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Self-advocacy, l’Italia ha la sua prima piattaforma

Verrà presentata a Roma il prossimo 19 settembre la prima piattaforma italiana di auto-rappresentanti, esito del progetto "Io cittadino!" di Anffas. «C’è una grande voglia di cambiamento. La richiesta forte è di essere ascoltati e presi in considerazione sul serio, perché troppo spesso si fa ancora fatica a riconoscere le persone con disabilità intellettiva come soggetti che possano dire qualcosa sulle loro vite», dice Roberta Speziale.

di Sara De Carli

«Con questo progetto Anffas Onlus vuole aiutare tutte le persone con disabilità intellettiva a capire come poter diventare auto-rappresentanti. Essere auto-rappresentanti vuole dire che le persone con disabilità intellettiva si rappresentano in prima persona e spiegano agli altri ciò che desiderano. In Italia ad oggi non esiste una associazione di auto-rappresentanti: con questo progetto Anffas vuole creare la prima associazione di auto-rappresentanti italiana»: è questa la presentazione in linguaggio easy to read che Anffas faceva del progetto Io cittadino.

Ora quel progetto, partito nel dicembre 2015 grazie al cofinanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, giunge alla sua conclusione: il 19 settembre a Roma verrà presentata la prima piattaforma italiana di auto-rappresentanti. “Nulla su di noi senza di noi”: finalmente quello slogan diventa concreto anche in Italia.

La piattaforma conta per il momento 11 leader ed è il primo passo per la nascita anche in Italia di un vero e proprio movimento di self-advocacy. Enrico, Marco, Antonio, Alessandro, Serena, il giovanissimo Enrico di Salerno, soltanto 18 anni… sono loro i pionieri di questa avventura nata all’interno delle realtà Anffas. In questi mesi hanno fatto un percorso formativo specifico e sono stati eletti portavoce di altrettanti gruppi territoriali, dal Veneto alla Sicilia.

Il progetto in origine prevedeva la nascita e l’accompagnamento di otto gruppi territoriali, ne sono nati undici, tanta è stata la richiesta. A spiegare le tappe del percorso è Roberta Speziale, coordinatrice del gruppo tecnico progettuale e della formazione: «Ogni struttura aderente ha individuato due referenti, una persona con disabilità e un facilitatore (generalmente un professionista o un operatore. Si tratta di persone tra i 20 ai 45 anni, con storie personali molto differenti. Tra febbraio e marzo hanno fatto una prima formazione in modalità accessibile sui temi dei diritti e della cittadinanza attiva, lavorando sul ruolo e il profilo dell’auto-rappresentante e confrontandosi anche con le esperienze che in altre parti del mondo esistono da tempo, in particolare con l’associazione spagnola e portoghese delle famiglie e con le organizzazioni di auto-rappresentanti della Croazia e della Romania, con la presenza di due membri di EPSA, la piattaforma europea degli auto-rappresentanti».

C’è una grande voglia di cambiamento, la richiesta forte è quella di essere ascoltati e presi in considerazione sul serio, perché troppo spesso si fa ancora fatica a riconoscere le persone con disabilità intellettiva come soggetti che possono dire qualcosa sulle loro stesse vite

Roberta Speziale

Tornati a casa, questi primi undici auto-rappresentanti e i loro facilitatori hanno promosso la nascita di altrettanti gruppi territoriali, formando a cascata altre 118 persone: alla fine ciascun gruppo ha eletto un portavoce. Nella metà dei casi è stato riconfermato il referente, nella metà no. «C’è una grande voglia di cambiamento, la richiesta forte è quella di essere ascoltati e presi in considerazione sul serio, perché troppo spesso si fa ancora fatica a riconoscere le persone con disabilità intellettiva come soggetti che possono dire qualcosa sulle loro stesse vite», continua Speziale. Una ampia parte del lavoro si è focalizzata sul passaggio dall’io a noi, poiché un conto è rappresentare le proprie istanze, essere consapevole dei miei diritti, conoscere le strategie per tutelarmi, altro è farsi portavoce di un gruppo, di una causa sociale. Avere la consapevolezza di non rappresento se stessi ma un gruppo e organizzarsi per essere la voce del gruppo.

Tutto questo si è già concretizzato in due momenti pubblici importanti, racconta Roberta: il primo lo scorso 30 marzo, in occasione della Giornata Nazionale delle persone con disabilità intellettiva, celebrata al Quirinale, tre auto-rappresentanti hanno consegnato al Presidente la “dichiarazione di Roma” sul sostegno all'autorappresentanza in Italia e in Europa, il secondo a giugno, all’assemblea nazionale di Anffas, dove gli auto-rappresentanti hanno analizzato il documento con la linea politica associativa e formulato raccomandazioni all’Assemblea: «sono entrati ufficialmente nel percorso associativo, è cosa nuova. Nel manifesto di Milano alcune osservazioni sono entrate, l’auto-rappresentanza e la partecipazione sono fra le principali priorità dell’associazione, questa è un derivato naturali del percorso di empowerment», sottolinea Speziale.

Il progetto Io cittadino! durante questo anno ha lavorato all’interno del perimetro di casa Anffas: «i gruppi hanno bisogno di un grosso supporto in termini di risorse professionali, strumenti, facilitazioni, per questo siamo partiti giocando in casa. Certo però lo immaginiamo come un progetto aperto, speriamo che possa crescere a raggiungere ulteriori realtà».

L'appuntamento è per il 19 settembre al Centro Congressi – Via dei Frentani 4 – Roma, dalle ore 10.00 alle 17.00. Qui il programma.