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Cooperazione & Relazioni internazionali

Bene la lettera di Sala. Fino alle proposte

Ho letto con interesse la lettera a Repubblica del Sindaco di Milano sulle politiche di immigrazione in Italia. L'ho trovata anche una buona base di partenza per una discussione sul tema. Ma ma non ho capito quali sarebbero davvero le sue proposte. Parliamone

di Marco Ehlardo

Ho letto con interesse la lettera a Repubblica del Sindaco di Milano sulle politiche di immigrazione in Italia. L'ho trovata anche una buona base di partenza per una discussione sul tema.

Figuriamoci, le analisi non sono originalissime, né tantomeno rivoluzionarie, ma parlare di accoglienza come dovere e non come scelta è coraggioso, soprattutto per un Sindaco in una regione governata dalla Lega.

Tutto bene, dunque, se non per un piccolo problema. La lettera è stata presentata, dal giornale che l'ha pubblicata, come un "messaggio" al Governo: cambiare politica sull'immigrazione.

E qui devo confessare la mia ignoranza, o stupidità, o entrambe, ma non ho capito quali sarebbero le sue proposte. Cioè, in sostanza, quale sarebbe questo messaggio. A meno che non sia criptato.

"Il governo deve valutare se dare vita ad un unico soggetto che si occupi di immigrazione e accoglienza". Anche questa non è un'idea nuovissima, e può andare in una direzione giusta o meno a seconda di com'è realizzata e di cosa dovrebbe fare. Dunque andrebbe spiegato meglio cosa ha in mente. Distribuire meglio i compiti tra i vari soggetti oggi coinvolti (Ministero dell'Interno, del Lavoro, ANCI, etc)? O affidare tutto ad uno di questi? O creare un soggetto che li commissari tutti? Boh. Eppure dovrebbe sapere che dare deleghe in bianco, in Italia, genera troppo spesso dei mostri, che piuttosto che essere la soluzione diventano un nuovo problema. Se vuole che i Comuni siano più coinvolti, cominci a dire cosa vogliono. Non deleghi al governo.

"Bisogna poi costruire un nuovo e reale sistema di integrazione. Si tratta di proporre un nuovo patto a chi arriva: noi faremo tutto quello che serve a darvi una mano, voi mostratevi disponibili da subito ad aiutarci dove serve, mettendovi a disposizione di programmi per conoscere le nostre leggi e la nostra lingua".

Beh, come proposta di nuovo sistema di integrazione non è proprio il massimo. Vi "integriamo" se voi imparate le nostre leggi e la nostra lingua. Cose che i richiedenti asilo sono tenuti a fare già ora. Qual è la novità? Andrebbe piuttosto spiegato cosa intende il Sindaco con "faremo tutto quello che serve per darvi una mano".

A meno che la spiegazione non sia contenuta nel passaggio successivo: "avvieremo una sperimentazione per inserire centinaia di richiedenti asilo nelle attività di cura del territorio".

Cioè torniamo alla proposta, anch'essa non nuova, di utilizzare i richiedenti asilo per lavori socialmente utili, ma gratuiti. Se questa è l'integrazione verso cui si vuole andare, quasi meglio, a mio modesto parere, la dis-integrazione.

Quello che mi lascia perplesso, e che qualifica il livello della discussione sul tema delle politiche sull'immigrazione in Italia tra i più bassi di sempre, è che questa lettera sia stata ripresa dai maggiori organi di stampa nazionali come fosse un terremoto. Persino il Presidente del Consiglio, da un consesso importante quale l'assemblea ONU sul tema dei rifugiati, l'ha ripresa con grande enfasi.

Ma se davvero il Sindaco Sala avesse voluto dare un contributo forte, e di sinistra (come dice lui stesso), per riformare seriamente le politiche sull'immigrazione nel nostro Paese, avrebbe dovuto affrontare quello che, nella sua lettera, resta il convitato di pietra: la legge Bossi-Fini.

Avrebbe dovuto dire che sì, ci sono troppi "profughi", ma perché in Italia l'attuale normativa sull'immigrazione non dà alcuna possibilità di ingresso legale se non attraverso la domanda di asilo.

Avrebbe dovuto dire che chi viene in Italia per cercare lavoro e migliorare la propria vita non può farlo. È costretto a chiedere protezione anche se non ne ha titolo, con tutte le conseguenze sul sistema di accoglienza e sulle politiche di integrazione. E che vanno ricreati canali di ingresso legale per motivi diversi dall'asilo.

Ed a chi cominciasse ad urlare che questo significherebbe un'invasione di migranti che vengono a toglierci il lavoro, dovrebbe rispondere che se sono disposti a fare i badanti, i braccianti, i muratori, i lavapiatti, e persino gli operai in alcuni settori industriali, ben venga, si accomodino. Altrimenti tacciano.

Dunque, gentile Sindaco, bene la sua lettera, ma non benissimo. È un punto di partenza. Ma se intende mettersi alla testa di un percorso di riforma delle politiche sull'immigrazione, prenda il coraggio a due mani e proponga la riforma della Bossi-Fini.

Troverà molti nemici, ma anche molti amici.


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