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Economia & Impresa sociale 

Europa: +25% degli investimenti sostenibili

Il boom registrato fra il 2013 e il 2015. Nello stesso periodo l’impact investing, cioè l'investimento in aziende, fondi e organizzazioni con l’intenzione di realizzare un ritorno finanziario e al tempo stesso produrre un impatto positivo a livello sociale e/o ambientale, è cresciuto del +385%

di Monica Straniero

Numerosi studi confermano che gli investimenti etici rappresentano il mezzo migliore per influenzare i comportamenti delle imprese e allo stesso tempo sono in grado di offrire rendimenti competitivi e una protezione verso il rischio spesso migliore degli investimenti tradizionali.

Secondo l’ultimo studio del Forum Europeo per gli Investimenti Sostenibili e Responsabili (Eurosif), presentato all’evento di apertura della settimana della finanza sostenibile, in corso fino al 24 novembre, il mercato europeo degli investimenti sostenibili e responsabili (Sri) ha registrato una crescita del +25% tra il 2013 e il 2015. Da investimento di nicchia, l’investimento Sri si sta trasformando in un fenomeno dalle dimensioni sempre più importanti, un tipo di approccio che viene applicato in modo trasversale a tutte le asset class. Se poi si analizzano i prodotti Sri secondo le varie strategie di sostenibilità, si scopre che con 10 mila miliardi di euro, quella delle esclusioni rappresenta il settore applicato in modo più consistente in Europa. Questo vuol dire che sempre più imprese scelgono di non investire in settori controversi come tabacco, armi, pornografia. Il tema del cambiamento climatico sta diventando mainstream, specialmente a seguito della conferenza COP21 sul clima tenutasi a Parigi a dicembre 2015, in cui i capi di stato globali hanno raggiunto un accordo per ridurre le emissioni di carbonio al fine di contenere l'aumento della temperatura ai 2°C. Rispetto al 2013, gli investimenti tematici che selezionano gli emittenti in portafoglio secondo criteri di sostenibilità o ESG (dall’inglese Environmental, Social and Governance) hanno registrato una crescita spettacolare del + 146%, raggiungendo i 145 miliardi di euro in due anni. Mentre l’impact investing, cioè investire in aziende, fondi e organizzazioni con l’intenzione di realizzare un ritorno finanziario e al tempo stesso produrre un impatto positivo a livello sociale e/o ambientale, rispetto al 2013 è cresciuto del +385%.

Le piazze dove l’investimento sostenibile e responsabile è più sviluppato sono Francia, Regno Unito, Svizzera, Germania e Svezia. Ma anche nel nostro Paese qualcosa si sta muovendo. In Italia i dati, raccolti dal Forum per la Finanza Sostenibile, mostrano che il mercato degli investimenti Sri è in espansione. Le esclusioni hanno raggiunto 569 miliardi di euro nel 2015, continuando ad essere la più popolare tra le strategie di investimento sostenibile e responsabile. Al secondo posto troviamo la selezione degli investimenti basata sul rispetto di norme e trattati internazionali con 565 miliardi. Mentre l’impact investing sta guadagnando terreno. Con una crescita del + 21%, gli investimenti ad impatto sociale generano un mercato da 3000 miliardi di euro solo per l’italia. “La spiegazione è da ricondursi alla crescita degli investimenti in social housing del Fia, il Fondo investimenti per l’abitare, creato il 16 ottobre 2009 per sostenere gli investimenti nel settore dell’edilizia privata sociale e gestito da Cassa Depositi e Prestiti Investimenti Sgr”, spiega Francesco Bicciato, Segretario Generale, Forum per la Finanza Sostenibile. “L’obiettivo è quello di consentire a persone che hanno subito il vertiginoso aumento del prezzo degli affitti e dell’acquisto, studenti fuori sede, giovani nuclei familiari, pensionati, di accedere ad abitazioni di qualità con affitti a prezzo calmierato”.

La componente climatica trascina invece gli investimenti tematici che con un + 37% hanno fatto registrare l’aumento più significativo tra le strategie di finanza sostenibile. In calo di 11 miliardi l’engagement and voting, la strategia che va oltre la logica della black list e punta a incoraggiare le imprese stesse verso comportamenti virtuosi e sostenibili in materia di responsabilità sociale. Tuttavia una spinta alla ripresa del mercato per questa tipologia di selezione di investimenti sostenibili è arrivata a fine 2014 quando il maggior fondo pensione negoziale italiano, Cometa, ha lanciato la prima attività di engagement dei fondi pensione negoziali italiani, invitando le banche operanti in Italia a fornire informazioni trasparenti sulle decisioni di investimento rispetto all’analisi del “rischio clima”. L’iniziativa più recente, invece, riguarda il lavoro minorile. Ad oggi più trenta investitori istituzionali, soprattutto fondi pensione, sono scese in campo per chiedere alle imprese di sottoscrivere una lettera di sensibilizzazione sui diritti dell'infanzia.

Sempre secondo i dati Eurosif i gruppi assicurativi, insieme ai fondi pensione, si confermano gli attori di maggior rilievo presenti sul mercato italiano dei prodotti Sri. Ma sono sempre di più le fondazioni bancarie che mostrano interesse verso una maggiore integrazione dei criteri di sostenibilità nella gestione degli asset patrimoniali e nell’attività Istituzionale/filantropica “I trend positivi sulla finanza sostenibile che emergono dallo studio si alimentano anche grazie a crescente sensibilità sociale e a criteri reputazioni”, ha commentato Pier Paolo Baretta, Sottosegretario di Stato, Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Ma quali sono le proposte del governo per aiutare l’investimento sostenibile e responsabile a crescere ulteriormente? Baretta cita la riforma della legge di bilancio che ha introdotto il bilancio di genere e gli indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes), a fianco dei tradizionali indicatori economici. Intanto a fine 2016 entrerà in vigore la direttiva comunitaria 2014/95/UE che impone alle imprese di maggiori dimensioni di integrare il bilancio d’esercizio con una dichiarazione di carattere non finanziario che contenga informazioni relative ad una serie di ambiti: l’ambiente, la sfera sociale, il personale, il rispetto dei diritti umani, la lotta contro la corruzione attiva e passiva. “La richiesta di informativa trasparente nella rendicontazione non finanziaria delle aziende può funzionare come leva per la produzione di responsabilità e capitale sociale”, spiega Baretta. “Tuttavia per uno sviluppo sostenibile occorre insistere sull’economia circolare”. A questo proposito il sottosegretario ricorda la novità istituzionale introdotto dalla legge di stabilità 2016 che riconosce lo status giuridico di Società Benefit, a quelle imprese che dichiarano di perseguire finalità di beneficio comune, pur senza rinunciare all'obiettivo del profitto. “Ma non basta. Dobbiamo riuscire anche a comprendere la distinzione tra benessere e spreco, che non è solo questione etica e di sviluppo sostenibile ma anche economica e finanziaria”, insiste Baretta. “Ad esempio si sta lavorando per individuare azioni finalizzate alla riduzione e alla prevenzione dello spreco alimentare e promuovere in questo modo un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse”. Tuttavia affinché la finanza sostenibile possa fare notizia è fondamentale che il pubblico acquisisca le conoscenze e competenze di base per la gestione del proprio risparmio. A questo proposito Baratta ricorda che è all’esame del Parlamento una proposta di legge che definisca una strategia nazionale per l’educazione finanziaria, per mettere i risparmiatori nelle condizioni di operare scelte di investimento più consapevoli. L'obiettivo è arrivare ad approvare la legge entro la fine dell'anno".


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