Comitato editoriale

Aleppo ancora sotto attacco. Il Programma Sos prosegue

Sos Villaggi dei Bambini internazionale condanna l'attacco contro gli operatori umanitari e i convogli di aiuto. L'organizzazione è presente in Siria da 30 anni. Il racconto di Alia Al-Dalli, direttore internazionale dell’Africa del nord-est di Sos Villaggi dei Bambini

di Redazione

Arriva da Sos Villaggi dei Bambini l’appello a rispettare il diritto internazionale dopo che quattro operatori umanitari sono stati uccisi in un raid nei pressi di Aleppo. La notizia è stata riportata dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, che spiega che gli attacchi hanno colpito la città di Khan Touman, a sud-ovest di Aleppo, in una zona controllata dai ribelli. Era di pochi giorni fa l’annuncio, da parte delle forze armate siriane, della fine della tregua umanitaria, siglata a Ginevra – si legge in una nota diffusa da Sos Villaggi dei Bambini Italia. – Dopo poche ore, sono ricominciati i bombardamenti ad Aleppo.

«Sos Villaggi dei Bambini condanna fermamente ogni attacco contro gli operatori umanitari e i convogli di aiuti ed esprime le più sentite condoglianza alle famiglie di coloro che hanno dato la vita per salvare gli altri. Noi esortiamo tutte le parti, coinvolte nel conflitto in Siria, a rispettare il diritto internazionale umanitario e lo spirito che aveva portato alla tregua. Chiediamo venga consentita la consegna sicura e senza condizioni di cibo, medicine e altri generi di soccorso ad Aleppo e in tutte le aree assediate del paese», dichiara Andreas Papp, direttore della Risposta all’Emergenza di Sos Villaggi dei Bambini Internazionale. «Tutti i dipendenti e i volontari Sos stanno fortunatamente bene e continuano a lavorare, ogni giorno, per aiutare migliaia di bambini e famiglie vulnerabili, fornendo cibo, acqua, assistenza medica e riparo. Esprimiamo infinita gratitudine al nostro personale per la dedizione al lavoro di soccorso e aiuto, in condizioni profondamente difficili».

Sos Villaggi dei Bambini è presente in Siria da più di 30 anni, fornendo accoglienza e sostegno ai bambini privi di cure e alle famiglie vulnerabili. Con lo scoppio della guerra civile ha lanciato, nel 2013, un Programma di Risposta all’Emergenza per fornire assistenza ai bambini e alle famiglie di Damasco e Aleppo. Il programma negli anni si è ampliato, incentrandosi sull’assistenza umanitaria alle famiglie sfollate, sul sostegno educativo ai bambini, sull’assistenza alle madri che allattano, sul fornire cure mediche ai bambini.
«Stiamo facendo tutto il possibile per fornire supporto medico, nutrizionale ed emotivo ai bambini nelle zone assediate, per ridurre al minimo il trauma del conflitto. Stiamo fornendo acqua e generatori di elettricità a 700 famiglie, cibo a 2.500 famiglie sfollate (sono più di 12.000 persone), aiuti umanitari, pannolini e abiti alle famiglie in fuga da Aleppo», racconta Alia Al-Dalli, Direttore internazionale dell’Africa del nord-est. «I bambini hanno bisogno di andare a scuola. Ne stiamo aprendo tre temporanee, due ad Aleppo e una fuori dalla città». Nel mese di agosto il team Sos ha partecipato a un incontro con il ministero della Pubblica Istruzione per risolvere il problema della scolarizzazione. «Prima della guerra c’erano 4.040 scuole ad Aleppo. Ora ne contiamo solo 686. Solo il 17 per cento dei bambini sono iscritti alla scuola primaria. La metà dei ragazzi non hanno potuto sostenere gli esami di maturità per questioni di sicurezza», continua Alia, «oltre a questo c’è l’emergenza sanitaria. Stiamo allestendo una piccola clinica medica mobile per fornire assistenza di base ai bambini e alle famiglie. Abbiamo finanziato, nelle ultime settimane, 14 interventi chirurgici per bambini feriti dalle bombe e preparando una tenda per le madri che allattano al seno. Noi non ci fermeremo e lo diciamo ogni volta che assistiamo al dolore della nostra gente».