Comitato editoriale

«La mia esperienza internazionale al servizio dei minori soli»

Intervista a Roberta Capella, da poco più di un mese nuovo direttore dell'associazione italiana. Dopo anni alla direzione Fundraising e Comunicazione di Sos Children's Villages International, l'aver avuto a che fare con la complessità di un'organizzazione presente in 135 Paesi, dice «mi aiuterà moltissimo in questo nuovo incarico». Tra i primi impegni la nuova campagna #nessunbambinosolo e i minori stranieri non accompagnati

di Antonietta Nembri

Roberta Capella fino a pochi mesi fa era direttore Fundraising e Comunicazione di Sos Villaggi dei Bambini Internazionale, da poco più di un mese è il nuovo direttore generale di Sos Villaggi dei Bambini Italia. Un’esperienza internazionale decennale che per lei ha voluto dire avere a che fare con «una grossissima organizzazione, siamo presenti in 134 Paesi e viviamo una complessità di gestione che ha a che fare anche con l’interculturalità. Personalmente mi confrontavo con cinque diverse regioni del mondo, 75 organizzazioni nazionali…» ricorda. «Oggi invece la complessità di gestione degli stakeholder è sicuramente inferiore, ma non dimentichiamoci che come l’internazionale anche Sos Villaggi dei Bambini Italia è una federazione. Come in Sos Children’s Villages international ogni associazione nazionale è indipendente, così anche in Italia – dove abbiamo sette Villaggi Sos – ogni realtà ha il suo consiglio. Quindi l’aver avuto a che fare con la complessità mi aiuterà moltissimo anche in questo mio nuovo incarico».

Sos Villaggi dei Bambini Italia ha da poco lanciato un nuovo slogan “Nessun bambino nasce per crescere solo” (lo slogan social è #nessunbambinosolo). Che è poi la traduzione dello slogan internazionale “No child should grow up alone”. «Non abbiamo inventato niente, in Italiano suona anche molto bene» osserva Capella. Per la Dg è la dimostrazione che «anche dal punto di vista della campagna, del posizionamento strategico o di come parliamo di noi al di là delle specificità italiane siamo sotto l’ombrello dell’organizzazione internazionale».

Sos Villaggi dei Bambini internazionale sta lanciando la nuova strategia 2030, legata ai Developments goal 2030. «Stiamo parlando di un termine veramente lungo, per cui la nostra organizzazione adesso inizia a parlare un po’ più sul concreto su obiettivi e azioni strategiche che guardano al 2020 e siamo in grado di monitorare la performance di tutti noi rispetto alla strategia» spiega Capella che ricorda come il nostro è un «Paese pilota. Tutte le organizzazioni nazionali da qui all’anno prossimo devono mettere in campo dei piani strategici. Da parte nostra l’ufficio nazionale ha iniziato a definire la strategia organizzativa di Sos Italia».

A livello europeo Sos Villaggi dei Bambini Italia, ricorda Capella ha una sua specificità: ha sia un programma di raccolta fondi e sensibilizzazione sia un «programma di programmi». In pratica, la presenza dei Villaggi Sos sul territorio fa sì che oltre che dei programmi all’estero ci si occupi anche di quelli nazionali. «In Inghilterra per esempio l’associazione si occupa di raccolta fondi che poi invia all’estero. Il nostro valore aggiunto è che noi ci occupiamo sia dell’estero sia dei programmi in Italia». In Europa ad avere programmi nazionali oltre all’Italia sono Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e in parte la Germania e la Finlandia, del resto il nostro è stato uno dei primi Paesi dopo l’Austria ad aver dato vita all’associazione. Per la direttrice generale l’avere programmi sul campo rappresenta un di più per l’organizzazione: «Ci dà più forza nelle azioni di advocacy, perché parliamo di cose che facciamo tutti i giorni, con dati di fatto. Nel Sud del mondo tutte le nostre organizzazioni hanno programmi sul campo, in Europa non è così. Noi abbiamo un dipartimento programmi, diamo supporto ai Villaggi Sos ed elaboriamo progetti come l’ultimo fatto con i ragazzi con cui lavoriamo tutti i giorni (vedi News)».

Scendendo sul concreto dei programmi e delle attività sul campo Capella ricorda come lo slogan della campagna in corso, nata come advocacy in realtà «parla di noi, di quello che facciamo tutti i giorni. In Italia i minorenni fuori famiglia sono circa 30mila e quasi la metà a causa di incapacità genitoriale. Sotto lo slogan “Nessun bambino nasce per crescere solo” c’è un bisogno concreto e un lavoro quotidiano. Per noi non è solo uno slogan: diventa uno strumento per far sì che il grande pubblico si immedesimi nei problemi e per mostrare quello che faremo sotto il cappello di questo messaggio».

Una delle emergenze italiane degli ultimi mesi riguarda i minori stranieri non accompagnati «una tematica sempre più scottante» osserva Capella. «e non solo italiana. L’organizzazione a livello internazionale si è chiesta “siamo una delle più grosse realtà che si occupa di minori. Che cosa facciamo con questa che non è più neanche un’emergenza?” Quando c’è stata l’emergenza profughi in Austria, ci si è resi conto che noi come Sos Children’s Villages international siamo presenti in tanti di quei territori, che è impossibile non occuparsi del problema. Noi sicuramente lavoreremo in questo ambito. I nostri Villaggi da tempo hanno sempre più adolescenti e sempre più minori stranieri non accompagnati; quindi di fatto mentre tanti anni fa c’era il bimbo italiano, oggi si lavora sempre più con adolescenti, anche italiani, e sempre di più con minori stranieri non accompagnati che sono comunque adolescenti, ragazzi che hanno determinate problematiche per cui i nostri Villaggi devono attrezzarsi. Gli operatori devono formarsi, abbiamo intenzione di potenziare la formazione e in questo credo che l’associazione nazionale abbia un ruolo importante per un’area che per noi sta diventando sempre più prioritaria» conclude ricordando come per Sos Villaggi di Bambini Italia al di là della risposta emergenziale quello che «preoccupa è l’integrazione con la comunità locale, nelle regioni del sud per esempio, l’esclusione è una realtà anche per gli italiani. Diventa quindi sempre più importante lavorare in network. Il nostro progetto avrà a che fare con l’inserimento lavorativo, non solo per stranieri non accompagnati, ma anche per giovani della comunità locale. Siamo già impegnati su questo fronte nei Villaggi e stiamo valutando l’apertura di un progetto nuovo come associazione nazionale».

In apertura foto di Artur Bingham |Unsplash