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Quelle chiese in briciole

È una delle zone d'Italia con più alta densità di monumenti, in particolare edifici religiosi con secoli di storia. Il bilancio delle scosse è drammatico. In diocesi di Camerino hanno già fatto un primo censimento: sono inagibili 222 chiese su 454

di Giuseppe Frangi

La sequenza di terremoti che dal 24 agosto ha colpito il centro Italia ha disseminato la cartina del patrimonio culturale del nostro Paese di tante croci. Quelle delle decine di edifici religiosi ridotti in macerie o del tutto inagibili. L'ultimo e più impressionate caso è stato quello della la Basilica di San Benedetto a Norcia (nella foto), di cui è rimasta in piedi solo la facciata. Ma il bilancio dell'arcivescovo di Spoleto Renato Boccardo, nella cui diocesi c'è Norcia, è ben più pesante. «La cattedrale di Santa Maria è crollata per tre quarti, la Chiesa della Madonna addolorata con il suo convento completamente distrutta. Come la chiesa di santa Rita. Santa Maria Argentea è crollata per due terzi. La navata di San Francesco, chiesa del ‘300, fortemente danneggiata». Un caso che ha destato grande impressione è stato poi quello di San Salvatore, un gioiello che si trovava a Campi, una frazione di montagna: la chiesa è crollata il 26 ottobre "in diretta" davanti ad una telecamera che ne ha ripreso il dramma.

Il Centro Italia ha una densità di edifici religiosi che non ha paragoni con il resto del Paese. Solo in diocesi di Camerino le chiese contate sono 454. Neanche l'arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro ha potuto vederli tutti quegli edifici religiosi che stanno sotto il suo "governo". Ma di quelle 454 chiese dopo la sequenza dei terremoti da agosto ad oggi, ben 222 sono inagibili. Questo il conto fatto prima delle ultime scosse di fine ottobre: ora il numero è certamente assai più drammatico. Ad esempio è crollato il campanile di Santa Maria in Via, a Camerino, cadendo su una palazzina abitata da studenti che frequentano la locale università. Per fortuna la scossa di avvertimento delle 19 del 26 ottobre li aveva fatti allontanare. Anche la Cattedrale di Camerino «è ferita», come dice monsignor Brugnaro. Parte del campanile rischia di staccarsi dal corpo della chiesa. Dovesse cadere bloccherebbe l'accesso alla città. Non va meglio al palazzo vescovile che è disastrato. Nella chiesa di San Filippo, che custodisce un bellissimo quadro di Tiepolo è venuto giù un pezzo di tetto. Anche la grande basilica patronale di San Venanzio, che custodisce la bellissima arca del santo, è a rischio e quindi inagibile.

Se si esce da Camerino la situazione è ancora più drammatica. Nel comune di Castelsantangelo, epicentro della grande scossa del 26 ottobre ci sono 21 chiese: gli abitanti sono circa 200. Se si fa la media, ce n'è una ogni 10 abitanti. Una media davvero record, che testimonia quanto siano ricchi di storia questi paesi immersi nella solitudine degli Appennini. Prima del 26 ottobre una sola era agibile, quella del cimitero. Ora anche quella è chiusa e sbarrata. In cima al paese c'è la chiesa di Santo Stefano. Ha il campanile che si regge sì e no. Impressiona vedere la campana appesa un po' per miracolo. Dovesse cadere prima che i soccorsi riescano a intervenire finirebbe per precipitare sulla chiesina. Anche a Visso, altro paese tra i più colpiti dalle scosse di questi giorni, il referto sulle chiese è drammatico: la bellissima Collegiata è assolutamente inagibile e a rischio crollo. Nella chiesa di San Francesco che custodisce affreschi giotteschi, sono cadute le vele e una parte del tetto. A Ussita la facciata della chiesa di Santa Maria Assunta è venuta giù di schianto. Colpito anche uno dei luoghi simbolo della storia italiana: Norcia, la città natale di San Benedetto: alcune chiese già inagibili dal 24 agosto sono state ridotte in macerie. Basti pensare al crollo della chiesa di San Salvatore a Campi di Norcia, all’abbazia benedettina di Sant’Eutizio di Preci con lo splendido rosone distrutto insieme alla parte superiore della facciata, e la chiesa della Madonna delle Grazie.

Ad Acquasanta Terme, in diocesi di Ascoli, invece i carabinieri la mattina del 26 ottobre hanno fatto in tempo a concludere un’attività di recupero di opere d'arte all'interno della chiesa Madonna della Misericordia nella frazione di Tallacano. La sera la grande scossa ha travolto l'edificio… era un piccolo scrigno. Almeno i suoi tesori sono salvi.

Salvi anche la chiesa e il convento di San Francesco a Matelica, il più antico insediamento francescano delle Marche. Il sindaco Alessandro Delpriori è riuscito a proteggere con delle centinature di legno gli archi della bellissima facciata, che erano stati leggermente lesionati dalla scossa del 24 agosto. Così hanno retto al terremoto da 6,5 di magnitudo di domenica.


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