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Approvata la nuova legge contro il caporalato

Promette tolleranza zero nei confronti dello sfruttamento lavorativo, la nuova legge contro il caporalato, approvata definitivamente dalla Camera dei deputati. Detenzione, confisca di beni e denaro, tra le pene previste, non non solo per i caporali ma anche per i proprietari dei terreni e le società responsabili di sfruttamento

di Redazione

È stata approvata definitivamente dalla Camera dei deputati, la legge contro il caporalato, un fenomeno che, dai dati Istat, risulta in costante crescita da 10 anni, coinvolgendo, stando all’ ultimo rapporto sulle agromafie elaborato da Eurispes e Coldiretti, 430mila persone nel 2015, di cui 100mila relegate a un vero e proprio regime di schiavitù. A farne le spese infatti, i lavoratori nelle condizioni più fragili, persone in gravi difficoltà economica e immigrati irregolari senza permesso di lavoro.

La nuova legge riscrive il reato di caporalato estendendo la sanzione al datore di lavoro (anche se persona giuridica) che, approfittando dello stato di bisogno del lavoratore, pone in essere condotte di sfruttamento.

Il reato di caporalato era stato inserito nel Codice penale nel 2011, punendo l’intermediazione con la reclusione da cinque ad otto anni e con multe da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, ma non dava una definizione chiara di “intermediazione” e stabiliva alcuni elementi specifici che stabilivano lo sfruttamento, tra cui la presenza di comportamenti violenti, minacciosi o intimidatori, ora non più previsti. Nella nuova legge, infatti, il caporalato caratterizzato dall’utilizzo di violenza o minaccia diventa un sottogenere della fattispecie base.

Viene introdotta inoltre una circostanza attenuante in caso di collaborazione con le autorità, così come l'arresto obbligatorio in flagranza di reato, il rafforzamento dell'istituto della confisca e l'adozione di misure cautelari relative all'azienda agricola in cui è commesso il reato.

“Un argine a un fenomeno criminoso che ha raggiunto livelli intollerabili nel nostro Paese”, così lo ha definito la Deputata del Partito Democratico, Ileana Piazzoni, a margine della votazione finale alla Camera dei Deputati. “La legge, oltre alle misure sanzionatorie, prevede il rafforzamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, strumento fondamentale per combattere le irregolarità nel settore e allo stesso tempo creare un sistema virtuoso e premiante per le aziende agricole che operano nella legalità. Sul tema della retribuzione mediante voucher viene esteso al settore dell’agricoltura il limite economico di duemila euro netti per ogni singolo lavoratore. Si istituisce infine un'apposita Cabina di regia con il compito di monitorare il fenomeno, che trasmetterà al Parlamento una relazione annuale sullo svolgimento dei suoi compiti.” Secondo Piazzoni la legge è il frutto di un “grandissimo lavoro svolto dalla Flai Cgil, dalle altre organizzazioni sindacali e da tutte le associazioni attive sul tema” e della “ferma volontà del Governo e del Parlamento di cancellare la vergogna dei ghetti di braccianti senza diritti: un segnale di tolleranza zero, specie con l'avvicinarsi della raccolta degli agrumi, verso un fenomeno che inquina uno dei settori vitali per lo sviluppo del nostro Paese.”

Anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, si dichiara soddisfatta del risultato, ha definitolo “un' ottima legge”, “conquistata a prezzo di dure battaglie, di morti e di centinaia se non migliaia di uomini ridotti in condizioni di vera e propria schiavitù".

Secondo il rapporto sulle agromafie, le infiltrazioni mafiose nella filiera alimentare e nella gestione del mercato del lavoro attraverso la pratica del caporalato muovono in Italia un’economia illegale e sommersa che va dai 14 ai 17,5 miliardi di euro.

Foto: Filippo Monteforte


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