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Nairobi, chiese e moschee unite dal giallo

Luoghi di culto dipinti tutti dello stesso vistoso colore. È l’idea lanciata da un artista e da un’attivista che sta prendendo piede nella capitale kenyana. Per realizzarla si sono mobilitati 70 giovani volontari, di tutte le appartenenze

di Giuseppe Frangi

La prima è stata la Jeddah Mosque Kambi a Nairobi. Dal settembre 2015 non ha più l’aspetto che tutti le conoscevano, perché è stata tutta dipinta di giallo. Poi è stata la volta della Holy Trinity ACK, parrocchia cattolica di Kibera, e del tempio Hindu Baps Swaminarayan. Ora il cantiere so è spostato sulla chiesa Jesus Is the Key of Life e su altri tre luoghi di culto. L’idea è stata lanciata da Yazmany Arboleda, artista di origini colombiane che vive a New York e da Nabila Alibhai fondatrice di In Commons, un movimento di cittadinanza attiva. Si chiama Colour in Faith e prevede di dipingere di giallo i luoghi di culto che aderiranno al progetto, come segno di amicizia, e di pacifica convivenza tra tutte le fedi presenti sul territorio keniota: l’83% della popolazione è cristiana, l’11% musulmana e poi ci sono piccole minoranze buddiste ed Hindu. Ma nell’elenco c’è anche la Masjid Musa, una moschea che era stata sospettata di accogliere musulmani radicali e che aveva cambiato nome come anche la Majengo Salvation Army church che aveva subito in passato due attentati. «Questo è astato un grosso problema per noi, perché entrambi questi edifici sono stati diversamente colpiti dalla radicalizzazione tra il 2012 e il 2014», ha dichiarato ha dichiarato Arboleda. «Ma l'arte ci aiuta a riconsiderare noi stessi e i nostri pensieri sugli altri».

La storia cominciò nel 2015 mentre Arboleda era a Nairobi per una residenza d’artista. Ad agosto in Kenya arrivò Obama e il corrispondente della Cnn scrisse un articolo parlando del pericolo connesso con quel viaggio in quanto il paese era «un focolaio del terrorismo». In polemica con quell’articolo venne lanciato su twitter l’hastag #someonetellcnn che ebbe uno straordinario successo. Al punto che uno staff della Cnn si recò a Nairobi per chiedere scusa per i giudizi espressi in quell’articolo.

«La gente all’inizio pensava che le nostre foto fossero fatte con Photoshop, tanto il giallo è così saturo. ll nome della vernice è “Optimistic Yellow

Yazmany Arboleda

Arboleda, che ha alle spalle numero esperienza di public art in contesti anche difficili (l’esperienza sua più nota fu a Kabul nel 2013 all’indomani di una attentato dei talebani, quando portò in piazza diecimila persone, ciascuno con un palloncino color fucsia), pensò di non lasciar cadere l’onda che si era creata nel paese. Così, dopo aver messo a punto l’idea con Nabila Alibhai cominciò un giro delle “sette chiese” per convincere pastori, iman e sacerdoti a colorare di giallo gli edifici di culto. Non è stata impresa semplice, ma poco alla volta le adesioni sono cominciate ad arrivare. Arboleda ha trovato un sponsor tecnico all’impresa, un’azienda ugandese, la Sadolin, che ha fornito 5mila litri di pittura. Gialla naturalmente. Poi ha arruolato un gruppo di 70 giovani volontari appartenenti alle diverse comunità religiose.

«La gente all’inizio pensava che le nostre foto fossero fatte con Photoshop, tanto il giallo è così saturo», dice Arboleda, che dice di aver scelto il colore per la sua luminosità e calore. «Il nome della vernice è “Optimistic Yellow”».


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