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Campi abbandonati e profughi? Ci abbiamo costruito un’azienda

A Canelli nel triangolo del vino fra Langhe, Roero e Monferrato una startup sta crescendo grazie a un modello che conviene a migranti e proprietari terrieri locali

di Diletta Grella

I Maramao, per gli anziani della zona, sono i forestieri, quelli che non sono della zona, quelli che vengono da fuori. Negli anni Cinquanta erano identificati con i meridionali, oggi i maramao sono i migranti. «Ben inteso: non si tratta di un termine dispregiativo, è semplicemente un modo di dire comune, per indicare qualcuno che è considerato diverso. E così, quando dovevamo trovare un nome per la nostra impresa, abbiamo pensato proprio a Maramao!». A parlare è Claudio Amerio, 38 anni. Lui è uno degli ideatori e oggi dei responsabili di Maramao, una cooperativa agricola sociale fondata a Canelli, in provincia di Asti, nell’aprile di quest’anno, con un obiettivo all’apparenza contraddittorio: dare lavoro ai migranti in un territorio ricco di tradizione, ma oggi in lento declino.

«Come progetto di startup siamo nati già un paio di anni fa» spiega Amerio, che è il responsabile dell’area migranti della cooperativa CrescereInsieme di Acqui Terme. «I nostri paesaggi vitivinicoli, tra Langhe, Roero e Monferrato, sono patrimonio dell’umanità Unesco. Negli ultimi anni però è aumentato il numero dei terreni incolti e abbandonati, che si stavano impoverendo stavano perdendo fertilità. Così, nel 2014, con CrescereInsieme (aderente alla rete Cgm), abbiamo pensato di coinvolgere alcuni proprietari terrieri e di condividere con loro l’idea di mettere in piedi un’azienda agricola che creasse opportunità lavorative, relazionali e di inclusione sociale, per i numerosi richiedenti asilo e rifugiati che arrivano nella nostra provincia, ma anche per le persone svantaggiate del territorio.

Da un lato, infatti, Canelli è tristemente nota per episodi di caporalato e di sfruttamento dei migranti, insieme a Saluzzo e a Rosarno, ma dall’altro è sede di uno tra i primi progetti Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) in Italia. Maramao è partita nel 2015, con undici ettari di terra, grazie ad un contributo iniziale di 27.500 euro della Fondazione Social di Alessandria e di circa 15mila euro ottenuti dallo Sprar. Oggi gli ettari coltivati sono saliti a 15, perchè altri proprietari terrieri hanno dato i loro appezzamenti in comodato d’uso gratuito o in affitto con canoni simbolici.

I ragazzi coinvolti sono 12 e provengono da Eritrea, Guinea, Senegal, Gambia, Costa d’Avorio e Togo, ma tra di loro ci sono anche due italiani. Le età vanno dai 17 fino ai 30 anni. «Tutti hanno alle spalle storie di grande sofferenza, pertanto attiviamo tutte quelle strategie —per esempio la rotazione delle colture—, che favoriscono l’arricchimento dei terreni. Non vogliamo depredarli, ma consegnarli fertili e rigogliosi alle generazioni future.

Il percorso è arrivato alla sua seconda edizione e i ragazzi che vi hanno partecipato sono ormai 22. Alcuni hanno trovato impiego in aziende locali, perchè il nostro obiettivo è quello di dare ai giovani migranti una professionalità spendibile sul territorio, non solo in Maramao».

Gli ortaggi coltivati sono tanti: carote, zucchine, finocchi, insalata, coste, broccoli, spinaci… E poi, ancora, ci sono uva, fragole, farro, nocciole… Molti prodotti vengono trasformati in collaborazione con alcune aziende: si producono farina e granella di nocciole; gallette, farine e chicchi di farro; passata di pomodoro; mostarda….

«Vendiamo a gruppi di acquisto locali e alla rete dei soci della cooperativa CrescereInsieme» continua Claudio. «Inoltre, un paio di volte a settimana, siamo presenti in due piccoli mercati a chilometro zero: ormai la gente ci conosce e ci segue. L’uva che raccogliamo, invece, la vendiamo a cantine locali per realizzare vini, tra cui il Moscato d’Asti Docg, il Barbera d’Asti Docg, il Dolcetto d’Asti Doc e il Cortese dell’Alto Monferrato Doc».

Nel 2015 il fatturato di Maramao ha raggiunto i 34mila euro. L’obiettivo è di arrivare a 50mila euro entro la fine del 2016 e a 150mila euro entro il 2023, con l’implementazione di altre attività. «I progetti che stanno per partire sono diversi, grazie anche ad un nuovo contributo di 30mila euro di Fondazione Social» prosegue il cooperatore. «Vorremmo avviare un allevamento avicolo con 50 galline e piantare 500 alberi da frutto. Ma soprattutto stiamo lavorando per creare un laboratorio di nostra proprietà, dove trasformare i prodotti freschi e dove produrre il pane a partire dalle farine. Ci piacerebbe coinvolgere gli utenti disabili di CrescereInsieme e generare quindi possibilità occupazionali anche per loro».

«Inoltre», conclude Amerio, «ci stiamo impegnando per organizzare una fattoria didattica per le scuole, con percorsi sul tema dei migranti e dell’agricoltura biologica. Abbiamo individuato un edificio che potrebbe diventare una struttura ricettiva per cicloturisti o un agriturismo. Siamo alla ricerca di investitori che ci sostengano. La mia più grande speranza è che Maramao contribuisca a rivitalizzare questo territorio proprio attraverso i migranti, considerandoli non un problema, ma una risorsa».


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