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Prof, prova a immaginare: a Bologna si parla di “design teaching”

Dai banchi del Bronx a Opificio Golinelli, gli insegnanti rinnovano la scuola: l'esperienza di Emma Scripps, fondatrice del movimento americano dei professori che «non hanno paura di sognare» una scuola migliore

di Gabriella Meroni

Dai banchi del Bronx a Opificio Golinelli, gli insegnanti innovano la scuola a partire dalla propria classe. Sarà la docente americana Emma Scripps (al centro nella foto), intervenendo in diretta da San Francisco, a inaugurare l’anno accademico di Educare a educare, l’area progettuale della Fondazione Golinelli dedicata alla formazione permanente degli insegnanti di ogni ordine e grado, che in tre anni d’attività ha coinvolto 3 mila docenti. Il convegno “L’innovazione a scuola” si tiene sabato 24 settembre a Opificio Golinelli (via Paolo Nanni Costa, 14) alla presenza di Stefano Versari, direttore generale Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia‐Romagna, Marilena Pillati, vice sindaco con deleghe a Educazione, Scuola, Adolescenti, Giovani Comune di Bologna, Antonio Danieli, direttore generale Fondazione Golinelli. Intervengono Giorgia Bellentani, coordinatore area Educare a educare, e Olivia Levrini, docente di Didattica e Storia della Fisica, Università Bologna.

Emma Scripps è program designer di The Teachers Guild, la comunità americana di insegnanti che da anni sperimenta il metodo il design thinking in ambito educativo, ossia il processo di innovazione sviluppato alla Standford University Usa che progetta esperienze di apprendimento valorizzando i bisogni e le abilità degli alunni, e consente agli insegnanti di accrescere le proprie capacità creative. Emma Scripps, che ha iniziato la sua carriera come insegnante di inglese a Chicago, fa parte del gruppo che forma gli insegnanti di diverse scuole degli Stati Uniti, a partire dalle sperimentazioni sviluppate alla The Riverdale Country School del Bronx-New York. Il titolo della sua lezione è “Teachers as innovators: creating change from your classroom”. L’altra lezione, dal titolo “Identità, creatività e immagini di futuro: nuove sfide per l’educazione scientifica nella società dell’accelerazione” è tenuta da Olivia Levrini, professoressa associata in Didattica e Storia della Fisica al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna.

“Tra tutti i cambiamenti che le nuove generazioni devono affrontare – dice Olivia Levrini – ce ne è uno che da tempo attira la nostra attenzione perché desta profonda preoccupazione: il rapporto dei giovani con il tempo. In questa ‘società dell’accelerazione e dell’incertezza’, i ragazzi si trovano a combattere con un futuro imprevedibile, un passato che con grande fatica dà chiavi di lettura per l’oggi e un presente frenetico, orientato a cogliere l’attimo, a tenersi abilmente aperti tutti gli scenari possibili. Può la formazione scientifica offrire alle ragazze e ai ragazzi occasioni per stare più serenamente nel presente della loro esperienza? Possono i saperi scientifici contribuire alla gestione, razionale ed emotiva, dell’incertezza verso il futuro?”

“Nei primi tre anni Educare a Educare ha coinvolto quasi 3.000 insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, alcuni di questi provenienti fuori dall’Emilia-Romagna – spiega Antonio Danieli, direttore della Fondazione Golinelli – L’impegno sancito con la stipula di protocolli di lavoro con il MIUR e con gli Uffici Scolatici Regionali nei territori mostra sempre più lo sforzo della Fondazione verso l’innovazione nella didattica: solo da un sistema educativo all’avanguardia e adeguato ai bisogni formativi dei nostri giovani può passare lo sviluppo del nostro paese e la competitività a livello internazionale. Occorre, inoltre, evidenziare l’impegno della Fondazione per gli insegnanti e con gli insegnanti, coinvolti nella ricerca, nella progettazione e nello sviluppo concreto dei loro stessi percorsi formativi, finalizzati sempre alle ricadute in classe sugli studenti. In Educare a educare maestri, insegnanti, ricercatori, professori, pedagostici, esperti di formazione, tutor scientifici, rappresentanti delle istituzioni lavorano insieme alla ricerca di nuove formule, studiando le best practice a livello internazionale e sforzandosi di ricercare l’innovazione per costruire altri modi di fare scuola”.

I corsi gratuiti a Opificio Golinelli sono 40 per un totale di 750 ore di formazione. Per il 2016/17 l’offerta si innesta sul solco degli anni precedenti: centralità della sperimentazione in laboratorio, binomio tra scienza e società, valorizzazione delle nuove tecnologie per la didattica, interazione tra le discipline. Ma non mancano le novità. Sono ampliati i corsi collegati al potenziamento delle abilità digitali e computazionali e sono introdotte sperimentazioni sulle nuove tecnologie come la stampa 3D e la robotica, sull’utilizzo didattico degli open data e dei big data.Particolare attenzione è dedicata all’educazione della cultura imprenditoriale con corsi che includono strumenti e tecniche utilizzati nei processi di open innovation, come il design thinking e la prototipazione rapida. Grande attenzione anche per l’interdisciplinarietà con proposte per insegnanti di musica, arte, storia e letteratura che collegano le humanities alle scienze e alle tecnologie. Come ad esempio il corso che propone un lavoro tra teatro e scienza partendo dal testo shakespeariano “Romeo e Giulietta”.


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