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Di Noto: contro la pedofilia serve unità tra le nazioni

Secondo il sacerdote fondatore di Meter l'Italia è il Paese più attivo del mondo nel contrasto di un fenomeno mondiale. Ai microfoni di Radio Vaticana annuncia uno degli obiettivi emersi dopo la riunione del nuovo Osservatorio: «Creare la banca dati della raccolta delle informazioni per quanto riguarda gli abusi e la pedofilia e la pedopornografia»

di Redazione

Hanno preso il via i lavori dell’Osservatorio nazionale contro pedofilia e pedopornografia, un fenomeno mondiale contro il quale serve unità tra le nazioni. Altrimenti, anche il lavoro che don Fortunato Di Noto, il sacerdote fondatore e presidente dell’associazione Meter onlus porta avanti da 25 anni assieme ai suoi volontari e ai colleghi dell’Osservatorio, rinnovato di recente, sarà inutile.
Parlando lunedì 17 ottobre ai microfoni di Radio Vaticana, don Di Noto ha sottolineato come questi 25 anni di attività di Meter abbiano reso la realtà di quest'associazione: «Pionieri nel campo, abbiamo cercato di dare contributi molto forti, molto intensi, soprattutto per una lotta fattiva, concreta, non certamente rappresentativa». Ma: «Si deve fare molto di più perché il fenomeno è molto grave: è un fenomeno mondiale, oltre ché rescritto nei territori italiani. Quindi credo che l’impegno continuerà: continuerà sempre», osserva.

Nei mesi scorsi non erano mancate le polemiche per la mancata inclusione di Meter all’interno dell’Osservatorio, polemiche poi superate grazie all’intervento del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. Dice il sacerdote siciliano: «L’Osservatorio ha l’intenzione di coordinare le migliori forze in campo italiano, in accordo poi con l’Europa, per favorire o migliorare le leggi, per creare – dato che ancora oggi è molto vago – la banca dati della raccolta dei dati per quanto riguarda gli abusi e la pedofilia e la pedopornografia». Non solo «E poi ci sono tutte le azioni in accordo europeo che permetterebbero un programma nazionale che incida molto nella prevenzione, perché la prevenzione è di fondamentale importanza: nelle scuole, nella possibilità di incontrare gli studenti, nelle famiglie».

Come lavorare? «Credo – e ne siamo fermamente convinti – che se non c’è una capacità e una volontà di lavorare insieme, già l’azione di lotta alla pedofilia è una lotta perdente. Guai a pensare che ognuno possa fare da sé» spiega don Di Noto. E ricorda che il fenomeno è drammatico: «I numeri dicono che è necessaria una maggiore collaborazione anche tra istituzioni e istituzioni e tra istituzioni e società civile. Spesso questo viene a mancare anche perché manca il flusso dei dati e soprattutto delle possibili occasioni per indagare le persone che fanno questo turpe mercato».

E per il futuro secondo il presidente di Meter «se non si pensa che il fenomeno della pedofilia e della pedopornografia sia un fenomeno mondiale, l’italiano che commette questo tipo di reato può commetterlo anche all’estero e non c’è la collaborazione per avere i dati necessari per individuarlo e di conseguenza contrastare il fenomeno, l’Italia potrebbe fare poco o potrebbe fare molto di più nella misura in cui anche altri Stati riescono a fare molto di più nella collaborazione».
E se si pensa che l’abuso riguarda bambini che hanno un’età da pochi giorni a 12 anni, si capisce che il nostro Paese potrebbe e dovrebbe fare molto di più, conclude.

In apertura foto di Christopher Furlong/Getty Images


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