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Sostenibilità sociale e ambientale

Clima. Trump? Vediamolo all’opera

A Marrakech è in corso la ventiduesima edizione della conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Fino a questa mattina l'esito incerto delle elezioni americane ha rallentato il tavolo dei lavori. Il vincitore Trump non potrà tirarsi indietro rispetto agli accordi presi dal suo predecessore. «Siamo in attesa di vedere la realtà dei fatti», dice Mariagrazia Midulla, inviata di WWF Italia a Marrakech. E In merito ai risultati delle elezioni americane, il Presidente del WWF USA, Carter Roberts, dice: «Onori gli impegni presi»

di Anna Spena

Da Parigi a Marrakech. Si è aperto lo scorso 7 novembre, e andrà avanti fino al 18, Cop22, la ventiduesima edizione della Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico indetta dalle Nazioni Unite.

Lo scorso anno l’Accordo di Parigi (Cop21), ha fissato – tra gli altri – due obiettivi chiave: «Il primo è un obiettivo indispensabile è quello di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, e comunque ben al di sotto dei 2°C. Intere aree del mondo, con mezzo grado in più subirebbero danni devastanti, e tra questi il Mediterraneo», dice Mariagrazie Midulla, inviata di WWF Italia a Marrakech. Il secondo, invece, l’istituzione di un fondo annuale da 100 miliardi di dollari da destinare ai Paesi più poveri per aiutarli a sviluppare fonti energetiche meno inquinanti.

«In questi giorni a Marrakech», spiega Mariagrazie Midulla, «ci sono le delegazioni di 193 Paesi. Dobbiamo discutere sul tasso dell’emissione di riduzione che i singoli Paesi si sono dati: è troppo basso. Si deve alzare il livello. Siamo ancora lontani da un tasso accettabile».

Durante l’edizione di Marrakech, quindi, non si arriverà ancora a delle decisione chiare, anche se, sono stati già 97 i Paesi firmatari dell’accordo di Parigi. Accordo – tra l’altro – è stato firmato lo scorso 4 novembre, in anticipo rispetto alle previsioni.

La speranza è quella di arrivare ad una decisione entro il 2018. È in quella data che scatteranno le prime verifiche, di Stato in Stato, in termini di riduzioni delle emissioni di C02 al 2030. A preoccupare di più, fino a questo momento è la questione del fondo: chi pagherà? In che misura? Come saranno stabiliti i contributi di tutti i singoli Paesi aderenti?.

In ogni caso quella di Cop22 è stata una partenza lenta, probabilmente dovuta – almeno fino a questa mattina – all’esito incerto delle elezioni americane. Donald Trump, il vincitore, non può in alcun modo venire meno all’Accordo, gli USA l’hanno già sottoscritto – insieme alla Cina – lo scorso 16 settembre. Insieme, le due potenze, producono il 38% di emissioni di C02 nel mondo.

Però Trump potrebbe rendere difficoltose le approvazioni dei vari provvedimenti interni. «Tutti siamo in attesa di vedere la realtà dei fatti», conclude Mariagrazie Midulla. «Un conto sono le dichiarazioni, un altro la politica applicata. Quello che tutte le ong faranno sarà aspettare Trump alla prova dei fatti. Noi non abbiamo opinioni o preconcetti. E in ogni caso, a prescindere da tutto, andremo avanti con i Paesi che ci stanno».

In merito ai risultati delle elezioni americane, il Presidente del WWF USA, Carter Roberts, ha dichiarato: «Cambiano i Presidenti, ma ciò che rimane sono le minacce dovute al cambiamento climatico, sempre piú pericoloso, e all’uso insostenibile delle risorse. Esortiamo il neo-Presidente Donald Trump ad accelerare la transizione verso le energie rinnovabili e ad onorare gli impegni presi per risolvere la crisi del clima e preservare gli oceani, le foreste e le specie nel mondo. Gli investimenti su larga scala per la conservazione e l’energia rinnovabile, i passi in avanti fatti nel campo della sostenibilità sono uno stimolo formidabile per l'innovazione, per la creazione di migliaia di posti di lavoro ben remunerati e la riduzione delle emissioni che alimentano i cambiamenti climatici».


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