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Dove c’è scambio, non ci sono barricate: la ricetta di Treviso

Nella città veneta ha avuto grande successo un progetto partecipato da terzo settore ed enti locali in cui oltre 30 richiedenti asilo del territorio hanno svolto attività di pubblica utilità e imparato un mestiere. Iniziative semplici come la coltivazione di orti, la produzione lattiero casearia e la cura del verde, attraverso cui locali e migranti hanno scoperto che vivere insieme è meglio

di Gabriella Meroni

L'antidoto alle barricate? Non un'accoglienza fine a se stessa, ma uno scambio realzionale che porti valori alla comunità locale. Ne sono convinti a Treviso, dove sono stati presentati i risultati del progetto “Nuove prospettive di comunità” promosso dalle associazioni del Laboratorio Cooperazione (un coordinamento tra diverse realtà del terzo settore attive in ambito cooperazione internazionalee di solidarietà) con il paternariato del Comune di Treviso e finanziato da Volontarinsieme CSV Treviso, che ha coinvolto oltre 30 giovani richiedenti asilo in diverse attività di formazione lavorativa e di lavori di pubblica utilità. Il Laboratorio Cooperazione rappresenta un coordinamento, appena costituito giuridicamente, di associazioni di volontariato e di promozione sociale impegnate nella cooperazione allo sviluppo. Da ormai quattro anni queste realtà hanno avviato una riflessione sul tema della cooperazione, con l’obiettivo di promuovere nuove pratiche e modelli volti a privilegiare la dimensione della relazione e della valorizzazione delle risorse locali e non la mera sussistenza e la dipendenza Nord-Sud del mondo.

Ecco allora che si sono attivati due corsi di orticultura a Treviso e a Montebelluna che hanno coinvolto una ventina di ragazzi tra i 20 e i 30 anni, che insieme ad altri ortolani hanno potuto acquisire nuove competenze, scambiare conoscenze e continuare la pratica in orti comuni o avviando orti nuovi all’interno delle strutture. Il corso di Treviso si è svolto grazie alla collaborazione della cooperativa Topinambur e del quartiere San Paolo che ha concesso un appezzamento di terreno presso gli orti collettivi ad alcuni ragazzi che hanno svolto il corso. Il corso di Montebelluna si è svolto presso gli Orti Solidali gestiti dall’associazione Verde Utopia.

A Vittorio Veneto è stato attivato un corso lattiero-caseario che ha coinvolto due ragazzi richiedenti asilo, ospiti della Caritas, in un gruppo di dieci persone interessate ad imparare come produrre il formaggio. Il corso è stato svolto dall’Accademia Internazionale dell’Arte Casearia presso la Latteria Perenzin. Non sono mancati poi gli incontri in alcuni istituti scolastici superiori con persone che hanno ottenuto lo status di rifugiato e le visite in alcune realtà aziendali del territorio di Montebelluna attraverso il progetto AziendAperta.

In accordo con il comune di Treviso, una quindicina di ragazzi richiedenti asilosi sono impegnati con alcuni volontari in attività di pubblica utilità insieme all’Ecogruppo della Legambiente, per ripulire alcune strade e spazi comuni della città. A Montebelluna ha preso avvio anche un corso di incisione rivolto a quattro ragazzi richiedenti asilo, grazie alla collaborazione di un professionista che si è reso disponibile volontariamente. Questo è utile per dare la possibilità ai ragazzi di esprimere le proprie abilità anche dal punto di vista artistico.

Foto di Giorgio De Camillis – dalla mostra fotografica “Migranti di ieri e di Oggi, Ialiani di domani” , Treviso 25 ottobre-7 novembre


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