Cooperazione & Relazioni internazionali

A 3 anni dalla tragedia di Lampedusa nulla è cambiato

Nel 2016 si stimano già oltre 4000 morti, in aumento rispetto agli anni precedenti, e in gran parte nella rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia. «. L’unica risposta è una solidarietà intelligente e sostenibile», sottolinea Gianfranco Cattai, presidente di FOCSIV

di Redazione

La giornata del 3 ottobre non è l'occasione per ricordare la tragedia di Lampedusa, la morte di 366 migranti, ma per denunciare, ancora ed ancora, come evidenziato da Papa Francesco, l’irresponsabilità di chi crea le condizioni di queste tragedie e l’indifferenza di molti. Nulla, purtroppo, è cambiato.

Nel 2016 si stimano già oltre 4000 morti, in aumento rispetto agli anni precedenti, e in gran parte nella rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia. Nonostante le misure di salvataggio intraprese a seguito dell’operazione Mare Nostrum. L’Unione Europea ha dichiarato il suo fallimento nel definire una nuova politica comune per l’asilo e sull’immigrazione.

I timidi tentativi della Commissione europea per riformare il regolamento di Dublino e per una distribuzione equa dell’accoglienza tra i Paesi membri non ha prodotto risultati. Il fallimento interno ha ripercussioni anche fuori dai confini dell'Unione, fuori da quelli europei.

L’unica misura finora adottata è l'aver scaricato sui paesi confinanti la responsabilità di accogliere e l'aver fermato i profughi che vorrebbero entrare in Europa con i muri. L’accordo con la Turchia di Erdogan sta funzionando e lo si vuole replicare con altri Paesi del Sud come il Libano, la Giordania, laLibia e poi più a Sud Etiopia, Sudan, Niger, che già ospitano milioni di profughi, in condizioni oltre ogni limite, vere e proprie bombe ad orologeria per la crescente instabilità e insicurezza.

Il rifiuto europeo all’accoglienza ed all’integrazione sta creando le crisi di domani, che inevitabilmente si ripercuoteranno sulla stessa Europa. La cecità per mancanza di solidarietà equivale anche ad una pessima visione strategica. I nostri muri imploderanno.

D’altra parte il mancato quorum del referendum ungherese contro l’accoglienza europea segnala come sia ancora possibile costruire una Europa diversa e solidale.

«È indispensabile, subito, nel breve periodo, da un lato creare corridoi umanitari e offrire vie legali di mobilità come alternative ai viaggi della morte e dall’altro fermare i conflitti, dalla Libia alla Siria, al Sudan, con un lavoro di diplomazia della pace ed estinguendo il commercio delle armi», ha sottolineato Gianfranco Cattai, presidente FOCSIV, «Al contempo, con effetti più nel medio e lungo periodo, è necessario investire, per il diritto a rimanere sulla propria terra ed a vivere con dignità delle popolazioni del Sud, in politiche volte alla cooperazione ed alle relazioni economiche giuste, ed in azioni che blocchino le fughe dei capitali nei paradisi offshore, le evasioni e le elusioni fiscali delle imprese, le speculazioni finanziarie, l’accaparramento e lo sfruttamento insostenibile di terre, acqua e risorse naturali, le privatizzazione dei bei comuni, che impoveriscono le popolazioni più vulnerabili spingendole a migrare. Infine, non possiamo tacere l’irresponsabilità del Governo italiano che ha siglato un accordo di Polizia con il regime sudanese del criminale Omar al Bashir, per il rimpatrio di migranti, mentre lo stesso regime opera nel Darfur con armi chimiche producendo le condizioni per nuovi profughi. Non è in questo modo che si risolve la crisi migratoria, anzi, la si alimenta. L’unica risposta è una solidarietà intelligente e sostenibile».


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