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Economia & Impresa sociale 

Come tenere insieme equità e sostenibilità: 450 imprenditori sociali a confronto

Modelli di consumo della grande contrazione, nesting tra primo e secondo welfare, innovazione sociale e tecnologica: sono questi i terreni di indagine a cui è dedicato il workshop 2016 organizzato da Iris Network a Riva del Garda

di Flaviano Zandonai

“Equità e sostenibilità nei modelli di consumo della grande contrazione”, “Nesting tra primo e secondo welfare”, “Innovazione sociale e tecnologica in territori a bassa densità di risorse”. Un contorsionismo di contenuti caratterizza molte delle sessioni del Workshop sull’impresa sociale che si terrà il prossimo 15 e 16 settembre a Riva del Garda. Eppure il tema dell’edizione 2016 dell’evento rivano promosso da Iris Network è un classico: equità e sostenibilità, ovvero il basamento su cui si poggia l’impresa sociale fin dalle sue origini.

La risposta a questa complessità di ritorno viene dalla seconda parte del titolo: lo “scenario diseguale” che caratterizza la società come dato strutturale sollecita infatti non un semplice restyling ma una vera e propria riforma di questo modello d’impresa. Riforma che, come sappiamo, è in fase di attuazione sul fronte normativo, ma che richiede interventi altrettanto significativi di ridisegno dei servizi e dell’organizzazione arrivando a incidere proprio sui fondamenti, sulle culture che sostanziano, in termini di senso, l’esistenza di un soggetto istituzionale specifico chiamato a rispondere in modo nuovo a obiettivi di equità e di sostenibilità.

Che cosa troveranno i circa 450 imprenditori sociali iscritti al Workshop? In primo luogo, come da qualche edizione a questa parte, un insieme di pratiche non solo da discutere ma da cui apprendere, sapendo che sono generate in un milieu simile a quello in cui molti di essi si trovano ad operare. In secondo luogo alcuni contributi che aggiornano lo scenario puntando non su analisi onnicomprensive, ma piuttosto su alcuni “punti di pressione” del dibattito. Elementi caratterizzati da ambivalenza nei significati e nelle possibili ricadute, rispetto ai quali la parola definitiva spetta, ancora una volta, a chi è chiamato a intraprendere per obiettivi che come recita la norma quadro sul terzo settore – di cui l’impresa sociale è pienamente parte – perseguono il bene comune, la cittadinanza attiva, la coesione e protezione sociale, la partecipazione, l'inclusione. Ecco quindi che l’impresa sociale è chiamata a ricavarsi uno spazio adeguato al proprio ruolo di organizzazione orientata al mercato nelle politiche di contrasto a povertà e disuguaglianza illustrate in particolare dalla professoressa Chiara Saraceno e dal senatore Stefano Lepri. E inoltre dovrà essere in grado di contaminare positivamente un Terzo settore ancora ricco di imprenditoria sociale latente come avrà modo di argomentare Carlo Borzaga e come dimostra il focus che il numero di Vita Magazine in edicola ha dedicato all'impresa sociale attiva nel mercato dell'equosolidale.

Infine, spetta in particolare all’impresa sociale trovare una via equa e sostenibile all’impact investing, agendo attraverso progettualità, strumenti e modelli societari adeguati alle risorse disponibili e soprattutto agli obiettivi che si vogliono perseguire, come si avrà modo di discutere nella sessione di chiusura con Mario Calderini. Un’economia, in sintesi, che è più sostenibile nella misura in cui è più equa, richiamando in tal senso il tema non solo del workshop ma della giornata mondiale della giustizia sociale delle Nazioni Unite intitolata “a Just Transition – environmentally sustainable economies and societies”. Facile da dire, molto più complesso da mettere in pratica.

Su Vita.it Flaviano Zandonai cura il blog Fenomeni


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