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Famiglia & Minori

Il ritorno dei bamboccioni: 6 trentenni su 10 vivono ancora con i genitori

Pubblicato oggi un rapporto Censis-Nomisma sul bisogno residenziale dei giovani. Se i ragazzi italiani facessero come quelli degli altri paesi europei, avremmo una domanda di almeno un milione di alloggi, per la maggior parte nei capoluoghi. Dove, peraltro, esistono ben 1,8 milioni di alloggi vuoti

di Gabriella Meroni

In Italia sei giovani under 35 su dieci vivono ancora con i genitori, a causa "della disoccupazione, della crisi ecnomica, dell'incertezza del futuro e della cultura del Paese, ma se per caso decidessero di andare a vivere da soli, avrebbero grosse difficoltà nell'acquistare casa. È quanto emerge da un rapporto di Censis e Nomisma, presentato oggi a Roma nel corso del convegno "Verso la casa-Taxi". Dallo studio, emerge che il dato italiano del 62,5% si scontra contro il 48,1% degli europei e il 32,1% degli americani.

Non solo. Per molti giovani l'affitto è un obbligo, che decresce con l'età e la carriera: gli under 35 proprietari di abitazione sono il 65%, contro l'82% riferito all'intera popolazione italiana. Tra le motivazioni anche la mancanza di alloggi adatti ai giovani (o alle coppie): appartamenti piccoli, collocati in zone urbane di qualità. Case che rispondono alle esigenze di compratori attenti, che cercano risparmio energetico, materiali compatibili, reti e impianti eccellenti. Se i giovani italiani si dovessero allineare alla media europea, avremmo una domanda di almeno un milione di alloggi, per la maggior parte nei capoluoghi. Il solo patrimonio di case vuote nei capoluoghi è di 1,8 milioni di case.

Dalle interviste ai giovani tra i 18 e i 34 anni risulta che la casa non è tanto un bene patrimoniale, ma un servizio di cui usufruire e il senso di appartenenza si è spostato sul quartiere: servono spazi piccoli e pronti, connessi e poco costosi. Il modello vincente europeo è quello tedesco dove qualità dell'offerta, agevolazioni fiscali, contratti del lavoro e garanzie dei diritti producono un tasso di sfitto basso e canoni stabili. Se si stima una domanda di "case per giovani" di almeno un milione di alloggi, significa generare anche un mercato dei servizi da 400 milioni di euro l'anno, tra servizi professionali e manutenzione.


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