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Economia & Impresa sociale 

Piigs, ecco perché l’austerity va combattuta

Un documentario di tre film maker italiani (Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre) che, attraverso la voce di intellettuali del calibro di Noam Chomsky, Stephanie Kelton e Warren Mosler, divulgano una ricerca quinquennale che dimostra l'errore rappresentato dalle poltiche di austerità

di Monica Straniero

Un tempo venivano chiamati “PIGS”. L’antipatico acronimo, che in inglese significa letteralmente maiale, è stato affibbiato dall’Economist nell’estate 2008 a Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, i Paesi dell’Eurozona che a causa di un forte deficit nei conti con l'estero e un alto tasso di disoccupazione, hanno avuto bisogno dell’intervento della BCE per evitare il default. E poi qualcuno ci ha anche aggiunto l’Italia modificando l’acronimo in “Piigs”. Per loro una sola via d’uscita che si chiama austerità. Una politica che si manifesta attraverso tagli alla spesa pubblica e aumento dell’imposizione fiscale in nome della stabilità dei bilanci pubblici, ovvero un deficit pubblico non superiore al 3% del Prodotto Interno Lordo (rapporto deficit/PIL al 3%) e un debito pubblico al di sotto del 60% del Pil. Nel 2015 in una lettera indirizzata al Financial Times, un gruppo di economisti guidati dal premio Nobel Joseph Stiglitz ha criticato duramente la linea del rigore adottata dalle autorità europee responsabile di aver prodotto più danni che benefici. Dall'inizio della crisi al giugno di quest'anno, in UE ci sono 8,5 milioni di disoccupati in più. Eppure si continua a perseverare nelle politiche di lacrime e sangue. Perché? Provano a spiegarlo tre film maker italiani. Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre hanno lanciato una campagna di crowdfunding per terminare il loro documentario dal titolo “PIIGS – Ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l’austerity”. Il lavoro è frutto di un’indagine accurata durata cinque anni e si articola nelle testimonianze di alcuni dei più grandi intellettuali del mondo. Noam Chomsky, filosofo e linguista, definito dal New York Times “Probabilmente il più grande intellettuale vivente”, all’ex ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, Stephanie Kelton, economista capo del budget del senato degli Stati Uniti e consulente economico di Bernie Sanders, Warren Mosler insider finanziario, esperto di sistemi monetari, Paul De Grauwe (London School of Economics) ed Erri De Luca (scrittore). Vita.it li ha intervistati.


Come è nata l’idea a del progetto?
È bastato guardarsi attorno per constatate come le politiche di austerità dell’Unione Europea ci stanno portando sull’orlo del baratro economico invece che salvarci dalla crisi. Il premio Nobel Paul Krugman ha più volte ribadito che i disavanzi pubblici che vediamo oggi sono una conseguenza della crisi, non la sua causa. I programmi di austerità hanno non solo fallito ma anche smantellato le misure di riduzione della disuguaglianza e di stimolo alla crescita equa. È impossibile crescere con regole così rigide di bilancio. Sono aumentati i disoccupati che hanno bisogno di servizi sociali che però vengono diminuiti. L’austerità è diventato un detonatore di malcontento generale che a sua volta ha alimentato populismi, sentimenti anti immigrazione e portato alla storica decisione della Gran Bretagna di abbandonare il progetto comunitario, la cosiddetta Brexit.

Sembra che in Spagna l’austerità abbia invece funzionato. Il paese iberico sta registrando da due anni una crescita superiore a tutte le altre grandi economie dell’Unione Europea…
Viene da chiedersi se veramente questa performance sia merito dell’austerità. In Spagna la rigida regola dei conti pubblici sta condannando un’intera generazione di giovani alla marginalizzazione economica e sociale. Se guardiamo all’Italia, secondo l’Istat il tasso di disoccupazione ha raggiunto il livello record del 44%. Il centro studi di Confesercenti ha fatto notare che nonostante la politica del rigore sia costata al nostro paese 130 miliardi di euro nel giro di dieci anni, nel 2016 ci ritroviamo esattamente con lo stesso livello del deficit pubblico del 2008 e con un debito pubblico che è aumentato di oltre 30 punti di Pil. Insomma le misure di austerità non hanno portato nulla di buono mentre il costo sociale è stato e continuerà ad essere elevato. Sempre l’Istat ha rilevato che in Italia il numero di persone che versano in povertà assoluta ha raggiunto un livello record dal 2005. Il report dell’istituto di statistica segnala anche che i giovani in povertà sono triplicati. E dal Censis arriva un altro dato sconfortante: sono 11 milioni gli italiani che nel 2016 hanno dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie nell'ultimo anno a causa di difficoltà economiche.

Avete coinvolto molte personalità che si sono schierate apertamente contro l’austerity. Cosa vi ha raccontato Noam Chomsky?
Gli abbiamo chiesto perché i paesi continuano ad insistere con questo tipo di politica. “Perché a qualcuno conviene che questa situazione continui all'infinito”, è stata la sua risposta. Le misure di austerità devastano il tessuto sociale ed economico dei paesi a vantaggio delle grandi banche che ricavano enormi profitti dalla privatizzazione degli asset industriali. E conviene alla Germania che non molla nonostante i risultati non arrivino. Un atteggiamento che come ha detto Stiglitz rischia di portare alla disgregazione dell’Europa che sta crollando sotto la pressione della grande finanza.

Nel documentario dimostrate che le regole dei trattati europei sul deficit, il debito e l’inflazione sono frutto di banali errori di calcolo
Non tutti sanno che la soglia del 3% sul deficit/Pil è un parametro privo di basi teoriche elaborato negli anni '80 da uno sconosciuto funzionario del governo di François Mitterand: Guy Abeille. Mentre l’austerità è frutto di un errore di calcolo. Nel 2010, Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart di Harvard pubblicarono un testo in cui si mostrava che paesi con elevati debiti pubblici – cioè con debiti oltre il 90% del Pil – avessero avuto storicamente tassi di crescita negativi. Anni dopo, Thomas Herndon, uno studente di dottorato dell’Università del Massachusetts Amherst, utilizzando i dati di Reinahrt e Rogoff per un’esercitazione, si è accorto che qualcosa non quadrava. I due autorevoli economisti avevano infatti escluso dai loro calcoli alcuni paesi in cui l’elevato debito pubblico non aveva ostacolato la crescita. Rogoff e Reinhart sono stati costretti a scusarsi ma i risultati dei loro studi sono ancora presi a sostegno delle misure di austerità.

Come esempio emblematico e universale delle conseguenze delle misure di austerità, il documentario racconta le vicende della Cooperativa sociale di Monterotondo.
La Cooperativa sociale di Monterotondo, a causa dei tagli alla spesa sociale e dei ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, rischia di chiudere mandando a casa 100 lavoratori e lasciando senza assistenza 150 ragazzi disabili. La cooperativa Folias per sensibilizzare sullo stato di grave crisi in cui versa il Terzo Settore italiano, ha chiesto a Bruce Springsteen di cantare “The Ghost of Tom Joad” durante il concerto di luglio a Roma. "È una canzone che ci rappresenta e che descrive bene le fatiche della gente povera – hanno scritto a Springsteen, in una lettera recapitata anche allo staff del rocker – perché ogni giorno lottiamo e lavoriamo per difendere la nostra libertà ed il diritto ad avere una vita dignitosa, ma questa società ha relegato la povertà umana agli ultimi posti dei suoi interessi ed il nostro lavoro è scarsamente riconosciuto e tutelato".

Prodotto da Studio Zabalik, il film è attualmente in fase di postproduzione: per sostenere il crowdfunding basta andare qui.


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