Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Comitato editoriale

Meno accanimento e più condivisione nell’assistenza

Fondazione Gimbe e Fondazione Ant hanno realizzato la versione italiana delle linee guida Nice per l'assistenza nel fine vita che più che da rigorosi protocolli dovrebbe essere basata sulle evidenze e personalizzata sulle preferenze e necessità del paziente. Obiettivo: creare piani assistenziali individualizzati

di Redazione

«Le decisioni terapeutiche e assistenziali nel fine vita sono assolutamente personali e, di conseguenza, devono essere prese individualmente con la massima libertà dalle persone». È quanto osserva Fondazione Ant in un comunicato dedicato alla realizzazione in italiano delle linee guida Nice (National Institute for Health and Care Excellence) per l’assistenza nel fine vita. Anche se la Costituzione afferma che nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario contro la propria volontà, nei fatti l’Italia continua a rimanere molto indietro rispetto ad altri Paesi europei, perché continua la nota «non esistono leggi che regolano l'affermazione della volontà della persona in fine vita».

Accanto al vuoto legislativo sul tema, professionisti e organizzazioni sanitarie non dispongono di linee guida recenti e credibili per la gestione clinico-assistenziale di un momento della vita dove, indipendentemente dal setting – cioè dove è assistito il paziente (ospedale, domicilio, hospice, ecc.) – la cura (cure) deve lasciare il posto all’assistenza (care), nel pieno rispetto di scelte condivise con la persona.

«Spesso, anche a causa di pressanti richieste di familiari e caregiver poco informati l’assistenza alle persone in fine vita è caratterizzata da interventi diagnostico-terapeutici inappropriati non condivisi con il paziente, sconfinando nell’accanimento terapeutico che non rispetta preferenze e aspettative della persona, peggiora la qualità di vita e consuma preziose risorse», afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. «È indispensabile identificare un professionista sanitario responsabile della comunicazione e del processo decisionale condiviso sul fine vita per dare alla persona e ai suoi familiari e caregiver informazioni accurate sulla prognosi, per chiarire ogni incertezza e fornire l’opportunità di discutere eventuali ansie e timori».

«In Italia Ant assiste a domicilio 4.000 malati di tumore ogni giorno» precisa il presidente di Fondazione Ant Raffaella Pannuti. «Questi pazienti necessitano di una presa in carico globale, multi-professionale e personalizzata, che sostenga le famiglie nel far fronte ai bisogni complessi di tipo medico e psico-sociale».

Le linea guida Nice, disponibili in italiano grazie alla traduzione realizzata congiuntamente da Fondazione Gimbe e Fondazione Ant Italia onlus, offrono un approccio sistematico e integrato alla gestione del fine vita nei soggetti adulti: dal riconoscimento della condizione alle strategie di comunicazione, dalle modalità per mantenere l’idratazione alla terapia farmacologica, dalla gestione della sintomatologia (dolore, respiro affannoso, nausea e vomito, ansia, delirium e agitazione, secrezioni respiratorie rumorose), alla prescrizione anticipatoria.

«Medici, infermieri, psicologi e tutti i professionisti sanitari che gestiscono persone in fine vita dovrebbero utilizzare queste linee guida per implementare percorsi assistenziali basati sulle evidenze, personalizzati sui bisogni del paziente e che tengano conto della sostenibilità economica, concludono Cartabellotta e Pannuti.

Le “Linee guida per l’assistenza agli adulti nel fine vita” sono disponibili a questo link