Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Comitato editoriale

Cure palliative, un protocollo per un’integrazione tra pubblico e non profit

Fondazione Ant e Ministero della Salute hanno siglato oggi un protocollo d'intesa, per realizzare interventi in linea con la legge 38/2010 e la diffusione in tutta Italia di una rete di cure palliative e terapia del dolore. «È il riconoscimento di un modello innovativo, per cui il non profit maturo è capace di realizzare un servizio pubblico di qualità e vicino ai bisogni delle persone»

di Sara De Carli

Fondazione ANT Italia Onlus e Ministero della Salute hanno siglato questa mattina a Roma, nella biblioteca del ministero stesso, un Protocollo d’intesa per realizzare un programma di interventi di diffusione della conoscenza e dell’utilizzo delle cure palliative e della terapia del dolore, in linea con quanto previsto dalla legge 38/2010. Il protocollo – che ha durata di tre anni e non comporta oneri finanziari per il Ministero – è stato firmato dal Sottosegretario di Stato Vito de Filippo su delega del Ministro Beatrice Lorenzin e dal presidente di Fondazione Ant, Raffaella Pannuti.

Le parti si impegnano a definire e realizzare un programma di interventi con obiettivi specifici, che vanno dalla promozione delle cure palliative rivolte al paziente oncologico all’offerta di pacchetti formativi ad alta qualificazione professionale del personale medico, paramedico e volontari, dalla realizzazione di campagne di informazione sociale sulle cure palliative alla promozione della ricerca scientifica in questo ambito. Tutte azioni che potrebbero essere così riassunte: dare un contributo allo sviluppo della rete nazionale di cure palliative e terapia del dolore, prevista dalla legge 38 ma ancora non compiutamente realizzata, quantomeno non in tutte le regioni italiane. Un protocollo che sarà senza dubbio «riempito di significati», ha sottolineato con forza il sottosegretario De Filippo.

«Il protocollo d’intesa con il Ministero è una tappa fondamentale nel percorso di Fondazione Ant. Grazie al Ministero e alle Regioni – sono già dieci – che hanno creduto nel nostro modello, che vede il non profit e la sanità pubblica insieme, integrati, perché hanno un obiettivo unico, il bene comune», ha affermato Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione ANT. «L’accordo che sigliamo oggi con il Ministero è il riconoscimento di come un non profit maturo, trasparente e organizzato secondo criteri di qualità certificati, possa positivamente affiancare il pubblico. Auspichiamo che questa nuova, importante certificazione della qualità del nostro intervento possa portare, a livello regionale, a una sempre maggior inclusione di realtà del terzo settore all’interno della rete delle cure palliative».

1/3

La firma del protocollo d'intesa al Ministero della Salute


Presente in dieci regioni d’Italia (l’ultimo gruppo, il ventunesimo, è nato a Perugia a inizio 2016), con 432 professionisti, tra cui 135 medici, e 2.064 volontari, Ant è stata la prima realtà in Italia a credere nell’assistenza specialistica domiciliare gratuita ai malati di tumore: «Oggi l’assistenza domiciliare è un concetto assodato, non così nel 1978, quanto Ant è nata», ha ricordato Donata Lenzi, onorevole Pd, presente alla firma. «Il non profit sa cogliere prima di tutti i bisogni, ma poi deve maturare. Un non profit maturo può dare un contributo importante alla sanità, offrendo risposte più vicine al bisogno di ciascuno. Integrazione non è demandare ad altri un servizio pubblico ma potere dare a tutti il servizio, mettere tutti nelle condizioni di usufruire di un diritto», ha ribadito Raffaella Pannuti.

Oggi, nonostante una legge molto ben fatta, l’accesso alle cure palliative non è nei fatti un diritto per tutti. Secondo i dati dell’ultima relazione al Parlamento, in Italia ogni anno muoiono 160mila persone di tumore: 44mila hanno un’assistenza domiciliare, 17mila muoiono in hospice. E gli altri 100mila? Oggi di fatto non hanno assistenza. Per essere concreti, solo Ant assiste 10mila persone sofferenti l’anno (10.344 nel 2015), per una media di 132 gionia e sul versante economico tramite i suoi sostenitori “immette” nel sistema 16 milioni di euro. In quasi quarant’anni di attività, Ant ha potuto assistere sul territorio italiano oltre 116.000 malati di tumore, offrendo un servizio globale e certificato, pensato a supporto loro e delle loro famiglie.

«Ant non è solo visite, non è solo assistenza domiciliare, non è solo formazione», spiega Pannuti. «Crediamo in tutto questo, facciamo tutto questo, ma il nostro punto di forza è avere una visione di fondo, il valore dell’eubiosia, che è anche la nostra visione del futuro. L’eubiosia è un’intuizione deflagrante, è l’amore che si aggiunge alla scienza. Non è facile da spiegare, per questo prendo in prestito le parole di Sant’Agostino, ancora così attuali: “Adde, ergo, scientiae caritatem et utilis erit scientia non per se, sed per caritatem”», spiega Pannuti. Sono le stesse con cui ha chiuso il suo intervento, questa mattina: il fil rouge che tiene insieme passato e futuro, il cuore di un programma.