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Economia & Impresa sociale 

Scola: «Giovani a rischio povertà» e lancia “Diamo lavoro”

Presentata oggi la fase 3.0 del Fondo Famiglia Lavoro della Diocesi ambrosiana. Dall'assistenza della prima fase nel 2009 al salto di qualità di un progetto che vede l'adesione di 18 associazioni e prevede un patto con le imprese per l'occupazione. Il sottosegretario Luigi Bobba intervenendo alla presentazione definisce Milano «una delle realtà più dinamiche del Paese con 2mila contratti di apprendistato»

di Antonietta Nembri

Il fondo Famiglia Lavoro entra nella sua fase 3.0 con una nuova mission: “Diamo lavoro” che viene definito un imperativo etico, un impegno corale e, alla fine di questo anno giubilare, un’opera di misericordia. La presentazione oggi in curia a Milano con il cardinale Angelo Scola, monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per Cultura, Carità, Missione e Azione sociale; Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle politiche sociali e il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti.

«Girando per la diocesi sento ancora una grande preoccupazione sul lavoro legata soprattutto ai giovani. Saranno la prima generazione che starà peggio dei loro padri. Ma vedo anche che sono dinamici e creativi. A loro ma anche ai quarantenni disoccupati è rivolta questa terza fase del Fondo che abbiamo voluto chiamare “Diamo lavoro” introducendo due novità. La prima è la scelta di utilizzare gli strumenti per l’inserimento nel mondo del lavoro; la seconda è il coinvolgimento delle aziende e associazioni imprenditoriali. Fino ad ora avevano partecipato al Fondo cittadini, fondazioni, ma mancava il mondo produttivo. Ora invece è coinvolto e ciò rappresenta un vero salto di qualità per superare le fasi precedenti che erano state soprattutto interventi di beneficenza» con queste parole l’arcivescovo di Milano, ha presentato il nuovo fondo. Il cardinale Scola ha anche ricordato come questa terza fase del fondo vada a raccordarsi con la storia, quella mutualistica dei secoli scorsi, senza dimenticare che «anche Gesù partiva dal bisogno».

«Quando nacque sette anni fa all’inizio della crisi voleva rispondere a una domanda che arrivava dalle famiglie in difficoltà, si pensava a uno strumento agile perché si credeva che la crisi fosse breve e invece si è arrivati alla fase due, a fine 2012, durante la quale si sono moltiplicati gli strumenti come la riqualificazione professionale e il micro credito. Ora si vuole dare un futuro dando un lavoro. Da qui il nome “Diamo lavoro”» ha sintetizzato monsignor Bressan descrivendo il nuovo strumento di cui si dota la diocesi di Milano e che sarà capillare sul territorio, ma non solo: ha chiamato imprenditori, lavoratori, Terzo settore, parrocchie «Ci siamo dotati di nuovi strumenti per creare un incontro diretto tra domanda e offerta di lavoro. Ci saranno tutor di prossimità». Il fondo Famiglia Lavoro non sarà solo in questa fase 3.0 al suo fianco ha chiamato le associazioni imprenditoriali con un progetto che prevede la possibilità di tirocini lavorativi. «Abbiamo 500mila euro per la gran parte donati da privati che è la nostra dote iniziale, ma occorrerà implementare la raccolta fondi» conclude Bressan.

«Non lasciare da sole le persone», questo in sintesi l’obiettivo di “Diamo Lavoro” nelle parole del direttore della Caritas che è anche il segretario del comitato del Fondo Famiglia Lavoro. «Nelle prime due fasi abbiamo incontrato oltre 14mila persone e ne abbiamo aiutate quasi 11mila con 21 milioni di euro. Ma serve uno strumento di accompagnamento e uno degli strumenti che riteniamo più efficaci sono le borse lavoro e i tirocini». Diamo lavoro, del resto è un percorso intrapreso da alcuni mesi nei quali si sono formati i volontari. «Il fondo finanzierà i tirocini, ma la novità più importante» ha insistito Gualzetti «è il patto territoriale che sarà consolidato grazie all’instaurarsi di relazioni».
Attraverso la rete delle associazioni aderenti, saranno predisposti percorsi di reinserimento nelle imprese che avranno espresso la loro disponibilità, attraverso l’istituto del tirocinio di reinserimento lavorativo. Per tutta la durata del progetto ha continuato Gualzetti, «da tre a sei mesi, ogni tirocinante riceverà una borsa lavoro, non inferiore a 400 euro mensili, come indennità, finanziata dal Fondo. “Esperti del lavoro” valuteranno i profili e individueranno i percorsi formativi insieme ai rappresentanti territoriali indicati dalle associazioni imprenditoriali, in base anche alle opportunità del mercato del lavoro locale. I tirocini così individuati, una volta approvati dal consiglio di gestione del Fondo Famiglia Lavoro, saranno erogati dalla Fondazione San Carlo che coordinerà le attività avvalendosi anche dell’apporto degli altri enti presenti in diocesi accreditati dalla Regione Lombardia per la formazione professionale»
«La speranza» ha chiosato don Davide Milani, responsabile comunicazione della Diocesi «è che dopo questi tre / sei mesi le aziende possano ritenere di procedere a un’assunzione».

Sarà stata l’ombra di San Carlo ma il sottosegretario Bobba nel suo intervento sul Fondo Famiglia Lavoro 3.0 scova un paragone evangelico con il “Buon Samaritano”, «non lascia solo l’uomo ferito, si mette in moto chiede a qualcuno di prodigarsi per lui e lo cura affinché possa riprendere il cammino. E così anche la diocesi di Milano ha investito per proteggere il reddito, ma ora per rimettere in carreggiata e per ridare dignità alle persone punta sul lavoro. È una scelta convergente con le politiche attive del lavoro». Bobba sottolinea anche il valore dell’apprendistato formativo «e qui devo lodare Regione Lombardia dal momento che da fine gennaio a fine settembre sono stati attivati 2mila contratti coinvolgendo giovani che altrimenti si sarebbero persi per strada. Le istituzioni possono creare normative affinché le imprese creino lavoro, ma senza la responsabilità sociale delle imprese stesse non si va da nessuna parte». Il sottosegretario al Welfare ha concluso definendo quella di Milano una realtà «attiva e creativa», un segno di «sussidiarietà positiva»

Il fondo sarà alimentato dalle donazioni dei cittadini e ha sottolineato don Milani, annunciando le tappe principali della campagna di fundraising che partirà già nelle prossime settimane (il 4 novembre è in programma il lancio social e un un nuovo sito) e che vedrà coinvolti i giovani con un contest per videomaker «Ci rivolgiamo ai cittadini, a quelli che in questi sette anni, ci hanno permesso di ridistribuire 21 milioni di euro, un piccolo miracolo, fatto da chi pure in tempi difficili, ha messo mano al portafoglio e non una sola volta».

Dei 500mila euro di dote iniziale del Fondo per questa terza fase, circa 200 provengono dall’8 per mille alla Chiesa Cattolica che la Diocesi ambrosiana ha destinato a questa iniziativa che conta già 18 associazioni partner (Acli Milanesi, Aslam, Assolombarda, Camera di Commercio di Milano, Coldiretti Lombardia, Compagnia delle Opere di Milano, Confapindustria Lombardia, Confartigianato Lombardia, Confartigianato Milano Monza Brianza, Confcommercio Lombardia, Confcooperative, Economia di Comunione, GiGroup, Manpower, Randstad, Ucid, Umana, Unione Artigiani della Provincia di Milano).

In apertura foto di Olivier Morin/Afp/Getty Images


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