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Vittadini: «Sanders avrebbe vinto contro Trump»

Dai tempi di Blair passando per la sinistra italiana fino a Clinton-Obama-Clinton, ci racconta in questa intervista il Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, «la sinistra ha scelto la finanza anziché la gente. Ma la gente non ne può più di questo pensiero e non ne può più di questa sinistra che è semplicemente il lacchè del potere finanziario»

di Marco Dotti

Migliaia di persone sono scese in piazza, questa notte a New York, al grido di «he's not my president». La rabbia del giorno dopo, spesso venata di slogan radical chic, serve a poco e spiega ancor meno. Non spiega, ad esempio, la ragione per cui quasi sessanta milioni di americani hanno scelto Donald Trump e la sua versione dell'american dream alle elezioni dello scorso 8 novembre. Tra le "mormorazioni" delle élites disilluse e il grido silenzioso di un''America profonda che spera, ma ripone le sue speranze nella figura sbagliata, davvero non c'è altra scelta? Eppure, quel grido nasconde un disagio radicale, che parte dall'io e sale su, ma fino a dove se la politica, sempre pronta a accogliere le istanze della finanza, non sa più ascoltare il cuore di un Paese? Abbiamo incontrato Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, professore di Statistica all'Università Statale di Milano, che ha da poco visitato gli States e ha idee precise in merito: «con Bernie Sanders le cose sarebbero andate diversamente». Ecco la nostra conversazione.

Non solo grandi metropoli, ma realtà locali

Professor Vittadini, francamente, si aspettava questo trionfo di Trump?
Non me lo aspettavo. Pensavo che l'establishment americano, che era schierato con la Clinton, avesse scatenato tutti i propri mezzi contro Trump. Ricordiamo che le 100 più grandi imprese americane hanno finanziato la Clinton, tutti i grandi giornali erano contro Trump e, alla fine, hanno contenuto anche l’FBI. La Clinton è il potere di Washington compattato con la finanza.

Oggi, al posto di quella che chiamiamo o credevamo “sinistra” democratica, si apre una voragine immensa…
Non esiste che negli Stati Uniti la prima causa di morte sotto i 40 anni sia l'overdose, che ci sia un numero di suicidi giovanili crescenti, una violenza che si diffonde, stragi continue e una tensione razziale al limite, e non si sia polarizzati verso questi temi. È chiaro che un potere che se ne infischia di tutto questo e del peggioramento delle condizioni della vita del ceto medio, dove molti non arrivano alla quarta settimana e la mobilità verticale è fortemente ridotta, la classe dirigente appare sempre più lontana. Non solo il potere politico, ma anche quello dell’informazione.

L’America profonda non segue più certi punti di riferimento e si ribella?
L’East Coast e la California non sono “l’America”, ma una delle due Americhe. L'altra è quella del centro, il Midwest e il Sud dove la Bible Belt, la "cintura della Bibbia", si fonde con la Rust Belt, la "cintura della ruggine", zona dei vecchi Stati industrializzati ora in declino: evidentemente questa America non è fatta di grandi metropoli dove è concentrata la ricchezza, ma di una classe lavoratrice che vive della sua fatica quotidiana nelle realtà locali.

Wall Street non è il centro del mondo, e la gente comune non ne può più. Per questo motivo la risposta vera è la ripresa di un'educazione dell’io, dei legami, degli ideali, della ricostruzione "dal basso"

Giorgio Vittadini

Oltre al disastro Clinton, oggi si segna la fine dell’era-Obama…
In politica estera, l'era-Obama si è rivelata una tragedia e ha portato, grazie anche alla Clinton, alla distruzione della Libia, al tentativo di destabilizzazione dell’Egitto, al peggioramento delle condizioni in Iraq e al tentativo di far fuori la Siria di Assad. Obama ha promosso un’ideologia uguale e contraria a quella della “guerra di religione” di Bush che ha avuto effetti egualmente devastanti. Credo però che abbia fatto tutto ciò che era in suo potere per cercare di risollevare la situazione economica del suo Paese dopo la grande crisi del 2008. Ma evidentemente non è stato sufficiente per convincere l'America profonda.

La sinistra mondiale prigioniera del liberismo

Davanti a questa situazione, il populismo è l’unica risposta?
Ci sono due possibili risposte. Una, appunto, è il populismo alla Trump, che vive di estreme semplificazioni e banalizzazioni ma è incapace di dire le cose come stanno. La stessa incapacità degli altri populisti: ti parlo alla pancia e tu credi. Una seconda risposta, che però il potere non ha per nulla cercato in questi anni e continua a non cercare, è la presa di consapevolezza della complessità della realtà. In generale la sinistra mondiale ha sposato l’ordoliberismo capitalista – come lo chiama Giulio Sapelli – lasciando che il mondo dell'economia reale e del lavoro andasse alla deriva. Un mondo che non ha più coltivato degli ideali in cui credere e per i quali lottare. Io non credo all’ideologia di Trump, ma credo che la risposta al populismo non sia questa sinistra mondiale che, avendo sposato il liberismo, abbandonando Keynes, si è votata al disastro totale.

