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Mense scolastiche: presentata la ricerca di Cittadinanzattiva sui costi in Italia

Secondo Cittadinanzattiva i cibi sono di qualità, ma c'è troppo rumore nei locali. E le tariffe elevate pesano sulle rinunce e le richieste del pasto da casa

di Redazione

Il cibo è di buona qualità, la pulizia è adeguata, ma gli ambienti sono troppo rumorosi e non proprio accoglienti. Troppo poco diffuse le indagini sulla qualità percepita dagli studenti e l’unico strumento di partecipazione e controllo a disposizione delle scuole, ossia le Commissioni mensa, restano, ad oggi, poco presenti e inascoltate. Due bimbi su tre amano mangiare a scuola, ma solo uno su dieci dice di finire tutto quello che viene servito.

Dal punto di vista strutturale, inoltre, le mense non brillano: più di una su tre non ha impianti antiincendio ed elettrici adeguati, una su dieci è fatiscente, una su cinque non è abbastanza spaziosa, solo la metà risulta accogliente e ben arredata. Senza tralasciare che quasi una scuola su quattro è del tutto priva di un locale mensa… Sulle tariffe, secondo Cittadinanzattiva, emergono notevoli discrepanze fra Nord e Sud del Paese e, in generale, una media annua di 700 euro a famiglia, poco meno di 80 euro mensili, non appare sostenibile per molti nuclei familiari. Emilia Romagna la regione più cara (con oltre 1000€ l’anno), Calabria la più economica (500€). Tutte questioni, dalla percezione della qualità al costo della mensa scolastica, che finora sembrano rimaste inascoltate scatenando proteste, spesso anche estreme come quelle che hanno portato alla ormai nota vicenda del “pasto da casa”.

Sono alcuni dei dati e dei punti di vista emersi oggi nell’ambito dell’evento “Mensa a scuola: costi, qualità e…nuove prospettive?” promosso da Cittadinanzattiva. I dati fanno riferimento a due indagini svolte dall’organizzazione: una che ha coinvolto sperimentalmente le mense di 79 scuole di 13 Regioni, per raccogliere, tramite 221 indicatori, dati osservabili e dati percepiti su qualità, sicurezza, igiene, trasparenza, costi, sprechi, rifiuti, partecipazione legati al servizio di ristorazione scolastica. Quasi 700 gli intervistati di cui: 482 bambini, 95 insegnanti, 89 genitori, 30 rappresentanti delle Commissioni Mensa. Una ulteriore indagine è stata svolta fra settembre ed i primi di ottobre ed ha riguardato la rilevazione delle rette della ristorazione scolastica in tutti i capoluoghi di provincia, per scuola dell’infanzia e scuola primaria.

Più di un bimbo su tre (36%) non ama mangiare a mensa, perché il modo di cucinare non cambia (71%), il cibo è sempre lo stesso (57%), le porzioni sono scarse (48%), l’ambiente è triste (37%) e vi mangiano solo alcuni compagni (27%). Solo un bimbo su dieci dice di mangiare tutti i cibi serviti alla mensa scolastica, oltre la metà (57%) di lasciarne una parte alcune volte, un terzo confessa di mangiarne solo alcuni. I cibi più amati sono, per quasi otto bambini su dieci, il gelato e la pizza, seguiti da pane e carne (66% e 65%), frutta fresca (57%) e pasta in bianco (53%); i meno amati sono le verdure (soprattutto cotte e a ministra, sgradite ad oltre il 60% dei bimbi), e il pesce (sgradito al 47%). Gli insegnanti reputano, in più di due casi su tre, che il cibo sia qualitativamente buono o sufficiente, ma uno su cinque ritiene che le porzioni siano scarse. E ben il 60% dichiara che non viene in alcun modo rilevato il gradimento del cibo da parte dei bambini. Percentuale sostanzialmente confermata (57%) fra i rappresentanti della Commissione mensa.

Il 30% degli intervistati non sa quale fine facciano gli avanzi. Il 43% sostiene che il cibo avanzato venga buttato, o fatto portare a casa oppure consumato a scuola a merenda (17%), o donato ad associazioni che si occupano di persone bisognose (12%). Riguardo agli avanzi di cibo, secondo una indagine condotta da Oricon, Osservatorio sulla Ristorazione Collettiva e Nutrizione tra ottobre e novembre 2015, il 12,6% di un pasto cucinato per ciascun alunno rimane ogni giorno nel piatto, trasformandosi in spreco. Da un punto di vista economico, Oricon quantifica lo spreco in 0,18 centesimi per pasto.

«Il Ministro Giannini ha annunciato come imminenti le Linee Guida con il Ministero della Salute e l’Anci per fornire indicazioni chiare alle scuole e ai Comuni che erogano il servizio di ristorazione scolastica. Non prevedere il coinvolgimento, nella loro stesura, di dirigenti e personale scolastico ma soprattutto di rappresentanze dei genitori e delle Commissioni Mensa, potrebbe rivelarsi un autentico autogol», commenta Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva. l dibattito e i dati presentati da Cittadinanzattiva, precisa Bizzarri, «sono un’opportunità per riflettere sulle ragioni profonde della protesta e per avviare un processo di ripensamento condiviso della mensa scolastica perché sia sempre di più un servizio essenziale, sicuro, di qualità, accessibile, sostenibile, inclusivo, partecipato».




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