Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Don di Noto: «Siamo tutti d’accordo che la pedofilia sia un crimine?»

Venerdì 21 ottobre alla Festa del Cinema di Roma viene presentato Coco: il cortometraggio - denuncia sulla pedofila, attraverso la storia di Santiago, un bambino venduto dalla mamma prostituta ad uno dei suoi clienti. Il film è nato grazie al sostegno di Meter Onlus, impegnata nella lotta alla pedofilia. «Parlare di pedofilia significa prevenirla, aiutare le vittime», dice don Di Noto, fondatore di Meter. Il trailer

di Anna Spena

Coco è un bambino. Figlio di una prostituta. La mamma lo vende ad uno dei suoi clienti e lui, per sopravvivere, cerca rifugio nell’arte: da grande diventerà un artista transessuale. «Coco è una denuncia sociale necessaria e coraggiosa», dice Veronica Succi, regista del film. Il mondo di cui esplicitamente si parla nel film è quello della pedofilia: lo short film è stato girato al Pigneto, Roma.

E Coco – alias Santiago Jimenez Barrios – è una donna transessuale quarantenne interpretata da Antonia San Juan (portata alla ribalta internazionale da Pedro Almodovar con il film Tutto su mia madre, nel ruolo di Agrado). Il film prodotto da Gekon Productions realizzato con la collaborazione di Efesto Film, Federico Rosati e Francesco Dainotti ,è nato anche grazie al sostegno dell’associazione Meter Onlus, impegnata nella lotta alla pedofila fondata da don Fortunato Di Noto.

«Coco è lo spin-off del lungometraggio che si chiamerà Parvus. Un Thiller che affronta il tema della pedofilia. Nel film si denuncia una realtà sconosciuta: le organizzazioni internazionali di pedofili a sostegno del loro vizio», racconta don di Noto. Veronica Succi è arrivata fino in Olanda per incontrare qualcuno di questi “signori” e per spogliarli a nudo. L’idea del progetto nasce da un’esperienza personale della regista che, a soli venticinque anni, ha conosciuto un pedofilo che in uno sfogo si è confidato con lei. Il tutto, poi, è stato sviluppato con collaborazione della scrittrice e sceneggiatrice Olga Martì: “Parvus è la storia che non avrei mai voluto scrivere, ma è la prima che ho scritto, che vale la pena di raccontare…”

«Nel corto che invece presenteremo a Roma il bambino per uscire fuori da una condizione di dolore si rifugia nell’arte», continua don Di Noto. «Intendiamoci, la transessualità non è la conseguenza di un abuso».

Il film nasce per due ragioni: «Fare chiarezza e parlare esplicitamente di un fenomeno che esiste ed è anche molto presente, in Italia come all’estero», spiega don Di Noto. «Quando parliamo di abusi sui minori, parliamo anche di giovani ragazzi che hanno 15, 16, 17 anni. Quando invece parliamo di pedofilia e pedopornografia ci riferiamo a casi in cui ad essere abusati sono ragazzi fino ai 12 anni. La pedofilia si nutre dei bambini prepubici; poi c’è anche un’altra branchia che è quella della infantofilia, dove gli adulti fanno sesso con i neonati. Sì, esiste anche questo problema», spiega don Di Noto.

Il fondatore di Meter Onlus è una persona che non ha paura di chiamare le cose con il loro nome. E l’evento romano è di fondamentale importanza, non solo per lui e la sua associazione, ma anche per gli atri. Per tutti gli altri. «”Siamo d’accordo che la pedofilia sia un crimine?”», è questa la domanda che pone don Di Noto. «Perché se non siamo d’accordo su questo, il problema diventa più spinoso ancora». Poi continua: «Siamo convinti che nessuna ideologia sia illecita? Perché se noi diciamo che tutto è lecito allora sì che tutto si complica».

La pedofila è un problema molto più grande rispetto a quello che il nostro immaginario riesce a concretizzare. «Parlare di queste cose al festival del cinema di Roma, raccontarle ad una platea internazionale, è questo il nostro obiettivo», dice Di Noto. «Perché parlare significa prevenire, significa svelare i silenzi, aiutare le vittime e perché no, anche i carnefici. Diciamoci le cose senza falsità. Il problema è così profondo e delicato che svelare questi mondi ci aiuta a prenderne davvero consapevolezza». I Bambini, quando crescono, vengono chiamati “i sopravvissuti”. «Una parte di chi viene abusato muore. A volte le vittime diventano i carnefici. Noi non salveremo tutti i bambini del mondo. Però la pedofila è una nuova forma di schiavitù, e se ci sono gli schivi, qualcuno li deve difendere. Iniziare a parlare di pedofilia vuol dire vincere un pezzetto della battaglia».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA