Cooperazione & Relazioni internazionali

Steve McCurry: i profughi sono vittime, non criminali

Dopo l'arresto in Pakistan, con l'accusa di falsificazione di documenti, di Sharbat Bibi, la profuga afghana dagli occhi verdi apparsa sulla copertina del National Geographic nel 1985, il fotografo Steve McCurry - che oggi 27 ottobre inaugura la mostra "Senza Confini" al Pan di Napoli - si schiera dalla sua parte e da quella di tutti i profughi: «Qualunque cosa abbia potuto fare ha solo cercato di sopravvivere. Come tutte le centinai di migliaia di persone in fuga dalla morte»

di Anna Spena

«Spero che guardano ancora una volta i suoi occhi la gente capisca che una vittima non può essere un criminale, che qualunque cosa abbia potuto fare ha solo cercato di sopravvivere. E l’ha fatto come centinaia di migliaia di persone in fuga dalla morte, afgani, ma anche siriani, africani, i profughi che sbarcano qui in Italia. Sono tutti criminali? È possibile che interi popoli siano tutti criminali? Se arrestano la ragazza afgana potrebbero arrestarli tutti? È questa la soluzione?».

Le domande, giuste, vere, umane, le ha poste il fotografo Steve McCurry durante un’intervista rilasciata al la Repubblica. McCurry si trova in Italia perché oggi 27 ottobre inaugura al Pan, palazzo delle arti, di Napoli una sua personale: “Senza Confini”, è questo il titolo della mostra. Saranno esposte alcune fotografie inedite ma anche scatti che non possiamo non conoscere. E il fotografo è diventato famoso quando un suo ritratto è apparso sulla copertina di National Geographic nel 1985.

Gli occhi verdi di Sharbat Bibi con il volto accarezzato da un velo rosso, hanno catalizzato l’attenzione per disperazione e bellezza insieme. Passata alla storia come la "Monna Lisa della guerra afgana". Quando McCurry la incontrò per la prima volta nel 1984, lei aveva 12 anni: stava scappando dal dall’Afghanistan verso il Pakistan.

Nel 2002 McCurry riuscì a ritrovarla: lei viveva ancora in Pakistan e ieri 26 ottobre, è stata arrestata dagli Agenti dell’Agenzia federale di indagini (Fia) che si sono recati a casa della donna e le hanno contestato il reato di falsificazione del documento nazionale di identità computerizzato (Cnic) pachistano che permette ai rifugiati afgani di vivere nel Paese. Ora rischia sette anni di carcere.

Si stima che oggi in Pakistan vivano due milioni e mezzo di afghani. «Sharbat ora è una donna che ha avuto una vita orribile», ha dichiarato il fotografo. «Orfana, fuggita da sul villaggio devastato, ha perso una figlia e il marito. Le persone possono fare cose disperate, ma qualsiasi cosa possa aver fatto, merita compassione e solidarietà» Migliaia di profughi afgani vivono in Pakistan in condizioni al limite dell’umanità.

«Sono sottoposti a vessazioni e a rischi. Quelle persone non sono famose. Nessuno ha mai fatto un ritratto, nessuno conosce il loro nome. Io vorrei che questa notizia servisse per ricordare che questo è il dramma di un popolo intero non di una sola persona».

McCurry ha poi aggiunto che farà tutto il possibile per aiutare la donna e per recuperare altre informazioni, che in questo momento scarseggiano vista la difficoltà delle comunicazioni.


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