Cooperazione & Relazioni internazionali

Impatto sociale, il vademecum delle ong

Il network di Link 2007 ha elaborato un documento che incoraggia la misurazione: «Serve a dare conto dell'efficacia del valore prodotto, ma anche a fornire indicazioni a finanziatori e istituzioni pubbliche». In allegato la versione integrale della nota di policies

di Redazione

Dal se al come. Mentre fino a qualche tempo fa il dibattito sulla misurazione dell’impatto in ambito di cooperazione internazionale verteva sul se valesse o meno la pena assecondare la nuova disciplina introdotta dall’art 12 della legge 125/2014 («Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, predispone una relazione sulle attività di cooperazione allo sviluppo realizzate nell’anno precedente con evidenza dei risultati conseguiti mediante un sistema di indicatori misurabili qualitativi e quantitativi, secondo gli indicatori di efficacia formulati in sede di Comitato di aiuto allo sviluppo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico!) oggi il dibattito sembra essersi evoluto sul come misurare l’impatto. Un segnale inequivocabile arriva dal documento sulle “Policies di valutazione di impatto di iniziative di cooperazione allo sviluppo” elaborato nelle scorse settimana dalle 12 realtà di Link 2007 (fra cui nomi storici come Cesvi e Coopi), che potete scaricare in allegato.

MISURARE PER NON BUROCRATIZZARE
« Misurare il risultato e l’impatto significa andare oltre l’analisi degli output – le attività e i servizi erogati nell’ambito del progetto – mettendo l’accento sugli outcome, ossia sui cambiamenti generati nella vita dei beneficiari, fino a valutare i risultati direttamente attribuibili all’intervento e alle sue ricadute dirette ed indirette sul lungo periodo (impatto in senso proprio). Significa focalizzare l’attenzione sull’effetto creato in un dato contesto, piuttosto che sulle risorse utilizzate e sulle attività realizzate. Di fronte ad una crescente “burocratizzazione” della cooperazione internazionale e dell’aiuto allo sviluppo, i processi di valutazione aiutano a focalizzare l’attenzione sulle priorità », scrivono i curatori Margherita Romanelli e Annachiara Moltoni.

MISURARE PER INFORMARE
Continua il documento: «In particolare, per le Organizzazioni No Profit, la valutazione di risultato/d’impatto ha una duplice valenza: internamente, costituisce un importante elemento per la pianificazione strategica, che può trarre beneficio da una maggiore consapevolezza degli effetti del proprio operato; esternamente, consente di comunicare ai propri stakeholder l’efficacia nella creazione del valore prodotto e del cambiamento generato, allineando le aspettative dei beneficiari ai risultati ottenuti e fornendo informazioni ai finanziatori e alle istituzioni nazionali ed internazionali».

MISURARE PER SCEGLIERE
«L’attività di valutazione implica alcune scelte. L’esercizio non può definirsi neutrale e non si esaurisce in un’applicazione di uno strumento, giacché proprio la selezione dello stesso è fonte di una decisione a monte, espressione di visione, principi, priorità. Partendo da questi presupposti, è necessario affrontare il tema con adeguata consapevolezza sia rispetto ai risultati della valutazione, sia, in conseguenza, rispetto agli attori che si propongono di svolgerla. Ad esempio, soggetti di natura profit o finanziaria tendono a privilegiare approcci che insistono su una quantificazione materiale ed economica dei risultati, non sempre applicabile e/o adatta ad alcune tipologie di intervento. Altro elemento fondamentale consiste nella capacità di lettura dei contesti, in particolare quelli dominati da impianti culturali profondamente differenti da quelli di provenienza del valutare. Assumere il punto di vista della comunità beneficiaria è rilevante per identificare la natura di un risultato, che può essere considerato differente a seconda del sistema di valori della società a cui l’intervento si rivolge e gli obiettivi di sviluppo che la stessa comunità si pone».

IL VADEMECUM

In base a queste premesse Link 2007 assume i seguenti principi guida:

  1. La valutazione dell’impatto deve essere impostata prima dell’avvio del progetto e non in fase ex post.
  2. Per valore sociale si intende il cambiamento tangibile e duraturo generato da un’organizzazione in un determinato contesto d’azione. In tal senso, la creazione di valore sociale non è contrapposta a quella di valore economico.
  3. La valutazione deve essere guidata e affrontata secondo il punto di vista degli stakeholder.
  4. L’attenzione deve essere rivolta al come l’azione viene svolta, quali approcci e pratiche sono messe in campo e come si adattano ai differenti contesti.
  5. I metodi di valutazione devono essere orientati ad identificare la variazione nella capacità di resilienza che l’intervento ha determinato e dunque della riduzione di vulnerabilità.
  6. A prescindere dallo strumento di misurazione prescelto, si prediligono modelli olistici, che collegano gli outcome alle attività (attraverso nessi di causalità), utilizzano variabili sia qualitative che quantitative.
  7. Ove possibile si dovrebbero prediligere metodi di misurazione di impatto che restituiscono un valore economico/ monetario, secondo il principio della monetizzazione del cambiamento (come ad esempio lo SROI- Social Return on Investment).
  8. La valutazione di risultato dovrebbe prendere in considerazione quattro dimensioni di misurazione: sociale, economica, politica e ambientale.
  9. La valutazione rafforza l’accontability dell’intervento, in primis rispetto ai beneficiari. Considerando prioritario questo obiettivo, la valutazione dà conto dei successi o insuccessi dell’azione alla pluralità degli stakeholders, tra i quali i donatori e quanti vi hanno operato. La valutazione deve obbligatoriamente includere anche eventuali impatti negativi, connessi con il cambiamento generato che deve essere adeguatamente descritto. Il processo di misurazione deve essere reso noto ed esplicitato. E’ inoltre auspicabile che venga sottoposto a convalida esterna, da parte di soggetti qualificati, al fine di garantire la massima indipendenza dei risultati ed evitare il rischio di sovrastime, in caso di valutazione positiva.
  10. Rispetto alle fonti si prediligono sistemi di rilevazione diretta ove la raccolta dei dati sistematica è prevista in fase di progettazione.

In foto: un'immagine di un intervento del Cesvi a Mogadiscio in Somalia


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