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Migranti, perché funziona il modello Milano

Picco di presenza di profughi: sono sempre di più quelli per cui la città è una meta e non un transito. Ma l'alleanza tra istituzioni e privato sociale dimostra di reggere all'emergenza

di Giuseppe Frangi

Almeno il 20 per cento dei migranti che arrivano sulle coste italiane hanno come meta Milano. È uno dei fatti nuovi di questa estate 2016 e che spiega perché il capoluogo lombardo sia finito sotto pressione sulla questione dei profughi.

In questo momento ci sono circa 3300 persone che vengono assistite dal comune in collaborazione con le associazioni non profit e le strutture della chiesa. Ma il fatto nuovo è che gli spazi per il turn over ormai è molto ridotto, perché il 75 per cento ha fatto richiesta di asilo una volta arrivati a Milano. Il sindaco Beppe Sala quindi è alle prese da una parte con questa emergenza e dall'altra con i vizi della disinformazione.

«Non è prevista, dunque, alcuna tendopoli in altri luoghi della città», ha detto ieri Sala. «Preciso questo a beneficio dei campioni del comunicato stampa “un tanto al chilo” che vogliono descrivere una città allo sbando che non esiste. I problemi "si affrontano e si risolvono con il buon senso e tanto lavoro».

Il modello Milano è in effetti basato sul buon lavoro di tutti i soggetti in campo. Come ha detto il presidente della Fondazione Arca, Alberto Sinigallia, se la città sta reggendo all'emergenza «il merito è di tutti i milanesi». Sinigallia ha anche confermato che la situazione sta cambiando.

Il saper gestire le situazioni a volte amplia la portata dei problemi, come ha spiegato sempre Sinigallia: «Milano ha retto molto bene grazie all'azione combinata tra Comune e le associazioni, ma in questo modo è diventata ancor più un polo di attrazione per queste persone in fuga. E poi ormai ci sono più arrivi che transiti».

Nel mese di luglio sono oltre 13mila le persone che Progetto Arca ha accolto in gratuità a Milano e la situazione si sta complicando ulteriormente. «Nella prima settimana di agosto nei centri e presso l'hub che gestiamo», spiega Sinigallia, «abbiamo accolto circa 3.700 profughi».

I posti messi a disposizione dalla onlus a Milano senza percepire alcun contributo dalle istituzioni sono in via Zoia (200 posti), nella palestra del centro di via Aldini (100 posti), nel centro anziani di via Sammartini (70 posti) e al civico 120 della stessa via, accanto all'hub di prima accoglienza (230 posti).

Un grande sforzo per Progetto Arca, che sottolinea il ruolo chiave della rete che si è creata tra istituzioni e privato sociale per far fronte all'emergenza. «Sono sicuro che riusciremo ad affrontare anche questa sfida nel migliore dei modi grazie alla pronta e sempre più forte collaborazione tra istituzioni, associazioni, cittadini volontari, aziende e sostenitori», conclude Sinigallia.


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