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Nei bandi per la povertà educativa entra la valutazione di impatto

Dal 7 novembre sarà possibile presentare i progetti per i due bandi di contrasto alla povertà educativa. Il Terzo settore dovrà allearsi con le scuole e con un soggetto accademico che faccia valutazione d'impatto. Obiettivo: arrivare alla fine dei tre anni della sperimentazione con un disegno di politiche efficaci, che possano diventare stabili

di Sara De Carli

L’Italia inizia la sua lotta alla povertà minorile. Lo fa con i 115 milioni di euro dei primi due bandi nazionali legati al “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”, nato da un accordo tra Fondazioni di origine bancaria e Governo. Al Fondo hanno aderito 72 fondazioni, che hanno versato circa 30 milioni di euro, mentre il resto delle risorse deriva dal credito di imposta concordato con il Governo, arrivando complessivamente un poco più sui dei 120 milioni attesi: 120,2 milioni di euro. Il soggetto attuatore del Fondo è l’impresa sociale “Con i Bambini”, interamente partecipata dalla Fondazione con il Sud. «Dentro questo esperimento c’è un fatto molto importante, un pubblico che è frutto di un accordo tra privati e Stato, nel nostro Paese questa è una conquista», sottolinea Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione con il Sud. Due i target di intervento individuati, i piccolissimi (0-5 anni) e gli adolescenti (14-17 anni): 69 milioni di euro sono destinati al bando per la prima infanzia e 46 milioni di euro all’altro. Il 50% delle risorse andrà a progetti di rilevanza nazionale, l’altra metà sarà conferita su base regionale. Le proposte progettuali dovranno essere presentate da partnership costituite da minimo due soggetti, di cui almeno un ente del terzo settore: potranno essere coinvolti scuole, istituzioni, università. Fin qui i contenuti dei due bandi (disponibili su www.conibambini.org), con scadenza il 16 gennaio 2017 e l’8 febbraio 2017, con un servizio di assistenza telefonica attivo dal 7 novembre. In più cosa possiamo dire?

Intanto che il Comitato Strategico ha ben presente che con questi bandi la fascia d’età 7-11 resti esclusa e quindi c’è in atto un ragionamento su come dare attenzione, in futuro, anche a questa fascia d’età. Poi che questa è l’occasione per tentare «esperimenti di un certo peso», come li definisce Carlo Borgomeo, pur senza perdere di vista le iniziative piccole e vicine al territorio: da qui i due filoni, con «una graduatoria per regione» per quel 50% di fondi destinati ai progetti regionali, «anche se aver previsto quote regionali minime non significa che una regione comunque prenderà una parte delle risorse, devono essere raggiunti nella valutazione i 60/100, le risorse eventualmente non erogate vengono accantonate per quella stessa regione per il prossimo bando», continua Borgomeo.

Ma soprattutto per la prima volta in Italia, bandi di questa portata vanno a dettagliare il tema della valutazione di impatto. «Nel partenariato è previsto che ci sia un soggetto che faccia valutazione d’impatto. Questo soggetto sarà remunerato in maniera molto limitata, non più del 2% dell’importo del progetto, sul sito www.conibambini.org ci sarà elenco di strutture disponibili e selezionate, per loro è un’attività di ricerca», spiega ancora Borgomeo (per la precisione, bandi alla mano, al gruppo di ricerca potranno essere riconosciuti unicamente rimborsi spesa documentati – viaggio, vitto e alloggio – fino ad un massimo del 2% del contributo assegnato complessivamente al progetto).

«È una delle grandi novità di questi bandi, la collaborazione fra terzo settore, fondazioni, Stato e accademia», sottolinea Pietro Vittorio Barbieri, portavoce del Forum del Terzo Settore. «In tema di valutazione ci sono due esigenze: la prima è riuscire a dare una misurazione della validità della progettualità e di tutto il fondo, per testare delle politiche che potrebbero diventare stabili, questo è il concetto di sperimentazione, che vuole arrivare ad avere una prova scientificamente validata della misura. L’altra esigenze è monitorare il reale impatto degli interventi. Sono due cose che si contemperano ma hanno bisogno di sviluppare modelli diversificati di valutazione». Che si farà quindi? Spiega ancora Barbieri: «La soluzione adottata è costruire indicatori e modalità di valutazione d’impatto insieme ai centri di ricerca e livelli accademici. Il tema più delicato in termini metodologici è che bisognerà contemperare le due esigenze, starà molto al centro di ricerca e al soggetto proponente farlo, quel che è certo è che l’approccio del “controfattuale” rischia di non essere sufficiente».

Intanto accanto al Comitato Strategico e d’Indirizzo è nato un Comitato di ascolto, che accompagnerà i passi futuri del Fondo e ha già tenuto il suo primo incontro. Ci siedono rappresentanti del Governo e delle Fondazioni, ma anche delle associazioni ed esperti. Fra loro c’è Marco Rossi Doria. Non ha compiti di orientamento strategico, né gestionali né di valutazione delle proposte progettuali: Borgomeo lo definisce un «brainstorming permanente», Barbieri spiega che servirà ad «approfondire gli aspetti più tecnici della tematica, più qualitativi, per mirare dritto all’obiettivo che il fondo ha».

Al Fondo per il momento hanno aderito 72 Fondazioni, che hanno dimostrato profonda sensibilità riguardo a un problema che nel nostro Paese coinvolge milioni di bambini e ragazzi. «È un risultato importante – commenta il presidente di Acri Giuseppe Guzzetti – che dimostra, come sempre, la capacità delle nostre associate di essere coese e fare squadra. Anche le Fondazioni che quest’anno non hanno contribuito materialmente all’iniziativa, per difficoltà contingenti, hanno, infatti, confermato il loro pieno appoggio alla realizzazione del progetto». Se è vero che i casi di situazioni “win win” sono rari, è altrettanto vero che la realizzazione, e poi l’utilizzo, di questo Fondo di contrasto alla povertà educativa minorile è uno di questi.

Foto BERTRAND GUAY/AFP/Getty Images


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