettere sulle partite di calcio.

Il prossimo, minimo, passo che dovremo pertanto richiedere ai nostri governanti, sarà quello di vietare tale abbinamento, a qualsiasi ora e per qualsiasi emittente. Inoltre, dovrebbe essere vietata tale tipo di pubblicità anche negli stadi, nelle arene, ecc., pena il divieto della ripresa televisiva. Sarà dura, ma ci proveremo.

Mi permetto, infine, di raccogliere uno spunto che mi viene suggerito dall'articolo di Vita pubblicato sullo stesso argomento: "quando le cose non passano sui tavoli di certi sottosegretari le cose stesse riescono, in qualche modo, ad arrivare a concretezza".

Il Comitato Media e Minori del MiSE, che vigila sulla qualità delle trasmissioni televisive, ha chiuso i battenti. Dopo la sua, travagliata, ricostituzione nel 2013, ha dovuto subire l’azzeramento del sostegno economico da parte delle emittenti che ne fanno parte e la progressiva defezione di un terzo dei suoi membri titolari. Nonostante la difficoltà di assicurare il numero legale delle sedute, il Comitato ha esaminato nel corso del suo mandato triennale oltre 400 segnalazioni, emettendo oltre 50 delibere di Raccomandazione e 25 di Risoluzione. A tutt'oggi, il sottosegretario Giacomelli non ha dato corso alla procedura di rinnovo richiesta dal Direttore Generale del MiSE, Antonio Lirosi.Come per la pubblicità sul gioco d'azzardo, sono anche questi, piccoli segnali di una insensibilità su certi temi, molto delicati e importanti per i nostri adolescenti, uomini di domani.


L'Autore è Vice Presidente CNU-AGCOM


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