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Bracconaggio, l’inferno delle valli bresciane

Dopo l’ennesimo atto di bracconaggio che ha avuto come vittima in Val Camonica un rarissimo esemplare di Ibis eremita, specie interessata da un progetto di reintroduzione internazionale (Waldrappteam) che mira a “reinsegnare” a questi uccelli l’antica rotta migratoria, j'accuse di Filippo Bamberghi del Nucleo Guardie WWF Lombardia: «Sono zone con migliaia di capanni e tanti cacciatori con il grilletto facile. Noi abbiamo tenuto duro e continueremo la nostra attività di vigilanza che ha portato alla denuncia in vent'anni di oltre 1.300 cacciatori e bracconieri»

di Filippo Bamberghi

Robin il pettirosso è nato nella primavera del 1984 in un giardino del Centro Europa. Confidente ed abituato alla convivenza pacifica con l'uomo, certo non può immaginare le peripezie che dovrà affrontare appena avrà valicato le Alpi. Il Colle San Zeno, spartiacque tra Val Trompia e Val Camonica è il più importante valico alpino interessato dalla migrazione dei piccoli uccelli e Robin non può fare altro che attraversarlo, ma in quegli anni l'intera area è letteralmente tappezzata di trappole ad archetto, reti e almeno 20mila fucili sono pronti a far fuoco sul quel pugno di piume. Tre Valli (Val Trompia, Val Camonica e Val Sabbia) sono terra di nessuno, un buco nero che inghiotte uccelli migratori. In quell'anno, nel 1984, cioè 32 anni fa, le future Guardie WWF, all'epoca poco più che adolescenti, iniziano a percorrere quei sentieri disseminati di trappole, attraversano gli spiazzi di migliaia di capanni da caccia che espongono richiami di ogni specie, soprattutto specie protette. "Strisciavamo come ladri per far scattare le trappole e portare in salvo i piccoli uccelli con le zampe spezzate" racconta Antonio Delle Monache oggi Coordinatore delle Guardie WWF Lombardia "La prima foto, scattata da me, di uno scricciolo (6 grammi di uccello) appeso ad un archetto, viene pubblicata dai principali quotidiani italiani e fa il giro del mondo".

Il WWF invita i cittadini a segnalare eventuali casi di caccia illegale al numero antibracconaggio 328 7308288, o tramite la pagina Facebook guardiewwflombardia

Antonio e gli altri giovani avevano aperto il Vaso di Pandora del bracconaggio europeo! Nulla è più stato come allora, i bracconieri gridano all'invasione: volontari di molte associazioni (LAC, WWF, Lipu, Cabs) raccolgono decine di migliaia di trappole ogni autunno. La tensione sale, fino al fattaccio: 20 cacciatori col volto travisato da passamontagna aggrediscono i volontari al Colle San Zeno, le loro macchine traforate dai colpi di pallettoni, botte da orbi. Poi arriva l'agguato a Piergiorgio Candela, Guardia LIPU, ancora al Colle San Zeno: due individui mascherati gli scaricano addosso quattro colpi di fucile. Ferito, due schegge di piombo conficcate nel cranio e il braccio trafitto, riesce rocambolescamente a mettersi in salvo.

"Questo è stato l'apice dello scontro con i bracconieri delle Valli" ricorda Antonio "Per due anni abbiamo concordato e comunicato le nostre uscite alla Questura di Brescia. Due agenti della DIGOS in borghese ci accompagnavano per le montagne. Altrimenti ci avrebbero probabilmente ammazzato". Lo Stato ha finalmente preso a cuore il drammatico problema del bracconaggio: la Forestale da vita al Campo Antibracconaggio "Il Pettirosso". Nasce il Nucleo Guardie WWF.

Adesso il Colle San Zeno è chiuso alla caccia, dopo una battaglia legale durante vent'anni. Gli archetti sono quasi scomparsi, in parte sostituiti da trappole metalliche a terra. Certo le Valli Bresciane rimangono un inferno per i migratori, con migliaia di capanni e tanti cacciatori con il grilletto facile. Noi abbiamo tenuto duro e continueremo la nostra attività di vigilanza che ha portato alla denuncia in vent'anni di oltre 1.300 cacciatori e bracconieri. Fino a quando ci sarà una trappola pronta a scattare le Guardie WWF saranno in quei boschi.


* nucleo Guardie WWF Lombardia

Credit della foto in apertura: Richard Bartz, Munich aka Makro Freak


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