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Milano, la caserma Montello apre ai migranti

Il primo novembre la caserma in via Caracciolo accoglierà i primi 100 rifugiati. Sarà gestita dai Fratelli di San Francesco. In questo modo si allenterà la pressione sulle strutture della stazione centrale di Arca. Il presidente Alberto Sinigallia: «Questo dovrebbe far tornare l’hub in via Sammartini in una situazione normale». Intanto i leghisti hanno organizzato una manifestazione davanti alla caserma...

di Anna Spena

«Per tutta l’estate siamo riusciti a non far dormire nessuno per strada», a raccontarcelo è Alberto Sinigallia, presidente di fondazione Progetto Arca onlus. «Ma negli ultimi dieci giorni – a seconda delle sere – tra le 30 e le 100 persone hanno dormito fuori, ovviamente non donne e minori». I migranti hanno dormito sotto i ponti della Martesana. A loro sono state date coperte termiche. «Ma alle sette di mattina sono sempre rientrati nell’Hub per la prima colazione», spiega Sinigallia.

L’hub in questione è quello di prima accoglienza gestito da Fondazione Progetto Arca con il supporto del Comune di Milano e di Fondazione Avsi in via Sammartini. «Non è stata una nostra scelta far dormire i ragazzi fuori», continua Sinigallia. «Ma quando abbiamo raggiunto il numero di 700 persone è stata l’asl ad imporre il divieto». I posti letto nei centri di accoglienza milanesi – complessivamente 3800 – sono esauriti. Per questa ragione oggi il Comune di Milano ha consegnato la Caserma Montello, in via Caracciolo, dove da martedì primo novembre inizieranno ad entrare i primi cento migranti. «I giornali hanno riportato le immagini dei migranti che dormono sotto i ponti», ha dichiarato il sindaco Beppe Sala. «E non ho dubbi: meglio nella caserma di Montello che in giro. Non è pensabile, soprattutto andando verso l’inverno che qualcuno dorma in strada». La gestione della caserma Montello sarà affidata ai Fratelli di San Francesco. «Con l’apertura di Montello», continua Sinigallia di Arca, «dovremmo avere più posti liberi e la situazione da congestionata dovrebbe ritornare ad essere normale. Il problema è che questa estate – ma ancora adesso – gli arrivi sono più delle partenze».

Anche se la maggior parte dei migranti non vuole fermarsi in Italia, Milano – in questo percorso della speranza – è una tappa fondamentale. Non è più una città di passaggio; è un posto di attesa e, sempre più, di ritorno. In teoria dovrebbe funzionare così: entro otto giorni da quando l’immigrato entra in Italia, deve chiedere asilo. Ma succede raramente. Le persone di solito si fermano il tempo necessario per riorganizzare il loro viaggio. Oppure quando provano a raggiungere la altre mete vengono rispedite indietro. Anche se, qualcuno, continua a non volerli. Solo ieri Matteo Salvini ha organizzato un presidio di fronte alla caserma Montello, per opporsi all'annunciata accoglienza di migranti; con lui un centinaio di persone. Presente anche una delegazione di Fratelli d'Italia, guidata dall'assessore lombardo Viviana Beccalossi. Al presidio hanno partecipato anche alcune decine di militanti di CasaPound e di Lealtà e Azione.

«Invitiamo sindaci e cittadini a ribellarsi» ha detto Salvini. «In maniera pacifica, ma a ribellarsi. La misura è colma». Salvini si è rivolto anche alle forze dell'ordine, per le quali «obbedire è giusto, disobbedire a ordini sbagliati è altrettanto giusto». Senigallia non commenta la protesta però sottolinea: «A volte non si riesce a separare l’uomo da ciò che rappresenta. Noi come organizzazione di volontariato vediamo solo l’uomo e lo accudiamo, c’è uno scambio d’amore tra noi e loro. Alcuni politici, invece, guardano l’uomo per ciò che rappresenta e rimangono legati a paure e timori della differenza: vediamo le persone da due punti di vista diversi».


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