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Mons. Santoro (CEI): «Azzardo e Figc, Renzi intervenga»

«L'azzardo non è un gioco, è una droga. Cancellare l'accordo di sponsorizzazizione con la Federazione Italiana Gioco Calcio non solo è possibile, ma auspicabile. Il Presidente del Consiglio, di tradizione scout, sensibile al tema, non può non intervenire». Lo ha dichiarato Monsignor Filippo Santoro alla trasmissione "Siamo Noi" in diretta, ieri, su TV2000

di Giovanni Arditti

«L’azzardo non è un gioco, ma una droga». Non ci gira troppo intorno, Monsignor Filippo Santoro. Intervenuto ieri alla trasmissione di TV2000 “Siamo noi”, l’Arcivescovo di Taranto e Presidente della Commissione per i problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace della Cei, ha poi rimarcato come l’accordo fra Intralot e FIGC abbia provocato in lui «un vero sconcerto e una tristezza molto grande, per l’effetto sia sulla vita delle persone vittime del gioco d’azzardo, sia per il riflesso sul piano educativo, sia per quello sulla società nel suo insieme».

«Ho visto famiglie distrutte dalle conseguenze dell’azzardo, famiglie che non riescono a risollevarsi», ha sottolineato Monsignor Santoro. L'azzardo «è un disastro nella vita della famiglia e della società. È una droga sociale e come tale va fermata».

Mattarella e Renzi intervengano

«Auspichiamo che la frittata sia rivoltata, che si ponga uno stop a questa iniziativa. Che sia chiamato in causa il Governo, non solo la FIGC a renderne conto. Deve essere mobilitata tutta la società, ampie fette della società civile, culturale che metta un argine a questa mentalità che pone in profitto prima dell'uomo. ci può essere un moto di coscienza. Bisognerebbe lavorare sulle coscienze a partire da interventi nella FIGC e a Palazzo Chigi. Abbiamo un Presidente della Repubblica che è un educatore, abbiamo un Primo Ministro che è di nostra tradizione scout… Come si può non intervenire?».

La dissoluzione di tutti i valori

I giovani hanno bisogno di punti di riferimento. «Quando lavoravo in Brasile, a Nostra Signora di Copacabana, i ragazzi giocavano sui campetti con pochi punti di riferimento, ma chiari. I ragazzi imparano solo se il gioco è pulito. Non c’era il denaro a sedurli, ma la libertà, la responsabilità del gioco. Lì sono nati i Romario, i Ronaldinho, gli Zico». «Dovrebbero essere eliminate le fabbriche, i luoghi in cui si permette e si facilita il gioco d. azzardo».

«La nazionale è per tutte le famiglie un punto di riferimento. Tutti la guardano, anche chi non ama il calcio. Se vediamo la nazionale che porta a modello il lucro e l’azzardo, allora corrompiamo un’immagine. Ma poi c’è la sostanza: il profitto. Se arriviamo persino a contaminare la nazionale di calcio con la logica del profitto significa che i valori di riferimento sono scomparsi o sono in via di estinzione. Se si permette una cosa del genere, si favorisce la dissoluzione, l’asservimento al profitto di tutta la vita».

Un accordo contrario allo spirito dello sport

Monsignor Santoro ricorda poi che «è necessario un lavoro educativo per cui si introduce nella vita un’altra logica: la logica che lo sport – non l’azzardo! – per sua natura favorisce, ovvero che il gioco di squadra e il combattere sono valori. E poi le regole. Nello sport c’è tutta una vita che è costruzione comune. Questa iniziativa della FIGC è contraria a un progetto educativo sulla vita, è contraria allo sport».


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