Nel suo primo discorso, Trump si è quasi presentato in veste neokeynesiana… Cito dal discorso tenuto ieri : «ricostruiremo le nostre autostrade, ponti, gallerie, aeroporti, scuole, ospedali. Stiamo andando a ricostruire le nostre infrastrutture, che diventerà, tra l’altro, secondo a nessuno, e metteremo milioni di nostre persone a lavorare per la ricostruzione. Ci sarà anche finalmente prendersi cura dei nostri grandi veterani che sono stati così fedeli, e ho imparato a conoscere così tanto in questo viaggio di 18 mesi».
Vedremo. Certamente la sinistra mondiale, che ovunque ha sposato le cose peggiori del selvaggio liberismo di mercato, deve chiedersi dove sta andando. Anche perché questo non ha più nulla a che fare con la sinistra, è semplicemente il potere finanziario che si è mangiato la politica. Certamente non si contrasta un Trump con la supponenza della finanza o con l’arroganza dei grandi giornali che insultano la gente spiegando loro che cosa devono o non devono pensare. Serve educazione e serve un’economia che sia più vicina alle persone.

Le sembra possibile?
C’è da chiedersi cosa sarebbe successo se i democratici anziché cadere nell’ossessione di Hillary Clinton avessero optato per Sanders.

Secondo lei che cosa sarebbe successo?
Secondo me Sanders avrebbe vinto a man basse. Ma hanno difeso il potere senza nemmeno darsi la parvenza di difensori dellagiustizia sociale e questa è stata la loro fine.

Sanders sarebbe stata la giusta ripartenza. Ma il potere di Washington non ha voluto uno come lui che era un altro alieno, ma non un alieno populista. Era un alieno socialdemocratico. Sanders avrebbe vinto contro Trump, perché avrebbe identificato un altro tipo di sogno possibile e non l’ennesima raffigurazione del potere

Giorgio Vittadini

Serve un'educazione dell'io

Sanders poneva nell’agenda questioni molto concrete, che toccavano la vita della gente…
Cosa che la sinistra non sa più fare. Dai tempi di Blair passando per la sinistra italiana hanno scelto la finanza anziché la gente. Questa sinistra ideologica ha arginato tutti i tentativi di ripensare una socialdemocrazia con la logica degli investimenti statali. D’altra parte, anche l’Unione Europea, con la sua ossessione per gli aiuti di Stato (pura spesa pubblica, senza prospettiva) – una cosa orribile, che la sinistra ha accettato e sponsorizzato – dimostra questa cosa. La gente non ne può più di questo pensiero e non ne può più di questa sinistra che è semplicemente il lacchè del potere finanziario.

Lei pensa quindi a una terza soluzione?
Non so se sia di sinistra, di destra o di centro, ma io penso che la ripresa possa avvenire solo partendo dall'iniziativa dei singoli e delle realtà sociali ed economiche, in un sistema di sussidiarietà e partecipazione dello Stato all’economia. Questo è anche il periodo in cui il premio Nobel per l’economia James Heckman ha mosso una forte critica alla scuola americana, dicendo che non si è curata dell'impatto delle dimensioni umane sul sapere e sull'economia, ma ha fatto della neutralità efficientista e meccanica il suo pensiero dominante. È una scuola non in grado di rendere davvero consapevoli e critici. Inoltre Wall Street non è il centro del mondo, e la gente comune non ne può più. Per questo motivo la risposta vera è la ripresa di un'educazione dell’io, dei legami, degli ideali, della ricostruzione "dal basso".

Un po’ di giustizia sociale non farebbe male a questa sinistra che se l’è scordata…
La sinistra di Kennedy negli anni Sessanta era, se vogliamo, molto statalista e utopistica, ma aveva almeno il tema della giustizia sociale al centro. Obama ci ha provato con la riforma sanitaria, macon risultati dubbi che hanno pesato sulla classe media, quella giàpenalizzata dalla crisi.

Lei in che cosa spera?
Non spero francamente in Trump. Spero che, come tutti i presidenti, si tranquillizzerà. Io non sono per le spinte populiste né lì, né altrove. Ma ci vuole una risposta che non sia la sprezzante superiorità dei circoletti culturali radical chic, in America come in Italia. A questi, la gente risponde con una pernacchia…

Questi circoli potrebbero rispondere che le pernacchie arrivano da ignoranti, da white trash…
La devono smettere. Non possono dare della spazzatura o degli ignoranti a 50 milioni di persone. Loro sono dentro questa situazione come tutti gli altri, ma se ne credono fuori. Sono circoli di Hollywood e circoli di gente che riesce a andare a Yale o a Boston, ricchi che anche se votano liberal o democratico sono classe privilegiata che se ne sta ben seduta sulle proprie poltrone. La gente che sta fuori dalla porta non ne può più e non ne può più di sentirsi dare dell’ignorante. Ma quei circoletti radical chic sono rozzi due volte. Tanto è vero che anche gli immigrati non li hanno votati e in Florida gli ispanici hanno disperso il voto, pur di non sostenerli. Ma ribadisco: occasione mancata, perché Sanders sarebbe stata la giusta ripartenza. Ma il potere di Washington non ha voluto uno come lui che era un altro alieno, ma non un alieno populista. Era un alieno socialdemocratico. Sanders avrebbe vinto contro Trump, perché avrebbe identificato un altro tipo di sogno possibile e non l’ennesima raffigurazione del potere.


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