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La partnership tra FIGC e Intralot è un segnale pericoloso

A parlare è Vittorio Bosio, presidente del Centro Sportivo Italiano, dopo la notizia dell’accordo tra il mondo del calcio e un attore dell’imprenditoria dell’azzardo: «Ci lascino almeno la parola gioco. Vengono in mente tanti interrogativi. Ma il principale riguarda il tipo di cultura che il calcio vuole veicolare»

di Lorenzo Maria Alvaro

La Federazione Italiana Gioco Calcio ha sottoscritto, come ha prontamente riportato Vita.it, un accordo di partnership facendo diventare Intralot del gruppo Gamenet (concessionario di Stato per scommesse, slot, vlt e via discorrendo, con un fatturato in crescita dell'8,5% e una raccolta di denaro da "giochi" di 3miliardi di euro) "Premium Sponsor" degli azzurri. Ne abbiamo parlato con Vittorio Bosio, presidente del Centro Sportivo Italiano.

Ha saputo la notizia dell’accordo?
Si ho letto. Non voglio entrare in questione altrui. Sono comunque molto perplesso

Per quale motivo?
Credo che, se guardiamo al passato anche recente, non si sia davanti a una novità. Parecchie società di Serie A infatti hanno fatto questo tipo di operazioni. Qui però si sta parlando della Federazione, quindi di una Istituzioni. Il tutto quindi assume un peso, anche da un punto di vista comunicativo, diverso.

Cosa ha pensato sapendo che la nazionale italiana sarà sponsorizzata dall’azzardo?
Mi piacerebbe che ci lasciassero almeno la parola gioco. Giocare è gioia e condivisione. Non è azzardo e solitudine. Ho paura che un mezzo importante come la nazionale italiana rischi di portare messaggi molto rischiosi.

Ha parlato di paura…
Si, a me spaventa che si confondano in questo modo i piani., Nessuno vuole entrare nel merito del business. Non en avrei neanche gli strumenti. Ma se analizziamo le parole usate per presentare questo accordo è inevitabile lo spavento.

Si riferisce a espressioni come “Legalità”, “progetto culturale”, “valori”, “comportamenti consapevoli”?
Sì, mi chiedo, qual è il progetto culturale che c’è dietro a questa operazione? Mi piacerebbe che qualcuno riuscisse a convincermi che sia una cosa buona per lo sport. E poi penso ai ragazzini Non ci chiediamo che messaggio stiamo dando loro?

Come Csi dunque non vi sarebbe mai venuto in mente?
Per noi gioco significa confronto con l’altro e incontro. Quindi escludo categoricamente che una realtà come la nostra possa mai fare una partnership come questa. Noi, sia chiaro, prendiamo una parte di contributi statali che arrivano dalle lotterie. Lo dico per chiarire che non faccio discorsi moralistici. Ma un conto è prendere dei fondi pubblici, tutti hanno bisogno di fondi, altro è andare a braccetto con attori privati di certi settori. Senza contare che il calcio in Italia è un veicolo potente di messaggi educativi. O almeno dovrebbe esserlo.


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