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Saviano: nei volontari il nostro patrimonio più prezioso

Riproponiamo un brano dell’articolo di Roberto Saviano: «Nello straziante scenario fatto di macerie e paura, volontari, poliziotti, vigili del fuoco, ragazzi del servizio civile, semplici cittadini che con pale o a mani nude, senza sosta, con gli occhi e la bocca impastati di polvere, scavano e lottano per la vita sono l’incarnazione della parte migliore dell’Italia»

di Roberto Saviano

Che non sembri scontato, mai. Non sembri che così debbano andare naturalmente le cose. L’aiuto che sta partendo dalla Sicilia al Piemonte, da italiani e immigrati, verso le zone terremotate dell’Italia centrale è la dimostrazione di un immenso slancio umano.

Quell'immenso slancio umano che ancora contraddistingue il nostro Paese. Non accade così ovunque, non accade con così forte istinto. È il nostro patrimonio più prezioso.

Nello straziante scenario fatto di macerie e paura, volontari, poliziotti, vigili del fuoco, ragazzi del servizio civile, semplici cittadini che con pale o a mani nude, senza sosta, con gli occhi e la bocca impastati di polvere, scavano e lottano per la vita sono l’incarnazione della parte migliore dell’Italia. Hanno lasciato il loro posto sicuro per andare a scavare dove ancora ci sono scosse, dove non c’è alcuna sicurezza, dove le loro vite sono in pericolo, perché hanno iniziato a scavare mentre le scosse ancora avvenivano, e tra edifici pericolanti. E non si sentono invincibili, no. E non hanno in spregio le proprie vite, ma così bisogna fare per difendere vite, rischiare, e così stanno facendo. Queste persone rappresentano ciò che siamo e offrono un battito vigoroso al cuore del nostro Paese perduto, spezzato, incapace di dialogare, colmo d’insulti e di sotterfugi, di imbrogli e di imbroglioni. Un Paese che quando è ferito a morte, però, silenzia quasi per miracolo le voci inutili e illumina senza far rumore quelle azioni fondamentali di chi lontano da ogni pubblicità o ricompensa, da ogni tornaconto o calcolo sa mostrare un animo generoso e pieno di empatia. Essere presente, farsi carico dell’emergenza, tendere una mano.


(…)


E la tragedia, questa tragedia, fa pensare più forte, con più desiderio e necessità alla felicità. Una felicità che non può sempre essere quella di un momento, quella delle piccole e piccolissime cose (una cena in famiglia, il rosicchiare la crosta di formaggio o una festa sulla spiaggia) ma che deve diventare la felicità di uno sguardo diverso sulle cose, di una spinta diversa ad agire, del puntare a grandi valori, a grandi realizzazioni. Sapere che, ancor prima che si organizzassero gli aiuti, nei Comuni colpiti dal sisma c’erano già volontari pronti ad aiutare, mi fa pensare che, nonostante tutto, esiste ancora una possibilità di giustizia, che viene dalla generosità di queste persone pronte a sopperire agli errori, alle ruberie, alle mancanze, agli abusi e le dimenticanze di decenni di amministrazioni locali e nazionali incapaci e furbe. Ce la faremo, anche stavolta ce la faremo: ce lo stanno insegnando questi uomini e queste donne.

pubblicato il 25 agosto 2016 da La Repubblica


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