Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Alla Festa del Cinema di Roma, “La notte non fa più paura”

L’opera prima di Marco Cassini racconta la paura, l’ansia, la rabbia e la solidarietà che ogni terremoto porta con sé. «Ho voluto raccontare in modo sensibile e senza pietismi quello che succede quando la terra trema sotto i nostri piedi», racconta il regista

di Monica Straniero

Ogni terremoto porta con sé paura e ansia, assieme a rabbia e solidarietà. Una storia che si ripete anche nel lungometraggio La notte non fa più paura”, opera prima di Marco Cassini, presentato ieri nella sezione Riflessi della Festa del Cinema di Roma 2016, che si sta svolgendo in questi giorni nella Capitale (13-23 ottobre).

Nato da un’idea di Samuele Govoni e Stefano Muroni, il film racconta il terremoto che colpì l’Emilia nel 2012 grazie anche al contributo del Comitato Vite scosse che dal 2014 riunisce tutte le famiglie che hanno subito la tragedia di un crollo da terremoto. Da allora il comitato chiede di creare, a livello nazionale, un fondo di solidarietà per le vittime da calamità naturali.

«Abbiamo raccolto le testimonianze delle persone vere per trasmettere allo spettatore il silenzio, il dramma e il senso di smarrimento di chi si aggira tra le macerie come un fantasma», ha detto il regista a Vita.it. «Ma non è un film di denuncia. Non vogliamo puntare il dito contro coloro che non si sono preoccupati di mettere in sicurezza gli edifici. Ho voluto invece raccontare in modo sensibile e senza pietismi quello che succede quando la terra trema sotto i nostri piedi e tentare così di esorcizzare le paure della gente che tutti i giorni si trova a vivere nelle zone ad alto rischio sismico».

La storia del film è quella di Leo saldatore emiliano e di Giulio emigrato dalla Calabria insieme alla famiglia. La loro vita è destinata a cambiare per sempre nella notte tra il 23 e il 24 agosto. Quel giorno parte dell’Emilia-Romagna fu colpita da terremoti che causarono la morte di 27 persone, il ferimento di altre 350 e migliaia di sfollati. Oltre a gravissimi e in alcuni casi irreparabili danni a beni culturali, edifici pubblici, aziende e case. Il terremoto d’Emilia è stato soprattutto il terremoto delle fabbriche. Tra le vittime tanti operai, molti di loro lavoratori immigrati, rimasti sepolti tra le macerie dei capannoni industriali.

Un'immagine del backstage del film


«I due protagonisti ci ricordano la vita precaria, frustrante e faticosa di quattro ragazzi e di una generazione distrutta da un terremoto. Il terremoto è dentro le loro vite, da prima, e le distrugge dopo. Siamo terremotati da sempre, sradicati e costretti ad emigrare», ci dice il regista.

Alla proiezione del film anche Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività culturali. Grazie infatti alla direttiva del 25 aprile 2015 per le emergenze in caso di calamità naturale, gli interventi e le catalogazioni del patrimonio culturale iniziano già nelle ore immediatamente successive all’evento sismico. Perché, come ha più volte ripetuto Franceschini, «i luoghi devono tornare ad essere così come sono stati qualche ora prima del disastro in modo da dare alle comunità colpite la maniera di proseguire la loro vita».

Un film low budget realizzato in gran parte grazie al sostegno privato di una docente ferrarese, Maria Rita Storti e presentato nell'aprile 2015 in avant première all'Istituto di Cultura Italiana di Bruxelles, in anteprima nazionale lo scorso 9 aprile a Teramo (proiezione sold out) e, a 4 anni esatti dalla prima scossa, al Cinepark Apollo di Ferrara (proiezione sold out). A luglio 2016 il film si è anche aggiudicato tre premi al Social World Film Festival di Sorrento: Miglior Film, Miglior Sceneggiatura e Menzione della Giuria di Qualità.

«“La notte non fa più paura”», conclude Cassini, «è un rispettoso omaggio alle vittime per non dimenticare. In Abruzzo, come in Emilia, la ferita lasciati da quegli eventi disastrosi è infatti ancora aperta. Ma il film sa anche essere positivo e ci fa sperare in un futuro migliore, perché non tralascia di mostrare il coraggio di reagire alle tragedie e trovare la forza per di andare avanti. Ed è per questo che abbiamo deciso di devolvere alle popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto in Centro Italia, i proventi dell'evento».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA